La Russia è un immenso punto interrogativo: la calma recuperata rispetto allo tsunami Prigozhin è popolata dall’immagine furiosa e debole di Putin che come la regina di Alice nel Paese delle meraviglie ringhia dai teleschermi: «Tagliategli la testa». La grande potenza russa ha raccolto titoli sulla debolezza del capo in tutto il mondo. Questo avviene proprio mentre Putin segnava punti nella costruzione di una strategia mondiale autoritaria sul fronte internazionale contro il grande nemico, gli Stati Uniti di Biden.
Certamente in prima linea l’alleanza con la Cina: adesso, Xi ci ripensa.
Già da tempo aveva ammorbidito l’atteggiamento del rifiuto di condannare l’invasione dell’Ucraina puntando a quello della grande potenza mediatrice, e cercando strade più moderate per allargare influenza e commerci; da qui la mediazione del nuovo accordo impossibile fra Arabia Saudita e Iran, un abbraccio fra sunniti e sciiti mai visto prima. Del resto anche il rapporto di alleanza fra Cina e Russia è raro nella storia.
Ma ambedue le vicende sono state causate dalla debolezza americana. Intanto l’Iran è divenuto il beniamino di Putin in quanto fornitore di crudeli, utilissimi droni contro l’Ucraina. È il top della tecnica per cui la Russia, con la Cina, l’Iran e partner vari come il Pakistan, al summit di Samarcanda sull’Afghanistan nell’aprile dello scorso anno, ha costruito una strada coi paesi che si oppongono all’egemonia americana. Ce ne sono molti interessati a un sistema multipolare e che trovano casa nella Sco, la Shangai Cooperation Organization, o i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) o il Cica (Conference on Interaction and Confidence Bilding measures in Asia), gruppi che mettono insieme i Paesi non occidentali. In quest’ambito, moltissimi patti sono stati chiusi: la Cina e l’Iran hanno firmato per 25 annidi aiuti, la Russia fornisce armi alla Turchia, l’Iran fornisce armi alla Russia. Mosca gli ha promesso, secondo fonti, che se l’accordo in vista con gli Usa sul nucleare non dovesse andare in porto, si prepara a restituire ai Mullah l’uranio arricchito che ha stoccato a casa sua, sulla base degli accordi del 2015.
Ed ecco che «Iran Dossier online», blog di opinioni iraniane ufficiali, venerdì, il giorno del terremoto Prigozhin, con una foto dei due interlocutori di cui si riporta la telefonata (il ministro degli esteri Sergei Lavrov e la sua controparte iraniana, il ministro Amir Abdollahian) dimostra la preoccupazione acuta delle Guardie della Rivoluzione. Nel testo, mentre ancora la Wagner sta marciando verso Mosca, Abdollahian promette il suo forte sostegno a Putin e al suo potere in questo difficile momento, anzi: «Conferma il sostegno per il rispetto della legge in tutti i Paesi, inclusa la Russia, (nostro) vicino e amico, fido nel fatto che la Russia supererà questo momento». Promette «indefettibile supporto per il presidente Putin» e spiega che le relazioni sono migliorate dalla guerra in Ucraina perché l’Iran fornisce i droni Shahed 136 e la Russia considera l’opportunità di vendere all’Iran gli aerei da combattimento Su-35. Si citano anche, con candore, le misure prese insieme dai due Paesi per scansare le sanzioni americane. È la descrizione di uno dei pilastri di larga politica internazionale bellicistica di cui la Russia è al centro.
Indietro nel tempo, vediamo molte bandiere putiniane nella politica mondiale, in genere piantate insieme alla Cina. Nel caso dei Paesi del Golfo si è vista una cautela che forse in queste ore è oggetto di riflessione. Chi certamente è molto preoccupato è Assad: la presenza russa in Siria ha garantito la protezione dell’Iran con gli Hezbollah. Il rispetto per la Russia da parte del mondo arabo gli ha consentito la riammissione nella Lega Araba. Anche Erdogan con la sua «relazione speciale» con Putin, con cui ha tenuto una videoconferenza il 27 aprile dopo la sua elezione, starà chiedendosi come si sviluppa la vicenda. L’incerto asse Usa-India, rafforzatosi con l’incontro Putin-Modi certo trova una nuova spinta nella situazione attuale.
E infine, Prigozhin aveva fatto dell’Africa un suo terribile dominio, piazzando le sue truppe in Mali, in Libia, nel Sudan. Se per così dire, non ha più tempo per occuparsene, raìs locali, potentati che forniscono beni vari e commerci d’armi alla Russia vengono meno. Ma vedremo nei prossimi giorni e settimane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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