Legge marziale a Seul. Annuncio e scontri. Poi arriva il dietrofront

Yoon: "Difendo il Paese dai comunisti". Biden: "Alleati, ma non ci hanno avvertito"

Legge marziale a Seul. Annuncio e scontri. Poi arriva il dietrofront
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A 44 anni dal golpe di Chun Doo Hwan, la Corea del Sud sembra ripiombata in un periodo storico che pensava di aver cancellato per sempre. Carri armati nelle strade, polizia anti-sommossa, e cittadini che urlano «libertà» davanti la sede del Parlamento. Il caos è sfociato dopo che il presidente Yoon Suk Yeol, parlando alla tv di stato Kbs, ha dichiarato a sorpresa la legge marziale d'emergenza, spiegando di voler proteggere il Paese dalle forze comuniste e dalle ingerenze di Pyongyang. Tutto nascerebbe per proteggere il Paese dalle dispute parlamentari che si stanno alimentando su una proposta di bilancio. «Il partito di opposizione ha paralizzato il governo solo per i propri comodi e per proteggere il loro leader dalla giustizia», ha sottolineato Yoon. Ma in serata è arrivato il dietrofront. Poche ore dopo il primo annuncio, sempre in tv, il presidente ne ha fatto un altro, opposto, dicendo di accogliere il voto parlamentare (con cui il provvedimento era stato bocciato) e spiegando che la legge marziale sarà revocata.

Maggioranza e opposizione sono state da subito unite nel condannare la legge marziale. Han Dong Hoon, leader del People Power Party al potere a Seul, ha definito sbagliata la decisione presidenziale e ha assicurato che l'avrebbe bloccata con il sostegno della gente. Dello stesso tenore la risposta del Partito democratico, principale movimento d'opposizione, che ha parlato di azione «incostituzionale». Se è vero che i due partiti si stanno affrontando senza esclusione di colpi sulla proposta di bilancio per il 2025, è altrettanto acclarato che nessuno avrebbe potuto immaginare che Yoon prendesse una decisione così drastica. «La nostra Assemblea nazionale è diventata un rifugio per criminali che vogliono sovvertire l'ordine democratico», aveva detto Yoon, puntando il dito contro il leader dell'opposizione Lee Jae Myung, che a suo dire vorrebbe tagli alla giustizia che «porterebbero la Corea del Sud a essere un paradiso della droga e uno stato a digiuno di sicurezza pubblica».

La situazione nella capitale Seul e nelle altre città è molto tesa. Code si segnalano nei supermercati e alle pompe di benzina. C'è chi cerca di scappare e altri che preferiscono barricarsi in casa. Decine di auto e autobus della polizia antisommossa stanno pattugliando le strade di Seul, Busan, Incheon e Gwangju. Fonti d'opposizione parlano di possibile coprifuoco. Argomento per ora non affrontato dal generale Park An Su, nominato da Yoon al comando della legge marziale. L'alto ufficiale ha disposto i primi provvedimenti mettendo al bando le attività del parlamento e dei partiti e sottolineando che «scioperi, sabotaggi e raduni che causano disordini sociali saranno vietati. I trasgressori arrestati, detenuti, sequestrati e perquisiti senza un mandato». Dopo le sue parole, alcuni elicotteri dell'esercito sono atterrati sul tetto del Parlamento ma hanno poi lasciato l'edificio, mentre gli agenti di polizia hanno bloccato l'ingresso all'Assemblea Nazionale. All'interno c'erano 190 parlamentari che hanno votato all'unanimità «no» alle leggi marziali. Il decreto è entrato in vigore alle 23 di ieri sera (le 15 in Italia) e imbavaglia tutti i media e gli editori e ordina ai medici tirocinanti in sciopero di tornare al lavoro entro 48 ore.

L'atmosfera è da golpe: foto di carri armati schierati lungo le strade stanno circolando online, suscitando preoccupazione. La Casa Bianca si dice «seriamente preoccupata» e spiega di non essere stata avvertita in anticipo della dichiarazione di imposizione della legge marziale fatta dal presidente sudcoreano Yoon.

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