Cinque miglioramenti alla manovra hanno messo d’accordo la maggioranza e incideranno profondamente, diminuendola, sulla tassazione dei redditi e, dunque, sulle minori imposte che i contribuenti dovranno pagare.
Tra le novità rese note da fonti del ministero dell’Economia spicca l’Ires premiale richiesta dalla Confindustria e dalle altre associazioni datoriali. In buona sostanza, secondo quanto trapelato da Via XX Settembre, si lavora a un’ipotesi rivolta a una platea di imprese che investono e che incrementano l’occupazione. Le richieste degli imprenditori erano mirate ad abbassare l’aliquota dal 24% al 19% per le aziende che avessero mantenuto almeno il 70% degli utili destinandoli all’acquisto di macchinari, all’assunzione di personale e agli investimenti in ricerca e nella transizione digitale e green. Il taglio dell’Ires, secondo fonti leghiste, sarà di 4 punti al 20%. Le risorse necessarie, pari a 400 milioni di euro, saranno reperite attraverso un contributo preso dalle banche e dalle assicurazioni.
Un’altra istanza soddisfatta dal premier Meloni e dal ministro Giorgetti riguarda l’estensione della soglia di reddito da lavoro dipendente per accedere ai benefici della flat tax per gli autonomi. La Lega chiedeva che la base fosse portata da 30mila a 50mila euro, mentre le disponibilità, evidentemente, hanno reso praticabile il tetto di 35mila euro. Si tratta, comunque, di una buona notizia per due motivi. In primo luogo, un dipendente che esercita lavoro autonomo in regime di flat tax (15% fino a 85mila euro di ricavi e 209mila euro di spese oppure 5% per 5 anni in caso di startup) può ricevere un incremento stipendiale senza perdere i benefici. In seconda battuta, chi si licenzia (o viene licenziato) e intende aprire un’attività autonoma può beneficiare della flat tax se nell’anno precedente ha conseguito un reddito entro i 35mila euro. La barriera di ingresso si è spostata un po’ più in là.
Come detto, la praticabilità è stata la bussola del Mef. Non è un caso che del taglio dell’aliquota intermedia Irpef, che è uno degli obiettivi che accomuna Fdi e Fi, le fonti del Mef facciano notare che «dopo aver consolidato i conti pubblici, ci sarà la riduzione delle imposte per ceto medio». Si tratta di un rinvio, dunque è prematuro discutere sul taglio dell’aliquota del 35% al 34 o al 33 per cento. Il viceministro Leo nei giorni scorsi aveva rinviato agli esiti del concordato che chiude dopodomani. Se ne parla nel 2025.
Non meno importanti altre due misure che saranno aggiunte alla manovra: tassazione al 5% per gli straordinari degli infermieri e degli specializzandi (che aumenterà le buste paga di 100 euro e oltre) e lo sblocco del turn over per forze dell’ordine, enti locali, personale Ata e ricercatori. Fonti di Fdi hanno espresso soddisfazione per altre misure aggiunte come il dimezzamento del minimo contributivo Inps per tre anni per commercianti e artigiani che aprono nuove attività, nuovi finanziamenti per la Zes unica al Sud e un compenso da 500 euro agli specializzandi di area sanitaria (veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi).
Il Consiglio dei ministri successivo al vertice ha dato il via libera al decreto Milleproroghe. «È un dl molto più snello del passato, è stato approvato con un anticipo mai registrato prima rispetto alla fine dell’anno», osservano fonti di Palazzo Chigi. Tra le novità l’annullamento delle multe da 100 euro per chi non ha ottemperato agli obblighi vaccinali al tempo della pandemia Covid (previsto un rimborso per chi ha pagato). Slitta al 31 marzo l’obbligo di stipula di polizze catastrofali per le imprese.
La linea azzurra sulla web tax "è passata" limitandola ai gruppi che superano i 750 milioni di euro di valore e quindi "solamente ai
giganti della rete, escludendo le start up, le piccole imprese e il mondo dell'editoria". È quanto rendono noto i capigruppo di Fi al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, dopo il vertice di maggioranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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