Aziende e cittadini sono confrontati con crescenti difficoltà di accesso al credito. È una situazione persino paradossale: i soggetti economici possono lenire le proprie difficoltà ricorrendo a un prestito ma i tassi di interesse frenano questa eventualità.
Un report di Confesercenti ha esaminato la situazione dei tassi di interesse sui prestiti alle società non finanziarie, passati dall’1,09% al 3,90% nel giro di un anno e, nel medesimo tempo, ha calcolato che i tassi per l’acquisto di case sono arrivati al 3,79% contro l’1,49% di dodici mesi prima (+154%).
Gli aumenti dei tassi direttori decisi dalla Banca centrale europea (Bce) per mettere un freno all’inflazione, stanno palesando degli effetti collaterali.
Il credito alle imprese
Confesercenti si concentra soprattutto sulle piccole medie imprese che rappresentano l’ossatura dell’economia italiana e, per queste, un prestito da 500.000 euro può diventare una via crucis.
Usando la classica formula: Interesse = (Somma del prestito * Tasso di interesse * periodo del prestito /100) 365, il prestito di 500mila euro per 5 anni porta gli interessi da 27milia a 97mila euro, quindi 70mila euro circa in più. È un calcolo approssimativo, che non tiene conto dell’ammortamento e del costo totale (Taeg) ma che rende l’idea del trambusto che porta all’intero comparto del credito alle imprese.
Di norma un imprenditore, pure avendo disponibilità di liquidi, preferisce ricorrere al denaro in prestito per diversi motivi, a partire dalla possibilità di conservare le proprie riserve per fare fronte a eventuali crisi. Stando così le cose, questo paradigma viene scosso alle radici e ciò si traduce in una minore richiesta di denaro alle banche ma anche in una più prudente predisposizione agli investimenti da parte delle imprese stesse.
La situazione per le famiglie
Il rapporto di Confesercenti sostiene che 1,6 milioni di famiglie hanno subito un forte aumento delle rate del mutuo, si parla di 160 euro in più su una rata da 600 euro mensili. Questo maggiore esborso viene compensato dai minori consumi, contribuendo così a frenare il Pil.
A livello micro-economico, famiglie meno propense alle spese riducono anche i bisogni primari, come quello delle cure non di prima urgenza. Una situazione che potrebbe mostrare delle conseguenze nei prossimi anni.
Le conseguenze in numeri
Sommando i prestiti in scadenza per le imprese e le famiglie, la spesa per gli interessi salirà entro la fine del 2024 da 4,4 a 11,2 miliardi di euro.
Per questo motivo, dice Confesercenti, è necessario intervenire con incentivi al microcredito, facilitando gli stanziamento di importi di denaro contenuti al fine di aiutare le piccole realtà aziendali e le famiglie ad affrontare il delicato momento congiunturale, segnato da un’inflazione ancora troppo alta.
Le rilevazioni
fatte da Confesercenti non tengono ancora conto del rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Bce il 16 marzo appena trascorso e quindi, quella descritta, è una situazione grigia che tenderà a diventare ancora più scura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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