Luci e ombre della corsa al green. Opportunità e rischi. L'industria italiana attraversa l'epoca della transizione ecologica non senza preoccupazioni, anche a motivo di alcuni orientamenti di Bruxelles che inseguono l'ideologia verde trascurando gli aspetti economici e di sviluppo. "La linea fra decarbonizzazione e deindustrializzazione è molto sottile. Non possiamo permetterci di perdere settori industriali o filiere nel nostro Paese. Abbiamo chiesto di poter ragionare di nuovo sul Green deal", ha dichiarato al riguardo il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. In una conferenza stampa a Bruxelles, il manager ha affrontato l'argomento senza lesinare critiche agli aspetti più controversi delle norme europee sulla materia.
Auto elettriche, Confindustria: rivedere i tempi
In particolare, Orsini si è soffermato sulle politiche riguardante la mobilità, con riferimento alla crisi del settore automobilistico. E con la richiesta all'Ue di rivedere la roadmap sulla transizione all'elettrico. "Le imprese non fanno nuovi investimenti nell'auto se non c'è uno spiraglio, un'apertura sull'obiettivo del 2035 perchè gli investimenti hanno un ritorno di 7-10 anni, la tempistica 2035 va riaperta", ha affermato il presidente di Confindustria. Secondo il manager andrebbe anticipata la valutazione sullo stato del settore in relazione alle norme europee, che prevedono nel 2035 lo stop della nuova produzione di auto a benzina e diesel. L'Ue ha fissato la suddetta valutazione nel 2026, il governo italiano e altri governi premono invece per un anticipo alla prima parte del 2025, proprio a fronte delle difficoltà del mercato dell'auto.
Gli errori di Timmermans
"Quanto allo stop al motore termico al 2035, crediamo che quella non sia la via. Sì alla via invece alla neutralità tecnologica e alla salvaguardia del know-how dei Paesi. Non è che siamo contro l'auto elettrica o quella ibrida: diciamo che è una questione di tempi. Non abbiamo tecnologia, non siamo pronti", ha rimarcato il numero uno di Confindustria. "Bisogna riconoscere un errore che nasce da un senso di colpa sulla spinta del Dieselgate e che forse per una spinta di Timmermans molto forte, abbiamo fatto scelte sbagliate allora", ha affermato ancora Orsini, menzionando anche il tema del costo dell'auto elettrica, che "non raggiunge la capacità di spesa per l'auto di un italiano medio, che è di 20mila euro".
I dazi sulle auto elettriche cinesi
Il presidente di Confinndustria si è quindi dichiarato favorevole ai dazi sulle auto elettriche d'importazione cinese. "Non possiamo non pensare di non incrementare i dazi sulle auto cinesi. Noi siamo a favore". "La guerra dei dazi tra Cina e Usa non ci entusiasma", ha proseguito il presidente, ribadendo la necessità di "difendere la nostra filiera" e di stare al contempo "molto attenti, perché i dazi possono penalizzarci". Sul tema, dunque, l'approccio migliore dovrebbe essere quello di una "interlocuzione di lungo termine". Oraini ha quindi contestato l'attuale impostazione della direttiva Ets, ovvero lo strumento adottato dell'Unione Europea per contrastare i cambiamenti climatici. Come Confindustria, "chiediamo la revisione dell'Ets subito. È un tema di concorrenza: gli investimenti verso l'Europa stanno crollando, perché i vincoli europei sono troppo alti", ha tuonato. Poi una nota critica anche verso il proprio settore. Nella fase in cui il Green Deal è stato concepito e negoziato, l'associazionismo imprenditoriale italiano avrebbe potuto "fare di più".
Il ruolo "fondamentale" di Fitto
"La diagnosi sulla transizione verde è chiara, non possiamo pensare a una deindustrializzazione del nostro Paese. Ma adesso serve la cura, in cui ci sono importanti temi, come quello del tempo e della finanza. Sono temi competitivi e abbiamo chiesto un bagno d'umiltà, anche in relazione ai ragionamenti fatti nel rapporto Draghi sulla competitività", ha concluso. A Bruxelles, Orsini ha anche espresso soddisfazione e ottimismo per la designazione di Raffaele Fitto come prossimo commissario europeo italiano "Sarà un ruolo politico fondamentale per un paese come l'Italia, un ruolo anche politico fondamentale, di trattativa con le altre commissioni nelle logiche di ragionamento politico fra industria, ambiente e coesione".
"Per il nostro Paese - ha concluso - i fondi di coesione saranno importantissimi, soprattutto pensando
al Sud. Credo che la delega del ministro Fitto sta compattando quasi tutta la politica italiana con quasi un voto unico" nelle audizioni e "mi auguro, anche perché qui rappresentiamo l'Italia, non i partiti".
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