Gli appelli del presidente americano Joe Biden e della sua amministrazione sono caduti nel vuoto. I repubblicani al Senato hanno bloccato il pacchetto di aiuti d’emergenza all’estero, 111 miliardi di dollari di cui 61 destinati all’Ucraina. A favore della legge si sono espressi in 51 sui 60 necessari. Un vero e proprio schiaffo per l’inquilino della Casa Bianca, che poche ore prima aveva rivolto ai deputati Usa un avvertimento sorprendente.
“Non possiamo lasciare la vittoria a Putin. Se prende l’Ucraina, non si fermerà lì. E se attacca un Paese Nato, avremo soldati americani che combattono contro soldati russi”, aveva detto il leader di Washington poco prima del voto. Una profezia inquietante che, però, non è riuscita a smuovere i repubblicani di ferro concentrati sul problema dell’immigrazione e della sicurezza dei confini. Proprio su questo tema il presidente Biden ha promesso apertura in vista del passaggio della legge alla Camera dei rappresentanti, dove il Gop detiene la maggioranza. È dunque difficile pensare che i nuovi aiuti per il Paese invaso dalla Russia otterranno il via libera. Questo concretizzerebbe una speranza esplicitata proprio dal Cremlino, per bocca del portavoce Dimitry Peskov.
La posizione di Kiev, dunque, si è notevolmente aggravata. L’amministrazione democratica ha esaurito i fondi a sua disposizione utilizzabili senza passare dal parlamento, con un ultimo stanziamento di 175 milioni di dollari. L’unico Stato Nato con un’industria della difesa sufficiente a sopperire alle esigenze degli ucraini, dunque, è sostanzialmente paralizzato. Al contrario, la Russia ha rafforzato la sua posizione, aumentando il budget destinato alle forze armate nel 2024, rimpinguando i propri arsenali e bloccando la controffensiva di Kiev lungo tutto il fronte.
Questa situazione ha delle inevitabili ricadute anche sulla leadership ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha cancellato all’ultimo minuto il suo discorso al Congresso di martedì 5 dicembre, probabilmente perché il suo videomessaggio avrebbe ulteriormente rafforzato l’asse anti-aiuti. Dopo quasi due anni di conflitto, e l’attenzione dell’opinione pubblica concentrata sul Medio Oriente, il leader di Kiev sembra aver perso quel suo “tocco magico” che è riuscito a garantire al suo Paese il supporto del mondo occidentale fin dall’inizio dell’invasione. Nelle scorse settimane, inoltre, sono diventate sempre più evidenti le spaccature tra il presidente e i vertici militari, che hanno chiesto un cambio di strategia e profonde riforme al sistema di reclutamento e addestramento di nuovi soldati.
La guerra, dunque, prosegue senza prospettive di tregua o trattative.
Il blocco Nato-Ue, però, manifesta sempre più crepe e se persino gli Stati Uniti non sono più disposti a sostenere le lotta del Paese est-europeo, l’Ucraina rischia di cedere sotto la pressione di un esercito russo riarmato e troppo numeroso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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