Ora gli Houthi vogliono la guerra sottomarina: perché Internet è a rischio

I blitz militari americani non fermano gli Houthi che adesso, dopo aver sconvolto il traffico commerciale nel Mar Rosso, potrebbero avere nuovi spaventosi piani

Ora gli Houthi vogliono la guerra sottomarina: perché Internet è a rischio
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E se dopo aver preso in ostaggio il traffico commerciale marittimo nelle acque del Mar Rosso gli Houthi si stessero preparando ad un nuovo e sconvolgente coup de théâtre in Medio Oriente? E quale potrebbe essere il nuovo target dei ribelli yemeniti? A questi inquietanti interrogativi prova a dare una risposta Foreign Policy. La rivista ha infatti preso in esame la minaccia dei miliziani filoiraniani alla rete di cavi sottomarini attraverso i quali passano comunicazioni internet, dati finanziari ed informazioni che potrebbero mettere in ginocchio gli apparati militari di diversi Paesi.

Sono stati gli stessi ribelli yemeniti a fornire una traccia del loro prossimo obiettivo. A fine dicembre un account legato agli Houthi ha postato su Telegram minacce ai cavi in fibra ottica che incrociano nello stretto di Bab el-Mandab, porta d’ingresso nel Mar Rosso e più a nord del Canale di Suez. I piani dei proxy di Teheran sono stati poi rilanciati da altri gruppi appartenenti al cosiddetto Asse della resistenza, incluso il movimento libanese degli Hezbollah.

Circa il 99% delle comunicazioni intercontinentali passa attraverso tubi sottomarini. E non si tratta solo di internet, transazioni finanziari e trasferimenti monetari tra le banche. Molte strutture della difesa dipendono dai cavi”, spiega Timothy Stronge, vicepresidente dell’istituto di ricerca TeleGeography, aggiungendo inoltre che la regione del Mar Rossoè piuttosto critica per le connessioni tra l’Europa e l’Asia”. Le stime indicano che il 17% del traffico internet passa proprio dall’area in questione.

L’agenzia di telecomunicazioni yemenita prende sul serio i piani degli Houthi e ha diffuso l’allarme su un possibile sabotaggio della rete sottomarina composta nel Mar Rosso da almeno 16 cavi, molti dei quali non più spessi di un tubo flessibile vulnerabili non solo agli attacchi dei terroristi ma anche a terremoti, attrezzature per la pesca e ancore delle navi. Una delle arterie più strategiche lunga 25mila chilometri è l’Asia-Africa Europe AE-1 che va dal sud-est asiatico al Vecchio continente.

I ribelli yemeniti hanno dimostrato sia a parole che con i fatti di non temere i blitz militari americani lanciati a seguito della morte a fine gennaio di tre soldati Usa in Giordania. Di qui i timori per nuove iniziative dei fedayn. Una piccola fonte di ottimismo arriva però da un report del Gulf Security Forum secondo il quale gli Houthi non sarebbero in possesso di un adeguato livello di competenze e strumentazioni per danneggiare la rete sottomarina.

Nonostante tale considerazione gli analisti evidenziano comunque che in alcuni punti i cavi sono adagiati su un fondale poco profondo e ciò non renderebbe necessario l’utilizzo di sofisticati sommergibili per raggiungerli.

Altri esperti ricordano il supporto finanziario e militare fornito dall’Iran ai suoi alleati e ipotizzano che Teheran, in caso di ulteriori escalation con gli Stati Uniti, potrebbe intervenire per colmare il gap tecnologico dei ribelli yemeniti aiutandoli a realizzare i loro nuovi spaventosi progetti.

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