Poker d'assi italiano a Venezia tra amarcord e sentimenti veri

Il poker d’assi italiano in corsa in questa 66° edizione del Festival pesca ancora una volta tra amarcord privati e storici (guarda il video). Ad aprire la kermesse ci penserà Baaria, il kolossal di Tornatore. In gara Il grande sogno di Placido, Lo spazio bianco della Comencini e La doppia ora, opera d'esordio di Giuseppe Capotondi

Poker d'assi italiano a Venezia 
tra amarcord e sentimenti veri

Venezia - Il poker d’assi italiano in corsa in questa 66° edizione della Mostra Internazionale di Arte cinematografica (2-12 settembre) pesca ancora una volta tra amarcord privati e storici, come nel caso di Baaria e de Il grande sogno, nei sentimenti materno-esistenziali di Lo spazio bianco e, infine, nella deriva horror-fantasy dell’unico film outsider: ovvero la Doppia ora, opera prima di Giuseppe Capotondi, filosofo, fotografo freelance e regista di video musicali.

L'apertura del festival Di Baaria di Giuseppe Tornatore, film di apertura del festival, si è scritto già molto. Il kolossal si annuncia come una sorta di amarcord del regista che propone fatti privati, e non, con protagonista assoluta la sua Bagheria (Baaria è il nome fenicio della località). Insomma un film sulla sicilianità che racconta tutto il Novecento attraverso l’amore di Mannina e Giuseppe, dei loro padri e dei loro figli. Cast stellare: da Monica Bellucci a Raoul Bova, da Enrico Lo Verso a Michele Placido, da Vincenzo Salemme a Beppe Fiorello.

L'Italia in gara I ricordi del celerino Michele Placido riaffiorano invece ne Il grande sogno che racconta quel ’68 in cui il regista era ufficialmente dalla parte "sbagliata", tranne ovviamente che per Pier Paolo Pasolini che difese in quegli anni i poliziotti in una famosa lettera. Si parla insomma, tra l’altro, di Placido quando non era altro che un poliziotto proletario di stanza a Roma spesso costretto a picchiare controvoglia i rivoluzionari-borghesi ufficialmente in lotta pro proletariato. Lo spazio bianco di Francesca Comencini, tratto dall’omonimo romanzo di esordio di Valeria Parrella, si annuncia invece come una storia dai risvolti sentimental-esistenziali. Lo "spazio bianco" del titolo non è altro infatti che il periodo di non-vita, ovvero i cinquanta giorni di attesa della mamma di una bimba nata prematura. Cinquanta giorni in cui la piccola Irene dovrà imparare a respirare, alimentarsi da sola, pena la sua stessa sopravvivenza. E tutto questo mentre la madre Maria, è stata appena lasciata dal padre della bambina, e sta cadendo in una sottile pensierosa depressione.

Un'opera d'esordio La doppia ora, opera d’esordio di Giuseppe Capotondi esce un po' fuori dal coro del quartetto. Protagonista Sonia, cameriera d’hotel che viene da Lubiana con uno strano passato. La donna si ritrova ad avere una storia con Guido, ex poliziotto che lavora come custode in una villa fuori città. Sta per innamorarsi di lui quando Guido muore. A questo punto la singolare elaborazione del lutto di Sonia porta il film in una strana deriva. Torna prepotente il passato di Sonia e lo stesso Guido sembra tornare dal mondo dei morti. È solo lei a vederlo davvero o la sua mente che vacilla?

Un festival da record Tra i 22 film italiani in questa edizione del festival (quasi un record), sul fronte sentimentale c’è poi Io sono l'amore di Luca Guadagnino (Orizzonti) con la storia d’amore di una signora dell’alta società milanese che si innamora di uno chef. Nel cast: Tilda Swinton, Alba Rohrwacher e Pippo Delbono. C’è poi Il compleanno di Marco Filiberti (nella sezione Controcampo Italiano) con Alessandro Gassman, Michela Cescon e Piera Degli Esposti, melò contemporaneo, cosi lo definisce lo stesso regista, con la storia di due coppie di amici, Matteo e Francesca, Diego e Shary che decidono di trascorrere insieme l’estate in una casa sulla spiaggia ai piedi del monte Circeo.

Infine, sul fronte della memoria Cosmonauta di Susanna Cucchiarelli (Controcampo italiano) con la storia di una famiglia permeata dai valori del comunismo sovietico (siamo negli anni Cinquanta) e Tris di donne e abiti nuziali di Vincenzo Terracciano (Orizzonti) con Sergio Castellitto impiegato felicemente sposato con tanto di figli, ma con un unico difetto: è un giocatore compulsivo.

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