
"La capacità di generare o meno profitti non impedirà la nostra capacità di soddisfare il nostro mandato 'Whatever it takes'. Una banca centrale non è a scopo di lucro, perché se lo facessimo non rispetteremmo il mandato, che è quello della stabilità dei prezzi. Ci sono state delle perdite nell'ultimo paio d'anni, ce ne potrebbero essere anche altre, e queste perdite sono state causate dalle variazioni dei tassi di interesse. Ma abbiamo avuto significativi profitti negli ultimi anni. I profitti per tutto il sistema euro tra il 2012 e il 2021 sono stati 300 miliardi di euro". Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, audita dalla commissione Affari economici del Parlamento Ue, ha usato le stesse parole di Mario Draghi per ribadire il principale mandato dell’Eurotower. Lo scopo non è generare profitti dagli acquisti di titoli di Stato o dall’attività interbancaria, ma puntellare la moneta unica nei momenti di crisi. Va detto che, viste alcune incertezze durante l’esercizio del suo ruolo di presidente, una simile presa di posizione era tutt’altro che scontata.
L’effetto nocivo dei dazi di Trump e i rimedi
"Per quanto riguarda l'impatto di misure commerciali specifiche come i dazi, la situazione è ovviamente ancora in evoluzione e qualsiasi stima è soggetta a notevole incertezza. La Banca centrale europea suggerisce che una tariffa statunitense del 25 per cento sulle importazioni dall'Europa ridurrebbe la crescita dell'area dell'euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno". Lo ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde, in audizione al Parlamento Ue. "Una risposta europea sotto forma di aumento dei dazi sulle importazioni statunitensi aumenterebbe ulteriormente questa percentuale a circa mezzo punto percentuale". Ha aggiunto Lagarde: "La risposta all'attuale cambiamento nelle politiche commerciali degli Stati Uniti dovrebbe essere una maggiore, e non minore, integrazione commerciale, sia con i partner commerciali in tutto il mondo che all'interno dell'Ue. L'integrazione commerciale, compresi gli accordi di libero scambio, è stata un motore di prosperità economica e può proteggere dalle misure commerciali unilaterali".
Unicredit-Commerz, il rischio di una “too big to fail”
"Il 13 marzo la Bce ha pubblicato la decisione di non opporsi al piano di Unicredit di convertire i derivati in una posizione che le garantirebbe una partecipazione significativa nel capitale di Commerzbank. È un dato di fatto e non aggiungerò altro", ha ricordato la presidente della Bce. Ma "sapete tutti che abbiamo attraversato il periodo in cui c'erano aziende troppo grandi per fallire" e quindi "un quadro che supporti la resilienza delle banche è di fondamentale importanza". Il senso del ragionamento, dunque, è che – nonostante l’ok alla scalata di Piazza Gae Aulenti dell’istituto tedesco - l’Eurotower sia in qualche misura preoccupata dalla gestione di un’eventuale crisi del conglomerato determinata dal prevedibile aumento delle sofferenze in Germania, conseguente ai due anni di recessione. Una preoccupazione condivisibile ma che dovrebbe essere anche estesa anche alle grandi banche europee con interessi in Germania, in primo luogo ai colossi “autoctoni”.
La politica monetaria
Riguardo alla politica monetaria e all'inflazione, Lagarde ha dichiarato: "Siamo determinati a garantire che l'inflazione si stabilizzi in modo sostenibile al nostro obiettivo di medio termine del 2%.; soprattutto nelle attuali condizioni di crescente incertezza, seguiremo un approccio dipendente dai dati e riunione per riunione per determinare l'appropriata posizione di politica monetaria”. Dunque, non ci sarà nessuna revisione del bias (anzi, sarebbe meglio dire dell’assenza di bias), come auspicati da autorevoli economisti e in primis dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, che aveva chiesto di tenere conto delle tendenze macroeconomiche per assicurarsi che gli effetti della politica monetaria si trasmettano immediatamente ai mercati senza, invece, creare effetti indesiderati. Una circostanza che purtroppo si è spesso verificata vanificando i benefici dei tagli. Ecco perché Lagarde ha ribadito che “non ci stiamo impegnando in anticipo su un particolare percorso di tasso”.
Il monitoraggio di ReArm Europe
In merito agli 800 miliardi di investimenti per la difesa previsti dal piano ReArm Europe, la numero uno dell’Eurotower ha precisato che "ovviamente avranno delle conseguenze, sia in termini di crescita della produzione, sia in termini di inflazione e livello dei prezzi. Da dove provengono i prodotti che verranno acquistati? Per reperire i finanziamenti, sarà necessaria una combinazione di approcci nazionali? Tutti questi fattori avranno un impatto e determineranno il livello esatto dei cambiamenti che produrranno crescita, inflazione e costo del finanziamento". "Credo che presteremo molta attenzione a questo aspetto. Ci siamo lamentati così tanto del fatto che gli investimenti erano in ritardo. Certo, bisogna investire bene, ma gli investimenti sono ben accetti", aggiunge.
“Se la Germania investe, è tutto ok”
Il piano tedesco di investimenti da mille miliardi di euro annunciato dal cancelliere in pectore Friedrich Merz "avrà uno sviluppo temporale di 12 anni" e, osservando la reazione dei mercati, "quello che guardo è come sono aumentati i rendimenti”, ha sottolineato Lagarde. Le aspettative sono di una una crescita finanziata da un'ulteriore emissione obbligazionaria nel corso di quei 12 anni. “Quindi, se si guarda al rendimento decennale, c'è stato un aumento significativo”, ha spiegato ma “non è sufficiente guardare ai rendimenti, bisogna guardare agli spread per vedere come i mercati apprezzano anche i rischi all'interno dell'Europa e quelli si sono effettivamente ristretti, non si sono allargati”, ha precisato.
Ulteriori sanzioni alla Russia poco “rispettose” del diritto
"Qualsiasi cosa" come un sequestro degli asset russi immobilizzati "dovrebbe realmente tenere conto delle conseguenze sulla stabilità finanziaria, nell'ordine monetario, dei principi di diritto internazionale che desideriamo tanto vedere rispettati da un paese come la Russia, anziché violarli. E penso che su entrambi i fronti i governi dovranno riflettere a lungo e attentamente prima di decidere di muoversi in qualsiasi direzione". Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde nel suo intervento in Commissione Econ al Parlamento europeo.
Rispondere alla minaccia trumpiana delle stablecoin
Infine, sul tema dell'euro digitale, Lagarde ha puntualizzato che “la Bce sarà pronta e avrà finito a ottobre i compiti a livello tecnico, di stabilità finanziaria e di definizione di un quadro regole unico". Ha espresso la "sincera speranza" che anche l'Eurocamera possa riuscire a portare a termine il suo iter legislativo entro quella data. L'obiettivo, ha puntualizzato, è “rimuovere la vulnerabilità a cui siamo esposti per quanto riguarda le stablecoin statunitensi, criptovalute ancorate al valore del dollaro, che l'amministrazione Usa targata Donald Trump è intenzionata a promuovere all'infuori degli Stati Uniti”. Il rischio, ha proseguito, è che “in assenza di alternative eurocentriche queste possano prendere piede, a scapito del ruolo dell'euro sulla scena globale e della sovranità monetaria dell'Eurogruppo”.
"Dobbiamo essere pronti a tutto e rafforzare la nostra determinazione a essere più forti", ha affermato aggiungendo che "il resto sono speculazioni". "Dobbiamo garantire che non si sia vulnerabili in nessun modo; procedere rapidamente sull'euro digitale; garantire infrastrutture di pagamenti che funzionino bene e sviluppare l'unione dei mercati dei capitali a ritmo accelerato", ha rimarcato.
Lagarde in particolare ha risposto a una domanda in merito a speculazioni di stampa su ipotetici piani degli Stati Uniti e
dell'amministrazione Trump sul predominio del dollaro nel sistema economico mondiale. "Noi come Banca centrale dobbiamo essere molto focalizzati nell'attuare il nostro mandato e nel difendere la nostra valuta", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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