"Buon Natale ai meravigliosi militari cinesi": quello strano messaggio di auguri di Trump

Il presidente eletto degli Stati Uniti ha pubblicato un post sul social Truth in cui è tornato ad esprimere le sue mire sul Canale di Panama, sulla Groenlandia e sul Canada

"Buon Natale ai meravigliosi militari cinesi": quello strano messaggio di auguri di Trump
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Donald Trump colpisce ancora. Dopo aver manifestato l’intenzione di ottenere il controllo del Canale di Panama, della Groenlandia e del Canada il presidente eletto degli Stati Uniti ha rilanciato il suo pensiero pubblicando il giorno di Natale un post dai toni polemici sul social Truth. Un intervento che si è fatto notare anche per lo stile contrapposto a quello più sobrio di Joe Biden, il quale si è limitato a pubblicare un breve messaggio tradizionale di auguri “a tutti gli americani” per la stagione della “gentilezza e compassione”.

The Donald ha invece fatto gli auguri di buon Natale “a tutti, compresi i meravigliosi soldati cinesi” che “gestiscono illegalmente il Canale di Panama" mentre Washington "investe miliardi di dollari in denaro per le riparazioni ma non ha assolutamente nulla da dire su niente". Trump si è rivolto poi al premier canadese Justin Trudeau definendolo “governatore” dicendo che se il vicino del Nord diventasse “il nostro 51esimo Stato le loro tasse sarebbero ridotte di oltre il 60%, le loro attività raddoppierebbero immediatamente di dimensioni e sarebbero protetti militarmente come nessun altro Paese al mondo". Il miliardario ha infine esteso i suoi auguri al “popolo della Groenlandia”, un territorio “necessario per la sicurezza nazionale americana e la cui gente vuole che gli Usa siano lì e noi lo saremo”.

Le prese di posizione di Trump richiedono alcune precisazioni, soprattutto per quanto riguarda Panama. La Cina controlla due dei cinque porti vicini al Canale ma queste attività sono separate dalla gestione dell’infrastruttura di pertinenza esclusiva delle autorità panamensi dal 1999. Gli altri tre porti sono gestiti da interessi commerciali degli Stati Uniti, di Taiwan e di Singapore. Il Wall Street Journal ricorda in un suo editoriale che “ogni nave, a prescindere dalla sua bandiera, paga le stesse tasse” stabilite in base al tonnellaggio e alla tipologia dell’imbarcazione. Il quotidiano finanziario, che riconosce come sia difficile capire quanto siano da prendere sul serio le bordate del tycoon, lancia un monito: “minacciare un’acquisizione che richiederebbe un’invasione potrebbe causare più guai di quanti lui immagini”.

A proposito del Canada, l’emittente Fox News ha rivelato che l’ex star di The Apprentice avrebbe parlato della possibilità di accorpare tale Paese agli Usa come 51esimo Stato direttamente con il premier Trudeau, invitato di recente a cena a Mar-a-Lago. Una proposta inserita nel contesto di una discussione sulle relazioni commerciali tra le due nazioni che è stata accolta da “risate nervose”. Quanto alla Groenlandia, essa è nel mirino del presidente eletto almeno dal 2019 quando durante il suo primo mandato il repubblicano evocò l’acquisto dell’immenso territorio autonomo parte della Danimarca. A renderla strategica è la sua posizione e la presenza di risorse naturali che attirano in misura crescente l’attenzione di Mosca e di Pechino.

Per il New York Times le dichiarazioni di Trump mostrano le velleità espansionistiche legate alla filosofia dell’America First. Al centro delle preoccupazioni del 47esimo presidente ci sarebbero la Cina e la sua politica sempre più assertiva. Lo conferma alla stampa Usa un alto funzionario anonimo nominato da Trump che, riferendosi in particolare a Panama, sostiene che gli avvertimenti del tycoon ruotino attorno ad un messaggio ben preciso: “decenni di commercio statunitense che finanziava la crescita e l’impronta strategica della Cina nelle Americhe sono finiti”.

La nuova amministrazione, scrive il Washington Post, potrebbe vedere l’America Latina come una regione in cui proiettare con facilità un’immagine più dura in politica estera rispetto ad altre parti del mondo. Trump è un ammiratore della Dottrina Monroe, la teoria espressa dall’omonimo presidente negli anni Venti dell’800 consistenente nella minaccia dell’uso della forza da parte di Washington in caso di interferenze straniere nelle Americhe. Tale dottrina è “la politica formale del nostro Paese”, ha detto nel 2018 il tycoon in un discorso alle Nazioni Unite.

Per Wang Youming, esperto del China Institute of International Studies di Pechino, “l’obiettivo finale di Trump sembra essere negoziare con il governo panamense tariffe portuali migliori per le navi americane; questa è solo una tattica di contrattazione”.

L’approccio transazionale dimostrato sin qui dall’uomo d’affari sceso in politica nel 2015 potrebbe dunque in generale spiegare la ridda di affermazioni aggressive da lui pronunciate su Panama, Groenlandia e sul Canada. Come sempre, però, le reali intenzioni del prossimo inquilino della Casa Bianca restano per molti un mistero.

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