Il piano Usa per Kiev: "Tregua entro Pasqua". E l'Ue tira diritto: domani vertice a Parigi

L'Eliseo ha confermato per domani la programmazione nella capitale francese di una "riunione informale con i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca". Il Consiglio dei ministri del governo Meloni di lunedì slitta a mercoledì

Il piano Usa per Kiev: "Tregua entro Pasqua". E l'Ue tira diritto: domani vertice a Parigi
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Partirà ufficialmente domani pomeriggio, lunedì 17 febbraio, da Parigi la battaglia dell'Unione europea per non restare fuori dal negoziato sull'Ucraina, che gli Stati Uniti sembrano seriamente intendere di condurre da soli con la Russia. Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha confermato la convocazione d'urgenza di una riunione dei principali leader europei con l'obiettivo di studiare una strategia congiunta che consenta di avere un peso in una trattativa che i presidenti di Usa e Russia, Donald Trump e Vladimir Putin, hanno disegnato al momento come una partita a due.

Questo pomeriggio, infatti, l'Eliseo ha confermato che Macron ha programmato a Parigi per l'avvio immediato della prossima settimana una "riunione informale con i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca" nonché con il presidente del Consiglio europeo, la presidente della Commissione europea e il segretario generale della Nato. Il motivo è quello di "avviare consultazioni tra i leader europei sulla situazione in Ucraina e sulle questioni di sicurezza in Europa". I lavori, viene spiegato ancora nella nota ufficiale, potrebbero poi essere "estesi ad altri formati, con l'obiettivo di riunire tutti i partner interessati alla pace e alla sicurezza in Europa". Con la presenza domani anche di Giorgia Meloni, quindi, slitta il Consiglio dei ministri previsto alle ore 17. A quanto si apprende la riunione di governo dovrebbe tenersi mercoledì 19.

Del resto l'annuale Conferenza sulla sicurezza a Monaco si è rivelata un doppio schiaffo dell'amministrazione Trump alla comunità europea. Venerdì 14 febbraio, in apertura, si era tenuto difatti il provocatorio discorso del vicepresidente americano, James David Vance. Quest'ultimo prima ha accusato il vecchio continente di avere tradito i valori fondamentali condivisi con l'America, a partire da una libertà di espressione che sarebbe "in ritirata"; poi ha invitato, in piena campagna elettorale, i partiti tradizionali tedeschi a collaborare con i nazionalisti di Afd, negandosi successivamente un colloquio con il cancelliere uscente Olaf Scholz.

Sabato 15 è arrivata la seconda doccia gelata. L'inviato degli Stati Uniti per l'Ucraina, il generale Keith Kellogg, ha esplicitato agli alleati europei, incontrati nel formato "Quint" (oltre agli Usa, Germania, Francia, Italia e Regno Unito) di volerli escludere dal tavolo, citando il non fortunatissimo precedente degli accordi di Minsk. Tutte le cancellerie europee presenti, seppur con toni diversi, hanno sottolineato l'urgenza di un negoziato che coinvolga l'Europa e, soprattutto, l'Ucraina, che rischia di essere costretta ad accettare una pace imposta dall'alto. Una paura che è apparsa evidente anche con l'intervento alla Conferenza dello stesso presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha paventato un attacco russo tramite il territorio bielorusso la prossima estate, esortando l'Europa a dotarsi di un esercito comune (che includa Kiev) e che la renda in grado di difendersi da sola. Da qui, la presa in mano della situazione da parte di Macron.

Nel frattempo L'amministrazione Usa ha anche dichiarato ai funzionari europei di volere raggiungere un cessate il fuoco in Ucraina entro Pasqua, che cade il 20 aprile. Lo ha scritto Bloomberg, aggiungendo che una fonte dell'agenzia ha osservato che raggiungere un accordo entro la fine dell'anno è uno scenario molto più probabile.

Bloomberg afferma anche che i funzionari europei stanno lavorando a un nuovo importante pacchetto volto ad aumentare la spesa per la difesa e a sostenere Kiev. Tuttavia i piani di spesa non saranno annunciati prima delle elezioni tedesche del 23 febbraio per evitare di alimentare le polemiche prima del voto.

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