Trump minaccia Putin: "Chiuda la guerra o sanzioni e dazi". E manda le truppe al confine con il Messico

Il presidente americano si rivolge direttamente al suo omologo russo su Truth per un appello alla pace immediata

Trump minaccia Putin: "Chiuda la guerra o sanzioni e dazi". E manda le truppe al confine con il Messico
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E venne il turno di Vladimir Putin. In queste prime ore di presidenza, Donald Trump non ha risparmiato con una salva di avvertimenti nemmeno Mosca.

Nonostante l'idea di incontrare il leader russo quanto prima, paventata già da tempo, Trump ha esortato il presidente russo a negoziare subito una fine delle ostilità in Ucraina; in caso contrario Mosca sarà sottoposta a sanzioni e a un inasprimento dei dazi. "Portiamo questa guerra, che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente, a una fine! Possiamo farlo nel modo facile o nel modo difficile e il modo facile è sempre il migliore", ha scritto su Truth Social, "è tempo di fare un accordo, non devono essere più perdute vite".

Non si tratta di una semplice minaccia a un vecchio nemico, ma di un sottile gioco di strategia: Trump ha tutto l'interessa a intestarsi la fine del conflitto o comunque una tregua che possa riportare Kiev e Mosca al tavolo delle trattative. Un obiettivo che non è riuscito a Joe Biden, che ha esteso a oltranza il sostegno economico e militare all'Ucraina. Ma il tempo degli "assegni in bianco" sembra essere finito a Pennesylvania Avenue.

Poi, l'addolcimento della pillola. "Non sto cercando di danneggiare la Russia. Amo il popolo russo e ho sempre avuto un'ottima relazione con il presidente Putin - questo nonostante la montatura della sinistra radicale sulla Russia, Russia, Russia", scrive Trump, "non dobbiamo mai dimenticare che la Russia ci ha aiutato a vincere la Seconda Guerra Mondiale perdendo quasi 60 milioni di vite". "Farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin un favore enorme. Chiudila ora e ferma questa ridicola guerra! Non farà che peggiorare", prosegue Trump, "se non facciamo un accordò, e subito, non ho altra scelta che imporre alti livelli di tasse, dazi e sanzioni su qualsiasi cosa venduta dalla Russia agli Stati Uniti e a varie altre nazioni partner".

Ovviamente, l'avvertimento è anche per l'Europa, in prima linea-anche se in ordine sparso-nell'assistenza a Kiev fin dalle prime fasi del conflitto. Ma anche Bruxelles ora rischia di perdere il suo ruolo di chaperon per Kiev, di fronte alla minaccia della chiusura dell'ombrello Usa sul Vecchio Continente. Al netto delle esigenze della spending review e delle mire diplomatiche personali, ora i soldati servono in un altro luogo caldo: il confine con il Messico. L'amministrazione Trump, infatti, ha scelto di inviare migliaia di soldati in servizio attivo al confine con il Messico, dopo che il presidente ha dichiarato l'emergenza nazionale per i migranti e ordinato all'esercito di aumentare la propria presenza alla frontiera sud. Lo riferisce la Cnn.

Ma da Kiev, sebbene il presidente Volodymyr Zelensky abbia manifestato più volte l'intenzione di affidarsi ancora alla mano americana, ribadisce la necessità di una presenza fisica di Washington sul campo. Zelensky ha affermato che qualsiasi forza di mantenimento della pace dispiegata in Ucraina deve includere truppe statunitensi per essere efficace. "Ciò non può accadere senza gli Stati Uniti.

Anche se alcuni amici europei pensano che sia possibile, non lo è. Nessuno correrà il rischio senza gli Stati Uniti", ha detto Zelensky, “la fine della guerra dovrebbe essere una vittoria per Trump, non per Putin. Putin non conta niente per lui”.

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