Allarme a Taiwan: "Le armi Usa arrivano in ritardo di anni"

La pandemia e le guerre in Ucraina e in Medio Oriente avrebbero provocato forti ritardi nella consegna degli armamenti necessari per la difesa di Taipei

Allarme a Taiwan: "Le armi Usa arrivano in ritardo di anni"
00:00 00:00

Non c’è tempo da perdere a Taiwan. Pechino considera l'isola una provincia ribelle da annettere a tutti i costi e secondo l'intelligence americana potrebbe muovere contro Taipei entro il 2027. Ne è ben consapevole il presidente uscente Biden che ha appena approvato "fino a 571,3 milioni di dollari” in aiuti alla difesa dell’alleato. Il pacchetto di assistenza militare arriva a meno di tre mesi dall’autorizzazione di un altro pacchetto del valore di 567 milioni di dollari.

Gli stanziamenti comunicati dalla Casa Bianca non oscurano però un certo imbarazzo per il ritardo con il quale gli armamenti promessi da Washington arrivano a Taiwan. Questa settimana Taipei ha ricevuto 38 carri armati Abrams ordinati nel giugno 2019 durante il primo mandato di Donald Trump, una consegna che era prevista per il 2022. Il Wall Street Journal riporta che i forti rallentamenti sulla tabella di marcia sarebbero stati causati dalla pandemia di Covid-19 e dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente.

Il ritardo nelle consegne riguarda anche i caccia F-16 e i missili anti-tank TOW, ordinati rispettivamente nel 2019 e nel 2015, e secondo i calcoli fatti dal Cato Institute quest’anno il valore degli armamenti pagati e non ancora ricevuti da Taiwan si è attestato sui 20 miliardi di dollari circa. Gli analisti della difesa indicano che tale cifra è destinata comunque a calare in quanto una parte degli ordini arretrati dovrebbe essere smaltita entro il 2026.

Il mese scorso è arrivato sull'isola anche il primo lotto di lanciarazzi Himars, approvato nel 2020, che permetterebbe a Taipei di colpire target collocati sulla costa sudorientale cinese ed entro la fine dell’anno dovrebbero essere consegnati i missili anti-tank TOW. Entro un paio di anni dovrebbero poi arrivare altri 70 carri armati Abrams e 66 jet F-16. Un portavoce del Pentagono ha confermato che “Taiwan è la priorità nella massima misura possibile” e ha indicato che l’industria della difesa Usa sta lavorando a stretto contatto con i contractor per “espandere la capacità produttiva e accelerare la consegna di armi”.

Il ritorno alla Casa Bianca di Trump potrebbe sparigliare le carte. Mentre Biden ha fatto intendere con chiarezza che presterebbe soccorso a Taiwan nel caso di un’aggressione da parte di Pechino, la posizione del tycoon è più ambigua. Durante la campagna elettorale infatti The Donald ha dichiarato che Xi Jinping non muoverebbe contro la provincia ribelle perché il leader cinese lo rispetta e nel peggiore degli scenari imporrebbe dazi altissimi o interromperebbe le relazioni commerciali. Inoltre il presidente eletto ha affermato che Taipei dovrà aumentare la sua spesa militare e non fare affidamento esclusivamente sul supporto degli Stati Uniti.

Le autorità di Taiwan sperano che le nomine di falchi anti-cinesi annunciate da Trump – tra queste Marco Rubio alla segreteria di Stato e Mike Waltz alla Sicurezza nazionale – si

traducano in un sostegno incondizionato a favore dell’alleato. Intanto il ministero della Difesa taiwanese ha fatto sapere che dall’inizio di dicembre sono stati rilevati attorno all’isola 300 aerei e 205 navi di Pechino.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica