Archiviate le Olimpiadi, riprese le ostilità fra partiti, il giorno della fumata bianca potrebbe essere martedì. Per dare un premier alla Francia, ieri Macron ha iniziato le consultazioni all’Eliseo.
Primo giorno con il nome della gauche sul piatto, «bruciato» però dalle reazioni degli avversari. Lucie Castets, accompagnata dal Nuovo fronte della gauche (socialisti, verdi, comunisti ed estrema sinistra), si è detta pronta a «costruire coalizioni». Ma il capo dello Stato ha registrato l’ostracismo nei confronti della France Insoumise, il partito di Jean-Luc Mélenchon.
Ensamble (macroniani), Républicains (neogollisti) e Rn (lepenisti) annunciano la bocciatura parlamentare per qualunque governo tenga dentro anche un solo ministro espresso dall’estrema sinistra. Macron vuole «una soluzione stabile», non «giocare con le istituzioni»: dunque l’ipotesi Castets appare preclusa, a meno che l’enarca in servizio al Comune di Parigi non si smarchi da Mélenchon che la vede invece come Cavallo di Troia per imporre la sua agenda agli avversari. Il premier dimissionario Attal, capo della compagine presidenziale, ieri ha accettato l’eventuale nomina di un premier esterno al blocco centrista; un’apertura al cosiddetto campo repubblicano, perfino al centrodestra. Ma le lancette corrono. Ed è già record di instabilità.
I francesi hanno atteso 32 giorni nel 1951, 37 giorni nel ’53 e dal 30 settembre al 6 novembre nel ’57. Mai prima, si era arrivati a 38 giorni senza un governo realmente operativo; record segnato ieri, se si esclude la formazione del terzo esecutivo di De Gaulle, entrato in carica nel giugno ’58 per porre fine alla IV Repubblica e preparare il passaggio alla Quinta. I neogollisti aprono a un patto di legislatura; soluzioni di voto testo per testo, escludendo però di entrare in una coalizione.
L'ultimo gruppo ad esser ricevuto sarà quello di Marine Le Pen, lunedì. Mercoledì si apriranno le Paralimpiadi. Nel mezzo si aspetta un nome.
Neppure un artista delle sorprese come l’attuale inquilino dell’Eliseo può permettersi d’annunciare un’altra «tregua». E ogni giorno che passa si ingigantiscono le accuse, già piovute da sinistra, di tenere una nazione in ostaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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