Le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto sul ruolo presunto dei mercenari russi del Gruppo Wagner nel sostegno all'immigrazione clandestina hanno suscitato scalpore e fatto discutere molto la politica e i media negli ultimi giorni. Tanto da portare alla piccata risposta del capo della Wagner, Yevgeny Prighozin, che ha seccamente negato il ruolo dei suoi uomini nello scatenamento della corsa all'immigrazione che caratterizza l'Africa del Nord.
Quale che sia la realtà, è indubbio che la Russia abbia delle mire sull'Africa tutt'altro che indifferenti. E che al contempo le mosse di Mosca nel Maghreb e nel Sahel siano da tempo nel mirino degli apparati di sicurezza, politici, militari e d'intelligence, a disposizione del sistema-Paese.
Cosa contiene il dossier del Copasir
Una prova di questo fatto è la relazione sulle attività svolte nel 2021 dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza per la Repubblica, pubblicata nel febbraio 2022, poche settimane prima dell'invasione russa dell'Ucraina. Il dossier è stato presentato da Adolfo Urso, senatore di Fratelli d'Italia ai tempi presidente del Copasir e oggi Ministro delle Imprese e del Made in Italy, nella giornata del 9 febbraio 2022. Al suo interno il Copasir indicò nell'assertività della Russia sul continente africano una potenziale causa di destabilizzazione di sistema.
Nella corposa relazione di 120 pagine il Copasir, a pagina 52, scrive esplicitamente: "La Russia, considerata la principale minaccia verso Est, ha intrapreso ormai da qualche anno diverse iniziative assertive da Sud: una presenza con forze navali nel Mediterraneo; una presenza con truppe e l’occupazione di basi in Siria; interventi in Libia, Repubblica Centrafricana e Mali di forze militari proprie o ad esse collegate, come la compagnia Wagner", di cui già ai tempi si iniziava a intuire la proiezione internazionale. Il Copasir non metteva in correlazione diretta la presenza della Wagner in diversi teatri bellici e la questione dell'immigrazione clandestina. Tuttavia, poneva in essere delle questioni di merito riguardanti la minaccia indiretta imposta dalla presenza russa nell'Africa settentrionale e sub-sahariana.
La relazione sulle attività svolte nel 2021 dal Copasir
Per il Copasir gli interventi russi nella regione del Sahel "hanno l’obiettivo di contrastare e porsi come alternativa alle operazioni dei Paesi occidentali in un’area delicatissima, considerata come il confine meridionale d’Europa, da cui originano alcune grandi minacce quali l’enorme instabilità degli Stati saheliani, il terrorismo di stampo jihadista e l’immigrazione clandestina". Tutte minacce di sistema legate al buco nero geopolitico della Libia, del Sahel e delle regioni circostanti in cui gli interventi militari di Europa e Usa e l'insorgenza jihadista hanno creato sfiducia nelle classi dirigenti locali e nei rapporti con l'Occidente, oltre a trasformare molti di questi Paesi in stati falliti.
I rischi della guerra ibrida
La relazione Copasir non fa riferimento a episodi specifici ma il comitato di Palazzo San Macuto sottolinea che "tali elementi entrano a far parte della guerra ibrida che minaccia l’Unione europea e la sua coesione". Ancor prima della Libia, il Paese-chiave per la sicurezza regionale del quadrante mediterraneo e africano è indicato il Mali, epicentro della penetrazione di Wagner, ove il ritiro delle forze armate francesi ivi presenti ha lasciato spazio ai russi di dettare legge: "Questo scenario problematico – a fronte di una situazione caratterizzata dalla presenza di gruppi jihadisti che operano travalicando le frontiere, anche sfruttando le crisi politiche presenti nei Paesi saheliani – potrebbe infatti provocare un effetto domino sugli Stati vicini con conseguenze anche sui flussi migratori e sui traffici illegali", fa notare la relazione del comitato di controllo e garanzia sui servizi segreti italiani (a pagina 64).
In quest'ottica, va aggiunto che l'attuale Relazione annuale del Dipartimento per le Informazioni della Sicurezza (Dis) che coordina i servizi segreti italiani indica anche nel Sudan un quarto Paese africano di riferimento degli interventi militari all'estero. Non c'è, né nella relazione Copasir né in quella Dis, tra i Paesi di riferimento della Wagner in Africa la maggiore fonte di incremento dell'immigrazione clandestina verso l'Italia, la Tunisia, per quanto entrambi i rapporti si focalizzino sulla necessità di una sua stabilità e sui problemi che un crollo politico a Tunisi potrebbe rappresentare per l'Italia.
Per il Copasir, in particolare, "flussi migratori dal Paese, principalmente verso l’Italia, non possono non risentire della complessa situazione interna e sono in continuo aumento".
Ma nonostante tutto, gli obiettivi della Russia in Africa sono noti e in via di perseguimento alla luce del sole da tempo. E l'Italia, Paese interessato alla stabilità del nord del continente, fa bene a tenere gli occhi opportunamente aperti sulle tensioni regionali, specie se di derivazione esterna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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