Gli economisti bocciano la Bce: "Sui tassi ha tardato troppo"

Quasi un esperto su due chiede all'Eurotower di accelerare sul fronte dei tagli. La Francia ora è considerata il rischio maggiore

Gli economisti bocciano la Bce: "Sui tassi ha tardato troppo"
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Il semplice compitino non basta più. La Bce quest'anno è chiamata a un cambio di passo per contrastare i venti avversi che soffiano sull'Eurozona. L'istituto centrale guidato da Christine Lagarde (in foto) nel 2024 ha tagliato quattro volte i tassi di interesse portandoli al 3%. Un'azione andata avanti troppo a rilento secondo il 46% degli economisti interpellati dal Financial Times. Francoforte ha sì iniziato a ridurre il costo del denaro prima della Fed, ma gli Stati Uniti govevano (e godono a tutt'oggi) di un'economia che cresce più del doppio rispetto a un'Europa alle prese con la crisi simultanea di Germania (due anni di recessione) e Francia. E proprio Parigi per la prima volta è vista come l'anello debole del blocco: ben il 58% degli economisti che la vede a rischio di una svendita di titoli di Stato, rispetto a solo il 7% che indica l'Italia.

La debole congiuntura, abbinata a un'inflazione vicina all'obiettivo del 2%, avevano alimentato per il meeting di dicembre le attese per una maxi sforbiciata di 50 punti base rispetto ai canonici 25. Così non è stato. Una mancanza di coraggio dettata dalla cronica spaccatura tra le varie anime dell'Ue. Mentre Francia e Italia spingono per tagli più aggressivi, i falchi come l'austriaco Robert Holzmann invitano a considerare una pausa nel meeting del 30 gennaio.

La Bce ha evitato di fornire indicazioni chiare su tempi o ritmo dei tagli futuri mantenendo l'approccio «riunione per riunione», ma i mercati si aspettano la discesa almeno in area 2% del tassi sui depositi. La ex numero uno del Fmi negli gli ultimi tre anni di mandato avrà anche l'incognita aggiuntiva rappresentata dai dazi minacciati da Donald Trump.

Lagarde ha inaugurato il nuovo anno con un video sul suo profilo di X in cui rimarca i «significativi progressi nel 2024 nel ridurre l'inflazione», ma la debolezza dell'euro contro il biglietto verde rischia di aumentare il costo che il blocco Ue paga per acquistare materie prime denominate in dollari, vanificando parte degli sforzi compiuti per rintuzzare la minaccia dell'inflazione. Intanto, domani sono in arrivo i dati sull'inflazione dell'area euro, che potrebbero segnalare una risalita a dicembre (dal 2,2 al 2,4%) che potrebbe offrire sponda all'attendismo dei falchi.

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