Il pm chiede 30 anni per il killer del tassista

Il pm non fa sconti. Il massimo della pena, per un delitto ignobile e insensato. Trent’anni di reclusione, in un processo con rito abbreviato. La richiesta della Procura è un macingno sulle spalle di Michael Morris Ciavarella, 32 anni, l’unico dei tre aggressori del tassista Luca Massari che ha scelto di non andare a dibattimento, per avere uno sconto di pena. Trent’anni per un’accusa di concorso morale e materiale in omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. L’accusa non poteva chiedere di più. Fu lui, secono il pubblico ministero Tiziana Siciliano, a sferrare gli «ultimi due colpi micidiali» a Massari, facendolo cadere a terra «come corpo morto cade». Cita Dante, il magistrato, per ricostruire gli ultimi attimi di vita del tassista, deceduto l’11 novembre scorso dopo circa un mese di coma.
Il pm, davanti al giudice per le udienze preliminari Donadeo ha ricostruito la dinamica del pestaggio avvenuto il 10 ottobre 2010 in via Ghini, zona sud di Milano, dopo che Massari aveva investito e ucciso il cane (senza guinzaglio) della fidanzata di Piero Citterio (26 anni), uno dei tre imputati. Massari si era subito fermato, ed era sceso dall’auto provando a soccorrere l’animale scusandosi per l’incidente. Un gesto di correttezza che incredibilmente gli costerà la vita. Perché l’uomo - aveva scritto il pm nell’avviso di conclusione delle indagini - sarà vittima di una «furia incontenibile». «Ciavarella - ribatte il legale dell’imputato, l’avvocato Andrea locatelli, che ha chiesto di derubricare il reato a omicidio preterintenzionale - voleva colpire, ma non uccidere Luca Massari».
Ma secondo la ricostruzione del magistrato, che ha più volte sottolineato la crudeltà e la violenza dei «tre assassini», di lì a poco sarebbe iniziato il «massacro». E a dare il via al pestaggio - ricostruisce la Procura - era stata la fidanzata di Ciavarella, Stefania Citterio, 29enne sorella di Piero, «che si è scagliata contro di lui iniziando a colpirlo con pugni e spintoni» ed è poi rimasta a incitare il fratello e il compagno gridando al tassista «Ti ammazzo, ammazzo». Ciavarella, in particolare, avrebbe sferrato «gli ultimi due micidiali colpi» a Massari, «tra cui una ginocchiata in pieno volto sferrata abbassando la testa della vittima, e una spinta finale» che faceva «cadere all’indietro la vittima del pestaggio», facendolo cadere all’indietro «a corpo morto».
Il tassista ha quindi urtato «violentemente con la testa il marciapiede, rimanendo privo di sensi». «E caddi come corpo morto cade», sintetizza il pm Siciliano poco prima di chiedere 30 anni di reclusione per l’imputato. Al termine della sua requisitoria, la parola è passata all’avvocato di parte civile, che assiste i genitori, il fratello e lo zio della vittima. La sentenza del giudice Donadeo però è prevista tra qualche giorno: il 14 luglio, quando deciderà invece della richiesta di rinvio a giudizio che pende sui due fratelli per i quali è in corso l’udienza preliminare.

A carico di Pietro Citterio, inoltre, il pm ha ipotizzato anche i reati di incendio (per aver dato fuoco all’auto di un testimone il giorno dell’aggressione), e di minacce e percosse (per aver aggredito «con una scopa e a mani nude sferrandogli diversi calci e pugni» un fotografo che stava documentando i fatti di via Ghini).

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