Il governo Meloni, guardando ai dati di Confindustria sulle previsioni economiche sul primo trimestre, può guardare con fiducia alla prospettiva di breve periodo ed è sempre più vicino al primo, fondamentale obiettivo: evitare una recessione.
Il report congiunturale realizzato dal Centro studi Confindustria per febbraio 2023 riporta infatti che anche il periodo gennaio-marzo farà segnare una moderata crescita. "La crescita del Pil italiano è prevista scendere da un eccellente +3,9 per cento nel 2022 (per due terzi "gonfiato" dal trascinamento dal 2021), a un valore molto più basso nel 2023, ma decisamente migliore rispetto alle attese di pochi mesi fa, dello 0,6%", scrive Viale dell'Astronomia nel rapporto. Evitata dunque la recessione o la stagnazione prevista pochi mesi fa. E a giocare un ruolo contribuisce l'effetto-leva della riduzione dell'impatto energetico sulle bollette di privati e imprese. Il prezzo del gas resta relativamente basso a febbraio (56 euro/Mwh in media), ben sotto i livelli registrati in tutto il corso del 2022, e a contribuire a questa svolta è anche l'intervento anti-crisi del governo Meloni, che sulla lotta al caro-bollette nel primo quadrimestre del 2023 ha investito i due terzi delle risorse della Legge di Bilancio, oltre 20 miliardi di euro.
Giorgia Meloni e il titolare dell'Economia Giancarlo Giorgetti avevano detto, in sede di realizzazione della manovra, che la congiuntura attuale non prevedeva spazi per grandi fantasie, ma che serviva in primo luogo stabilizzare il contesto per permettere all'industria e ai consumi di trascinare lo sviluppo del Paese. Risolto con le scorte ai massimi e l'aiuto di un inverno mite il problema delle forniture, l'azione anti-rincari mirata sulle bollette ha consentito di evitare un crollo dei consumi e dell'attività industriale. I consumi dovrebbero restare in linea sul trend di crescita del quarto trimestre (+0,4%) ma non declinare. E le aspettative delle imprese sulla domanda sono tornate positive e cresce la quota di aziende che prevede il rilancio degli investimenti in conto capitale o in occupazione nei primi sei mesi dell'anno.
Le imprese italiane e i cittadini del Belpaese, insomma, sono riusciti a governare la barca tra la Scilla del caro-energia e la Cariddi del rialzo dei tassi deciso dalla Bce. Una svolta che imponeva al governo Meloni prudenza e vigilanza. L'intervento mirato sul caro-energia ha ottenuto il risultato di raffreddare le dinamiche congiunturali e ora c'è spazio per pensare a un'agenda per la crescita, alla riduzione strutturale delle imposte, all'ottimizzazione del Pnrr. Sperando in un aiuto europeo con la fine della stretta sui tassi. Vera minaccia per la crescita, secondo Confindustria, che nota: " Il costo del credito per le imprese italiane è salito ma si intravede la svolta per i tassi. A dicembre il costo del credito per le imprese italiane è salito ancora: 3,55%, da 1,18% a fine 2021. La quota di imprese industriali che ottiene credito solo a condizioni più onerose è cresciuta al 42,9% (da 7,3%)".
Un altro dato questo che conferma la complessità del contesto in cui l'Italia si deve muovere.
E premia la linea della prudenza, pragmatica ma con l'obiettivo chiaro di difendere la crescita, su cui si è innestata la manovra. Quel che verrà d'ora in avanti, se le prospettive saranno confermate, sarà tutto di guadagnato. Anche grazie al realismo della Legge di Bilancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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