Nel corso dell’Eurogruppo di ieri il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dovuto informare i colleghi dell’area euro circa lo stato dell’arte della ratifica del Mes, il salva-banche. L’Italia è l’unico Paese a non aver dato l’ok.
La posizione italiana è stata spiegata al Parlamento dallo stesso Giorgetti nell’ultima audizione alle Commissioni Bilancio. «Ma quale ricatto, saranno le Camere a dire se l’accordo negoziato dal governo italiano dell’epoca sia da approvare», ha detto il ministro, osservando che il meccanismo Ue «non è un salva-Stati ma semmai salva-banche» e che c’è «un’oggettiva correlazione» tra la linea di credito precauzionale del Mes e il Patto.
Non è un caso che la ratifica del trattato Mes sia stato calendarizzato dalla Camera il 14 dicembre, cioè nello stesso giorno del Consiglio europeo a Bruxelles. Se sul Patto l’Italia otterrà garanzie, è probabile che sia approvato insieme a una risoluzione che vieti ai governi di farvi ricorso se non dopo un voto del Parlamento stesso. Il problema è che la ratifica del Trattato deve essere conclusa entro il 31 dicembre perché si possa dar corso al nuovo status dall’anno prossimo. «Molti hanno espresso la speranza che sia un successo per la ratifica», ha dichiarato ieri il direttore del Mes, Pierre Gramegna. Occorre, tuttavia, comprendere perché l’Italia sia stata così restia a dare il proprio assenso e perché, al contrario, i suoi partner siano così ansiosi di riceverlo. È presto detto: il nuovo Mes da 500 miliardi di euro destinerà altri 68 miliardi al Fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie che dispone di 77 miliardi di euro. Fin qui non ci sarebbero problemi ad approvare tanto più che il sistema bancario italiano è in buona salute e, dunque, la sua introduzione non avrebbe conseguenze per l’Italia. Il problema sono le condizioni per l’attivazione delle linee di credito. Chiedere un prestito al Mes per un salvataggio bancario, infatti, equivale a chiedergli un prestito come se il Paese non potesse accedere al mercato. E in quest’ultimo caso ci sono due strade. La novità è «la linea di credito precauzionale» disponibile per shock temporanei di Paesi con deficit/Pil entro il 3% e debito/Pil al 60% o in via riduzione del 5% del Pil all’anno.
Per tutti gli altri Paesi ci sono linee a condizionalità rafforzata, cioè la Troika.
Il Mes, inoltre, diventa un creditore privilegiato e, con voto a maggioranza qualificata (80% del capitale) può chiedere la ristrutturazione del debito del Paese che vi accede. Ecco perché il ricorso al Mes è uno stigma e nessun Paese ha chiesto la sua linea di credito per le spese sanitarie in pandemia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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