
Dal 1874 l'elefante è il simbolo dei conservatori americani oggi guidati da Donald Trump. Sulla sua origine c'è incertezza, la tesi prevalente è che fu scelto per rappresentare in modo semplice e immediato la forza del partito che si contrapponeva ai più composti democratici. Visto da questa parte dell'oceano viene da dire che mai come con Trump il logo corrisponde al prodotto: il presidente americano si sta muovendo, recita un noto modo di dire, «come un elefante in cristalleria», che significa «avere modi ruvidi, movimenti bruschi; mancare di garbo delicatezza e discrezione». Parliamo ovviamente della cristalleria Europa, ditta antica e prestigiosa che proprio come i cristalli è sì dura, ma vulnerabile con un solo colpo assestato nel punto giusto. E parliamo dell'Ucraina - per il momento le due cose fanno ancora un tutt'uno -, strapazzata ieri da Trump nel drammatico faccia a faccia che ha avuto con Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca trasmesso praticamente in diretta tv. Il pallore del viso del presidente ucraino contrapposto all'abbronzatura di quello americano dicono tutto su come stiano le cose. Venti minuti di rissa, poi la cacciata senza precedenti: «Torni quando sarà pronto». Comunque uno la pensi, qualsiasi sia la cosa giusta da fare, vedere l'elefante calpestare il topolino non è stato un bello spettacolo. Non tanto nel merito, ma perché immaginiamo Putin, l'uomo che ha provocato questo macello, seduto sul divano al Cremlino con sul tavolino popcorn e vodka ghiacciata davanti alla tv a godersi lo spettacolo di Zelensky umiliato. Non sappiamo se Zelensky sia un novello Leonida che alle Termopili, a capo di trecento spartani, provò a fermare la potente armata persiana, o, viceversa, un «comico mediocre», come lo ha di recente definito il presidente americano.
Chiunque egli sia, che piaccia o no, è il capo di un popolo da tre anni in guerra, che per la sua libertà ha già pagato un enorme prezzo in vite umane e che per questo meriterebbe un grande rispetto. Insomma, speriamo che Trump ottenga la pace attraverso un processo di pace, non un processo all'Ucraina.
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