Il caos nel Gop e l'assist a Biden: così la guerra rilancia la Casa Bianca

Il presidente Biden alle prese con la crisi in Medio Oriente e il vuoto di potere alla Camera. I rischi per la politica estera Usa

Il caos nel Gop e l'assist a Biden: così la guerra rilancia la Casa Bianca
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Una buona settimana per Joe Biden, una cattiva settimana per il mondo”, così la Cnn riassume gli eventi degli ultimi giorni che hanno visto il presidente americano compiere una visita in Israele nel momento più drammatico dalla fondazione dello Stato ebraico nel 1948. Rientrato a Washington, Biden si è rivolto alla nazione dallo Studio Ovale annunciando un piano di aiuti da 105 miliardi di dollari a favore di Ucraina e Israele e spiegando agli elettori come anche se i conflitti nell’est Europa e in Medio Oriente possano sembrare lontani il sostegno a favore di queste nazioni è “vitale per la sicurezza dell’America”.

Se per il presidente si sta chiudendo una settimana positiva la stessa cosa non si può dire per il partito repubblicano. Mentre sui media scorrevano le immagini dell’incontro di Biden con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il discorso dell’inquilino della Casa Bianca veniva definito da alcuni commentatori, persino della Fox News, come il migliore dall’inizio del suo mandato, si è consumato un nuovo atto dello psicodramma scatenato dalla rimozione dalla carica di speaker della Camera Kevin McCarty. Infatti, dopo quella di Steve Scalise anche la candidatura di Jim Jordan è andata in fumo e adesso non è ancora chiaro quale esponente del Gop sarà in grado di ottenere i 217 voti necessari per ottenere l’incarico di speaker.

Il vuoto alla Camera si è aperto ad inizio mese quando i ribelli trumpiani capitanati dal deputato della Florida Matt Gaetz, appellato con scherno da alcuni suoi colleghi come “il repubblicano preferito da Joe Biden”, avevano silurato McCarthy, colpevole di aver trovato un accordo con i democratici per evitare lo shutdown, la parziale chiusura delle attività del governo federale. La bocciatura di Jordan, voluta dalla componente moderata interna al partito repubblicano, ha reso ancora più evidente lo stato di confusione che agita il Gop sotto la pesante influenza di Donald Trump.

Secondo diversi analisti il regolamento di conti che agita il partito di Ronald Reagan e lo stallo al Congresso che blocca la regolare attività legislativa della Camera stanno minacciando gli obiettivi della politica estera americana. Una circostanza richiamata anche da Biden nel corso del suo secondo discorso dallo Studio Ovale. Citando il suo predecessore Franklin Delano Roosevelt il presidente ha sostenuto che, come nella Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti “stanno costruendo l’arsenale della democrazia al servizio della causa della libertà” e ha sottolineato la capacità della leadership Usa nel “tenere insieme il mondo” e nel mantenere sicuro il Paese. “So che abbiamo delle divisioni in casa nostra” ha riconosciuto Biden spronando i suoi concittadini a superarle e a non permettere alla “politica meschina, partigiana e rabbiosa di intralciare le nostre responsabilità di grande nazione”.

A causa delle critiche per l’età avanzata e i sospetti di corruzione che hanno coinvolto suo figlio e in parte lui stesso, il presidente negli ultimi tempi ha faticato a guadagnare consensi nell’opinione pubblica. I tragici eventi in Medio Oriente stanno fornendo però a Biden la possibilità di mostrare le sue doti di leader dalla mano ferma in contrapposizione ai repubblicani che il Financial Times definisce i “kamikaze di Capitol Hill”. Nella richiesta di fondi annunciata in televisione il vecchio Joe ha lanciato la sfida al partito avversario includendo stanziamenti per migliorare la sicurezza al confine con il Messico, una delle priorità care al Gop.

Politico rileva che per il presidente la guerra in Medio Oriente rappresenta un'opportunità per resettare la sua campagna per un secondo mandato alla Casa Bianca. Per gli elettori americani “la politica estera non è mai una questione importante a meno che non ci siano truppe sul campo” afferma Elaine Kamarck, esperta del Brookings institution, la quale però aggiunge che a cambiare le carte in tavola è “la contrapposizione tra il partito repubblicano e quello democratico. Il primo incapace di governare e il secondo con un presidente che sa quello che sta facendo”.

Anche se si tratta di una valutazione che potrebbe cambiare considerando la gravità della situazione in Israele, gli analisti sembrano concordi nel riconoscere che, almeno per il momento, Biden ha mostrato una dote sempre più scarsa nella politica americana recente: essere apparso presidenziale.

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