Adesso l'Europa presenta il conto alle altre potenze: "Pagate pure voi"

Questa è la linea dei Paesi Ue al Cop27 a Sharm el-Sheikh in Egitto. I leader europei vogliono condividere tali costi con le altre grandi potenze a cominciare da Stati Uniti e Cina

Adesso l'Europa presenta il conto alle altre potenze: "Pagate pure voi"

L'Europa non può pagare per tutti i costi ambientali. È questa in sintesi la linea portata avanti dai principali Paesi dell'Ue al Cop27 a Sharm el-Sheikh in Egitto.

Dopo che al centro dell'agenda del summit è stato inserito il concetto di «loss and damage», ovvero finanziare i Paesi più vulnerabili per i danni già causati dai cambiamenti climatici da parte delle nazioni più ricche, i leader europei vogliono condividere tali costi con le altre grandi potenze a cominciare da Stati Uniti e Cina. Il presidente francese Macron non ha usato giri di parole rivolgendo un appello a Washington e Pechino affinché paghino la loro quota per aiutare i Paesi poveri: «Dobbiamo fare in modo che gli Stati Uniti e la Cina ci siano davvero» perché gli europei sono «gli unici a pagare». Occorre «fare pressione sui Paesi ricchi extraeuropei, dire loro dovete pagare la vostra parte». Macron ha poi sostenuto che «non sacrificheremo i nostri impegni climatici sotto la minaccia energetica russa».

Sulla stessa linea il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres che ha sottolineato la necessità di un «patto di solidarietà climatica tra Stati ricchi e Stati emergenti» definendo il cambiamento climatico «la sfida centrale del nostro secolo» ma che su questa «stiamo perdendo: le emissioni crescono e le temperature globali salgono». Da qui la richiesta di «uno sforzo ulteriore per ridurre le emissioni in questa decade, in linea con l'obiettivo di 1,5 gradi» per «porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili e alla costruzione di impianti a carbone, eliminando gradualmente il carbone nei Paesi OCSE entro il 2030 e ovunque entro il 2040», in sintesi «o scegliamo di cooperare o sarà suicidio collettivo». Guterres si è poi rivolto alle «due maggiori economie, Stati Uniti e Cina» che «hanno una particolare responsabilità nell'unire i loro sforzi per rendere questo Patto una realtà» aggiungendo che un fondo per ristorare le perdite e i danni del riscaldamento globale nei Paesi meno sviluppati, è «un imperativo morale» e perciò occorre che «tutti i governi tassino i profitti inattesi delle compagnie dei combustibili fossili».

Il segretario generale dell'Onu ha poi lanciato il progetto «Primo allarme per tutti», un piano di allarmi meteo che raggiunga ogni abitante della Terra con allarmi tempestivi contro gli eventi meteo estremi che ridurrà i danni delle catastrofi ambientali del 30%. Costo dell'iniziativa 3,1 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2027. Anche il padrone di casa, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, nel suo discorso ha invitato a trovare soluzioni concrete per «far sì che la temperatura del mondo non aumenti di 2,5 gradi o addirittura 3 gradi». La proposta del «Patto di solidarietà» dell'Onu si scontra però con la realtà come emerge dall'analisi del sito «Carbon Brief» secondo cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia, nonostante si fossero impegnati a fornire 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 ai Paesi più poveri, abbiano fallito il loro obiettivo.

La quota degli Stati Uniti, sulla base delle sue emissioni passate, sarebbe dovuta essere di 40 miliardi di dollari, eppure sono stati forniti solo 7,6 miliardi di dollari nel 2020, l'ultimo anno per il quale sono disponibili dati. In un altro rapporto sullo stato di avanzamento dei contributi nel 2021 pubblicato dai governi di Canada e Germania, è invece emerso come solo cinque paesi (Giappone, Italia, Olanda, Norvegia e Svezia) abbiano aumentato i loro impegni di finanziamento. Al di là del Giappone, si tratta di tutte nazioni europee, a conferma dello sbilanciamento dell'impegno dei Paesi del vecchio continente rispetto al resto del mondo in una giornata in cui l'Organizzazione mondiale della Sanità ha reso noto che almeno 15.000 persone nel 2022 sono morte in Europa per cause direttamente legate al caldo. Colpisce inoltre come la Cina (produttrice del 33% di emissioni di CO2 a livello globale), sia assente in queste statistiche.

Intanto dai padiglioni del Cop27 emerge la contraddizione tra intenti e fatti con l'aria condizionata negli spazi chiusi, aerei e jet privati che sorvolano l'area, cortei di auto (non elettriche) che arrivano davanti agli ingressi vip e con una domanda che sorge spontanea: quante emissioni ha prodotto l'organizzazione del Cop27?

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