Trump "sbanca" la raccolta fondi, decisiva la condanna a New York

Trump sorpassa il presidente Biden nella corsa all'ultimo donatore, raggiungendo cifre da capogiro: decisiva sarebbe stata la condanna a New York lo scorso mese, che avrebbe mobilitato i finanziatori

Trump "sbanca" la raccolta fondi, decisiva la condanna a New York

Manca meno di una settimana al duello televisivo al fulmicotone tra Donald Trump e Joe Biden previsto sulla Cnn. Nel frattempo, le due campagne elettorali proseguono senza incontrarsi mai, se non per le consuete provocazioni.

La macchina elettorale americana muove, nel corso di tutte le sue tappe, centinaia di milioni di dollari senza che questo stretto legame risulti disdicevole o “poco nobile”. Il sistema di finanziamento della politica è affidato in massima parte alle contribuzioni private: chiunque, persona fisica o giuridica, ha il diritto di contribuire a favore di un candidato purché le donazioni siano trasparenti. Le liste dei contribuenti sono pubbliche e il gesto di donare soldi alla politica viene considerato un diritto tutelato dalla Costituzione. L’amministrazione federale, tra l’altro, incentiva le donazioni attraverso la defiscalizzazione di queste somme.

Il sorpasso di Trump nella raccolta fondi per le elezioni Usa

Come in ogni carrozzone elettorale che si rispetti, il denaro è, dunque, il principale alimento delle campagne, soprattutto mediatiche, dei candidati. Trump e Biden non fanno eccezione. Da questo punto di vista il presidente sembrava godere di un certo vantaggio in termini di disponibilità economiche rispetto a Trump, il cui patrimonio è costantemente minacciato dalle condanne in tribunale.

Ma proprio la sua recente vicenda giudiziaria in quel di New York avrebbe provocato un'impennata di donazioni alla sua causa: questo avrebbe permesso il grande sorpasso del tycoon. Alla fine del mese scorso, la campagna Gop ha totalizzato 116,6 milioni di dollari, rispetto ai 91,6 milioni di dollari di Biden. Quest'ultimo non può essere di certo accusato di essersi poco impegnato nel fundraising, tuttavia, i dati dimostrano che i guai giudiziari di Trump siano in grado di mobilitare economicamente gli elettori come non mai. Il magnate, infatti, aveva fatto registrare un calo nella raccolta fondi nel mese di aprile, un divario che è riuscito a colmare con successo.

Le elezioni Usa si avvicinano: l'impennata di fondi a maggio

I documenti finanziari depositati presso la Commissione elettorale federale sono anche in grado di raccontare come i due candidati stiano utilizzando questi fondi. Se Biden risulta essere l'"investitore" fra i due, continuando a sviluppare la sua campagna elettorale, Trump pare stia optando per fare la formica, trattenendo buona parte delle risorse raccolte. Così come la campagna politica sta entrando nel vivo, adesso anche la corsa al denaro riscalda i suoi motori, assieme a gruppi esterni e comitati di partito che si trovano a distribuire molto più denaro che negli scorsi mesi.

Prendendo in considerazione soltanto le donazioni di un certo livello, la campagna elettorale di Trump ha dichiarato di aver ricevuto almeno sei volte più donazioni giornalieri nei due giorni in cui, il mese scorso, la giuria ha emesso il verdetto di colpevolezza a suo carico. Il picco di raccolta fondi è stato probabilmente ancora maggiore considerando che non include le donazioni inferiori ai 200 dollari o eventuali donazioni ancora non trasferite sui conti. Questo porta Trump e il Republic National Committee a far registrare poco più di 170 milioni di dollari in contanti alla fine di maggio, conseguendo un elevato vantaggio sui poco meno 157 milioni di dollari di Biden e del Comitato Nazionale Democratico.

Il ruolo dei PAC e dei finanziatori privati

I cosiddetti PAC (Political Action Committee), sono fondamentali in questa fase, perché agiscono come grandi accumulatori di denaro. Questo permette anche di raccogliere denaro in maniera bipartisan: aziende e i sindacati, ad esempio, non possono fare donazioni ai candidati o ai partiti usando soldi dalle proprie casse. Possono però organizzare i PACs: ad esempio, per le elezioni del 2004, il PAC della banca d’affari Goldman Sachs raccolse circa 700 mila dollari, distribuendoli al 62% a candidati democratici e per il 37% ai repubblicani.

Il super PAC pro Trump Make America Great Again Inc., ad esempio, ha raccolto quasi 70 milioni di dollari a maggio. Ma la maggior parte del quel totale proviene da una singola donazione di 50 milioni di dollari da parte di Timothy Mellon donatore repubblicano di vecchia data che aveva già donato 25 milioni di dollari all'inizio dello scorso anno. Costui ha anche donato 25 milioni di dollari a un super PAC che sosterrà Robert Kennedy Jr. Il superPAC Maga ha anche ricevuto cinque milioni di dollari ciascuno da Richard e Elizabeth Uihlein, finanziatori Gop di lungo corso.

Biden, lo spendaccione

In casa Biden sono stati dichiarati 85 milioni di dollari a maggio attraverso l'azione congiunta della campagna elettorale, del Comitato nazionale democratico e due comitati congiunti per la raccolta fondi. Anche qui si è registrato un rimbalzo significativo rispetto al mese di aprile, quando erano stati raccolti soltanto 51 milioni di dollari. Fra i due è proprio il presidente incarica a risultare il più spendaccione, con 30 milioni di dollari spesi, quasi quattro volte di più di quanto fatto da Trump nello stesso periodo.

Acquisti pubblicitari e media rappresentano circa i due terzi della spesa totale che la Casa Bianca sta investendo per tentare di battere Trump a novembre. Parte di questa disparità è probabilmente sopravvenuta perché molti membri dello staff Gop, recentemente pagati direttamente dalla campagna di Trump, sono ora invece sul libro paga del Comitato Nazionale.

I conti della serva, inoltre, ci restituiscono anche un quadro più chiaro delle piattaforme elettorali: la campagna di Biden sembra aver messo su un'infrastruttura elettorale molto più solida, anche se maggiormente dispendiosa.

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