"Una giornata di rabbia". Il mondo arabo si schiera con Hamas

A Teheran e Baghdad, in migliaia sono scesi in piazza per manifestare il loro sostegno alla causa palestinese. In Giordania, il governo ha vietato le manifestazioni e ha deciso per il pugno duro

"Una giornata di rabbia". Il mondo arabo si schiera con Hamas
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Il mondo arabo ha risposto alla chiamata di Hamas per una “giornata della rabbia” a sostegno della loro lotta e contro lo Stato ebraico. In migliaia sono scesi per le strade di Baghdad e Teheran, per manifestare il loro sostegno alla causa dei terroristi e l’odio verso Israele. Si temono tensioni anche tra le forze di sicurezza e la popolazione musulmana a Gerusalemme e in Cisgiordania.

Le autorità della città santa hanno rafforzato la loro presenza sul Monte del Tempio, noto come Spianata delle Moschee ai seguaci dell’Islam, dove però si sono recati solo pochi fedeli mussulmani e non si sono verificati scontri con la destra estrema ebraica, che aveva minacciato di non farli entrare nel luogo sacro. Nel territorio controllato dall’Anp (Autorità nazionale palestinese), invece, si sono registrati scontri crescenti tra giovani locali e forze israeliane, che hanno provocato almeno 36 morti e 650 feriti.

A Baghdad, in migliaia sono scesi in piazza per manifestare il loro sostegno ai palestinesi. L’agenzia irachena Nina ha riferito di una “manifestazione massiccia” in piazza Tahrir, la principale della capitale e vicina alla Zona Verde, a seguito dell’appello del leader sciita Moqtada al-Sadr. L’uomo ha invitato il popolo a far sentire la propria voce “a sostegno della causa palestinese” perché “la questione palestinese ci riguarda tutti”.

Una fiumana di persone ha invaso anche le strade di Teheran, la capitale dell’Iran. I manifestanti hanno sostenuto apertamente l’operazione “Diluvio al-Aqsa” e hanno condannato “il regime israeliano che uccide bambini”. L’agenzia stampa Mehr ha comunicato che, tra le persone radunate nel centro della città, vi erano anche il comandante dei Pasdaran (guardiani della rivoluzione islamica), Hossein Salami, e il leader degli sciiti nigeriani Sheikh Ibrahim Zakzaky, in visita nel Paese.

Diversi sostenitori della causa palestinese si sono riuniti anche a Beirut, in Libano, di fronte alla moschea Moujtaba. Media locali riferiscono che tra di loro ci sono anche molte donne, che sventolano bandiere degli Hezbollah, del loro Paese e della Palestina.

La Giordania, invece, ha deciso di usare il pungo duro contro coloro che hanno intenzione di mostrare sostegno ai terroristi di Hamas, vietando qualunque tipo di manifestazione. Un gruppo di persone, però, si è diretto verso il confine con Israele. L’esercito lo ha intercettato sparando lacrimogeni, ma il corteo non si è fermato.

La decisione di adottare questo approccio potrebbe essere dovuta al fatto che il segretario di Stato americano Antony Blinken si è recato nella capitale Amman, per discutere della guerra in corso, o al desiderio del re giordano di svolgere un ruolo di mediazione e favorire la de-escalation. L’agenzia stampa giordana Petra ha anche riferito di un corteo di studenti alla Yarmuk University di Irbid, sempre in sostegno alla causa palestinese.

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