Biden come Berlinguer: picchetti con le tute blu per contrastare Trump

Il presidente con i lavoratori delle auto: "Meritano un po' della ricchezza che hanno contribuito a creare"

Biden come Berlinguer: picchetti con le tute blu per contrastare Trump
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Gli storici hanno sfogliato gli annali: nessun presidente Usa si è mai unito agli operai in sciopero davanti ai cancelli di una fabbrica. Deve avere riflettuto a lungo Joe Biden, prima di prendere la decisione annunciata venerdì. "Martedì, andrò in Michigan per unirmi ai picchetti in solidarietà con le donne e gli uomini dell'Uaw che lottano per avere la giusta fetta della ricchezza che hanno contribuito a creare", ha scritto su X. Decisione storica, appunto.

Ma il "Momento Berlinguer" di Biden - era il 26 settembre del 1980 quando il leader comunista si unì ai lavoratori della Fiat in sciopero davanti ai cancelli di Mirafiori - è stato di fatto imposto dalle circostanze. Poco prima, il leader della United Auto Workers, Shawn Fain, aveva annunciato l'estensione dello sciopero contro le Big Three, finora limitato a tre impianti, a 38 stabilimenti General Motors e Stellantis in 20 Stati. La Ford risparmiata da ulteriori serrate, dopo qualche progresso al tavolo negoziale. Tra i 20 Stati coinvolti figurano Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Nevada, North Carolina e Georgia, cruciali per la battaglia per la Casa Bianca nel 2024. Sempre Fain aveva "invitato e incoraggiato" chiunque appoggi il sindacato ad unirsi ai picchetti, "dal presidente degli Stati Uniti in giù". Un invito che per Biden, che si definisce "il presidente più pro sindacati della Storia", dev'essere suonato come una convocazione. Troppo timida, evidentemente, deve essere apparsa la sua dichiarazione di solidarietà rilasciata il 15 settembre, all'inizio dello sciopero. E non è un caso che l'Uaw, tra le grandi sigle sindacali Usa, è l'unica che ancora non ha espresso un esplicito endorsement per la sua rielezione.

Stretto a sinistra dall'Uaw, Biden si è trovato schiacciato anche a destra da Donald Trump, che a sua volta aveva annunciato una visita in Michigan per il giorno successivo, mercoledì. "Il disonesto Joe Biden non aveva nessuna intenzione di andare a visitare la United Auto Workers, finché non ho annunciato che sarei andato in Michigan per stare con loro e dare una mano", ha scritto il tycoon sul suo social Truth, dopo l'annuncio del rivale. L'intento di Trump non è certo quello di corteggiare il sindacato (Fain gli ha fatto sapere che non è il benvenuto), ma di scavalcarlo e rivolgersi direttamente ai lavoratori, puntando il dito contro l'accelerazione ecologica voluta dalla Casa Bianca. Il passaggio alle auto elettriche, a suon di sussidi multimiliardari per le case automobilistiche, rischia di spazzare via decine di migliaia di posti di lavoro: per produrre e assemblare un EV (electric vehicle) servono molti meno addetti che per un'auto tradizionale.

I due candidati alla Presidenza (tutti danno per certa la nomination a Trump) si sfidano dunque nel Midwest, a caccia dei voti della working class, che lotta per riconquistare quanto ceduto con le grandi ristrutturazioni di un decennio fa ed eroso dall'aumento vertiginoso del costo della vita (+20% dalla firma dell'ultimo contratto, nel 2019). Ma se Trump non ha nulla da perdere, anzi potrebbe recuperare una parte di quei voti operai che gli diedero la vittoria contro Hillary Clinton nel 2016, Biden rischia grosso. Se lo sciopero dovesse protrarsi, le conseguenze potrebbero compromettere i risultati della Bidenomics, sui quali punta per la rielezione. Le distanze tra sindacato e aziende sembrano incolmabili. L'Uaw chiede aumenti salariali del 36% in quattro anni. Le Tre Grandi offrono circa la metà. Un prolungamento della protesta, prevedono gli analisti, può creare gravi danni all'economia, con un effetto a catena su altri settori.

Per Biden, dopo il "Momento Berlinguer", potrebbe esserci un contraccolpo in stile Marcia dei 40mila, la stessa contro-rivolta della Classe Media che mise fine a quel lontano Autunno Caldo italiano di 43 anni fa.

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