La famiglia trattiene Biden. Per ora...

L'esito del vertice di Camp David: tutti col presidente. Resta l'incognita sondaggi

La famiglia trattiene Biden. Per ora...
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Il «panico» innescato tra i Democratici dalla débacle dell'81enne Joe Biden nella sfida televisiva di Atlanta con Donald Trump non si placa. Anzi. Due retroscena, di segno diametralmente opposto, danno la misura della confusione che regna dietro le quinte di una campagna che alcuni esponenti Dem, a dibattito ancora in corso, davano «già persa».

Il raduno di famiglia convocato domenica a Camp David dalla famiglia Biden - un incontro già programmato, insistevano dallo staff - era stato descritto da alcuni media Usa, da Axios a Nbc News al Daily Beast, come il «momento della verità». Lì, nella residenza presidenziale del Maryland, le «uniche tre persone» alle quali l'anziano presidente dà veramente retta, avrebbero dovuto convincerlo a prendere una «decisione dolorosa». Si trattava della cosiddetta «oligarchia Biden». Un circolo ristrettissimo del quale fanno parte, oltre al presidente, la moglie Jill, 73 anni, la sorella 78enne Valerie Biden Owen, artefice delle sue prime campagne senatoriali, e l'amico e consigliere di una vita, Ted Kaufman, più vecchio del presidente con i suoi 85 anni. A loro, veniva lasciato intendere, il compito di convincere Biden che «non può più sfidare la biologia», come ha scritto il direttore del New Yorker, David Remnick, altro giornale progressista che chiede un passo indietro.

Il compito non era facile. «Qui non si tratta di sottomettersi alla volontà degli altri che gli urlano che ha fallito. Joe Biden è troppo orgoglioso per un argomento così. Non si farà trascinare giù dal palco. Bisogna concedergli la dignità di uscire di scena per conto suo, ma non accadrà immediatamente», spiegava un funzionario anonimo dell'amministrazione Usa a Axios. I segnali non erano però incoraggianti per chi, tra i Democratici, spera e chiede un cambio di cavallo in corsa. «So che non sono più giovane come un tempo, ma intendo vincere queste elezioni. Non correrei se non ne fossi convinto», aveva assicurato lo stesso Biden in un comizio Raleigh, in North Carolina, all'indomani del disastro di Atlanta, e poi a porte chiuse in vari eventi di raccolta fondi. Parole che avevano spinto Maureen Dowd, influente editorialista del New York Times, a sfogarsi: «Si sta comportando da egoista. Sta mettendo sé stesso davanti al Paese. Dice che lo sta facendo per noi, ma in realtà lo sta facendo per sé stesso. Non sto parlando di Donald Trump. Sto parlando dell'altro presidente». Parole durissime, dopo che l'intero «editorial board» del Times, un giornale amico, aveva già chiesto al presidente di farsi da parte.

Ed ecco il secondo retroscena, rivelato dalla Cnn a conclusione del «gabinetto di crisi» di Camp David. La famiglia, con in testa la moglie Jill e il figlio Hunter aveva «incoraggiato» il presidente a continuare la campagna elettorale, offrendo all'anziano patriarca il loro «sostegno inequivocabile». La responsabilità della disastrosa performance di Atlanta veniva attribuita ad alcuni dei principali consiglieri del presidente, che lo avevano convinto ad accettare la sfida a duello di Trump, peraltro preparandolo nel peggiore dei modi.

Su tutti, venivano fatti i nomi di Anita Dunn e del marito, Bob Bauer, che è anche l'avvocato personale di Biden. Insomma, una narrazione completamente ribaltata rispetto a quella della vigilia. Il senso della riunione di famiglia di Camp David lo dava la first lady Jill: «Non lasceremo che quei novanta minuti definiscano i suoi quattro anni di Presidenza», il messaggio consegnato dalla first lady in un'intervista a Vogue.

Ma, nel retroscena consegnato alla Cnn dallo staff di Biden, c'era un caveat non irrilevante: «L'opinione della famiglia - secondo cui Biden deve continuare a lottare - potrebbe cambiare nei prossimi giorni se la spirale discendente continuasse e se il presidente si convincesse che l'uscita dalla corsa eviterebbe di trascinare con sé i democratici in autunno».

A Camp David, quindi, si sarebbe preso tempo, in attesa di sondaggi - dopo che per un anno lo staff della Casa Bianca ha bollato le rilevazioni come «inaffidabili» - che chiariscano l'entità del danno provocato dal passaggio a vuoti di Atlanta. Ieri, intanto, i manager della campagna di Biden hanno avuto una complicata discussione con i principali donatori Dem, per convincerli che nulla è ancora perduto.

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