Tra difficoltà economiche e pandemia, in soli tre anni (2019/2022) il mondo del calcio ha accumulato la bellezza di 3 miliardi di perdite: una situazione per la quale si attende un intervento straordinario da parte del governo con l'appoggio delle istituzioni sportive, ma l'idea di uno "scudo" sta creando profonde crepe nel Paese.
Cosa è stato pensato
Fino ad ora, l'unica misura a disposizione delle società è relativa a un emendamento bipartisan all'articolo 13 del dl Aiuti-quater, che disciplina la suddivisione del debito in rate mensili di eguale importo (fino a un massimo di 60), col versamento delle prime tre entro il prossimo 22 dicembre: si fa riferimento, ovviamente, agli oneri fiscali e contributivi sospesi sempre a causa dell'emergenza sanitaria nei mesi compresi tra gennaio e novembre 2022. Una situazione debitoria che peraltro si sarebbe dovuta in origine sanare in un'unica soluzione entro e non oltre il 16 dicembre 2022. Per i contribuenti italiani esiste già una specifica legge in base alla quale viene concessa la facoltà di suddividere il debito rateizzandolo in 5 anni al massimo, anche se ricorrere a tale strumento comporta il pagamento di una sanzione pari al 10% delle somme dovute. Vista la cifra in ballo sarebbe una bella botta.
Al momento i debiti accumulati nei confronti dell'Erario da parte di società sportive dilettantistiche e professionistiche ammontano a 800 milioni (contributi, Iva e ritenute Irpef), la maggior parte dei quali (quasi 600) sono di pertinenza delle squadre di Serie A.
Scudo penale
La richiesta di rateizzazione, con l'introduzione di un maxi scudo penale, sportivo e amministrativo, sembrava aver messo d'accordo maggioranza e opposizione. Una proposta nata da Dario Damiani, senatore di Forza Italia e collega di partito del presidente della Lazio Lotito, che da tempo chiede la concretizzazione di suddetta rateizzazione. Ma il nodo non è tanto rappresentato dalla suddivisione del debito, quanto dalla garanzia che a complicare ulteriormente la situazione delle società debitorie non intervenga l'applicazione di intertessi, né quella di sanzioni penali e sportive di alcun genere. Un vero e proprio scudo preventivo che sta creando un feroce dibattito non solo tra le forze politiche ma anche in un Paese già in ginocchio per la crisi economica. Se tale emendamento trovasse applicazione decadrebbe, ad esempio, quanto previsto per il mancato versamento delle ritenute Irpef sopra i 150mila euro annui e dell'Iva sopra i 250mila euro, ovvero le rilevanze penali nelle condotte di società e manager.
Il dibattito
Questa situazione sta letteralmente spaccando l'opinione pubblica, che non vede di buon occhio questo genere di favoritismi, specie in un momento in cui tra inflazione e caro bollette, in tanti faticano ad arrivare a fine mese. Spaccatura che fa sentire il suo peso anche in parlamento, dove lo stesso ministro dello Sport Andrea Abodi, oltre che numerosi deputati e senatori appartenenti a vari partiti, non è favorevole alla rateizzazione né all'idea di applicare ad essa un maxi scudo preventivo.
Dal canto loro le società lamentano di aver ricevuto scarsi aiuti durante la pandemia (in compensazione del solo 1% delle perdite complessive): si parla di un contributo a fondo perduto per spese sanitarie/tamponi pari a circa 72 milioni complessivi e 200 milioni di credito d'imposta sulle sponsorizzazioni (benefit limitato a soggetti con ricavi inferiori ai 15 milioni di euro). Ecco perché, come sottolineato dal presidente della Lega di Serie A Lorenzo Casini durante l'audizione al Senato del 28 novembre, la sospensione dei versametni viene ritenuta l'unica manovra davvero efficace in questi ultimi anni.
Il braccio di ferro, in
attesa delle decisioni del governo, è appena iniziato e di certo le società calcistiche cercheranno di fare di tutto affinchè all'interno del cosiddetto decreto di fine anno possa trovare posto qualche misura a loro vantaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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