Biden sulle barricate. "Resto e vinceremo". L'ipoteca dei liberal

Il comizio a Detroit. Sanders dopo la Ocasio-Cortez: "Rimanga il candidato"

Biden sulle barricate. "Resto e vinceremo". L'ipoteca dei liberal
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«Correrò e vincerò». Riparte dal Michigan la controffensiva con cui Joe Biden vuole mettere a tacere le frange ostili che gli chiedono un passo indietro, contando sul non scontato sostegno dell'ala liberal del partito, da Bernie Sanders ad Alexandra Ocasio-Cortez. Il presidente americano sceglie il palco di Detroit, in uno degli stati chiave per la conquista della Casa Bianca, per respingere con forza ed energia i dubbi di parte dei democratici e donatori. «Ci sono state molte indiscrezioni ultimamente. Cosa farà Biden, rimarrà in corsa, si ritirerà? Ecco la mia risposta: sono in corsa e vinceremo, la situazione non cambia», dice ai sostenitori che gli urlano «non mollare». «Io sono il candidato e voi dovete decidere. Trump è un perdente, l'ho battuto una volta e lo rifarò», continua. Quindi punta il dito contro la stampa: «Mi hanno attaccato in questi giorni perché sbaglio qualche nome, a Trump invece le fanno passare tutte», chiosa, accusando i giornalisti di non ricordare che il tycoon «ha scambiato Nancy Pelosi con Nikki Haley». «Trump lavora per le grandi aziende farmaceutiche e petrolifere, io lavoro

per gli americani. Siete con me? Fermiamolo!», grida ancora incitando con piglio determinato i fan in quello che è stato forse il suo intervento più convincente delle ultime settimane.

«Il presidente capisce che c'è ancora un po' di ansia, ecco perché è concentrato nel dimostrare che è la persona migliore per affrontare Trump», spiega il direttore delle comunicazioni della campagna, Michael Tyler. E a tentare di fermare la rivolta dei democratici contro il comandante in capo sono inaspettatamente esponenti di spicco della sinistra. Come Sanders, il quale in un editoriale sul New York Times afferma che «farà tutto il possibile affinché Biden venga rieletto, perché nonostante i disaccordi su questioni specifiche, è stato il presidente più efficace nella storia moderna del nostro Paese ed è il candidato più forte per sconfiggere Trump, un demagogo e un bugiardo patologico». «È tempo di imparare una lezione dalle forze progressiste e centriste francesi, che nonostante le profonde differenze politiche, si sono unite questa settimana per sconfiggere l'estremismo di destra», continua il senatore del Vermont, ricordando che «ormai da più di due settimane i media si concentrano ossessivamente sul dibattito di giugno e sulle capacità cognitive di un uomo che svolge, forse, il lavoro

più difficile e stressante del mondo». «Lo so, Biden è vecchio, è incline alle gaffe, cammina in modo rigido e ha fatto un dibattito disastroso, ma un'elezione presidenziale non inizia né finisce con un confronto tv di 90 minuti. È tempo che i democratici smettano di litigare», dice ancora. E poi ci sono la pasionaria Ocasio-Cortez e altre colleghe della «Squad» (il gruppo di deputate ultra liberal divenute icone pop di una certa politica in Congresso), che da critiche molto dure di Biden negli ultimi giorni si sono trasformate nelle sue più forti sostenitrici. Il presidente ha detto «chiaramente che non lascia la corsa, che è il candidato. Quindi la faccenda è chiusa. È in corsa e io lo sostengo», sottolinea la deputata ultra-progressista di New York Aoc.

Mentre Ilhan Omar, eletta alla Camera per il Minnesota, che ha ferocemente attaccato Biden per il sostegno alla guerra di Israele a Gaza, ora esorta i dem «a fare tutto il possibile per assicurarsi di spingerlo oltre il traguardo a novembre»

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