Più lavoratori o più produttività: solo così si costruisce l'equilibrio

Prospettive per superare il nodo della previdenza: il peso del mercato del lavoro

Più lavoratori o più produttività: solo così si costruisce l'equilibrio
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Inutile illudersi: il dibattito sulla sostenibilità del sistema pensionistico è destinato a diventare uno dei leitmotiv dei prossimi anni se non decenni. E il rapporto annuale dell'Inps di ieri ha dato la stura a interventi e polemiche. Tanto che lo stesso ente previdenziale ha sentito il bisogno in serata di diffondere una nota tranquillizzante: «Nessun problema di sostenibilità a lungo e breve termine soprattutto alla luce dei rassicuranti dati provenienti dal mercato del lavoro».

Ecco, appunto, il mercato del lavoro. Perché in un sistema a ripartizione come il nostro (chi lavora paga l'assegno a chi è in quiescenza) le grandezze a cui guardare sono due. Prima di tutto, naturalmente, bisogna considerare le pensioni in quanto tali. E da questo punto di vista l'Inps ha voluto mettere in evidenza un dato: in Italia l'età pensionistica è di 67 anni, ma l'età effettiva di ritiro dall'attività è poco oltre i 64, una forbice tra ufficiale e reale con pochi eguali in altri Paesi.

Ma al di là dell'età di chi si ritira dal lavoro (elemento, come ovvio, fondamentale) a nutrire la sostenibilità del sistema è l'afflusso dei contributi di chi è in attività.

Nelle condizioni ideali la tenuta della curva demografica mantiene costante, o addirittura fa crescere, il rapporto tra numero di lavoratori e pensionati (purtroppo in Italia siamo lontani da questa situazione). Lo stesso effetto si può ottenere con l'efficiente regolarizzazione di una immigrazione controllata e di buona qualità professionale. In alternativa l'unica possibilità per mantenere in piedi il sistema è quello di far crescere il valore aggiunto, la ricchezza, prodotta dai lavoratori stessi.

Ecco spiegato il motivo del paradosso pensionistico a cui l'Italia deve riuscire a dare una risposta: per pagare le pensioni agli anziani, bisogna guardare all'educazione e alla preparazione dei giovani, alla qualità delle iniziative imprenditoriali che vengono messe in campo, al buon uso di fondi e politiche destinati all'innovazione dell'economia come il Pnrr. Non è un problema di giovani o anziani, è un problema di tutti.

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