Joe Biden influenzato dall'esperto scettico sugli aiuti Usa all'Ucraina?

Il Kyiv Post riporta le frequenti visite alla Casa Bianca dell'analista Samuel Charap da anni sostenitore di negoziati tra Kiev e Mosca che comporterebbero perdite territoriali a danno dell'Ucraina

Joe Biden influenzato dall'esperto scettico sugli aiuti Usa all'Ucraina?
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La Casa Bianca è ancora convinta di voler fonire supporto totale a Kiev nel conflitto in Ucraina? Il sospetto che a Washington qualcosa stia cambiando serpeggia da alcune settimane, cioè da quando il presidente Biden ha promesso la prosecuzione del sostegno all’alleato adoperando l’espressione"sinché potremo" invece della ormai solita "sinché ce ne sarà bisogno". Un ulteriore elemento di dubbio lo solleva adesso il Kyiv Post il quale rivela come al 1600 di Pennsylvania Avenue faccia sempre più spesso capolino Samuel Charap, uno tra gli analisti più critici della politica adottata sin qui dall'amministrazione democratica nei confronti del conflitto nell’Europa dell'Est.

Esperto di scienze politiche presso il centro studi Rand Corporation, un think tank finanziato in gran parte dal governo Usa, Charap ha sostenuto posizioni favorevoli ad un negoziato tra Kiev e Mosca - che di fatto favorirebbe il Cremlino - sin dall’inizio dell’invasione “silenziosa” compiuta nel 2014 dagli omini verdi russi nella penisola di Crimea e nel Donbass. L’analista ha lavorato in passato nel Policy Planning Staff del dipartimento di Stato e sarebbe oggi una presenza quasi fissa nei meeting del National Security Council, l’organismo che dal 1947 assiste il presidente in materia di sicurezza nazionale.

L’Nsc è guidato da Jake Sullivan, indicato da Biden come il principale referente per il dossier ucraino, ed opera dalla West Wing della Casa Bianca. Dai dati contenuti nel registro dei visitatori risulta che Charap abbia compiuto visite sempre più frequenti nella sede del potere esecutivo americano: tre sono gli accessi segnalati nel 2021, nove nel 2022 e otto nel 2023 ma quest’ultimo potrebbe non essere il numero definitivo. Quel che è certo è che nel luglio dell’anno scorso l’analista ha incontrato il vice di Sullivan, Jonathan Finer.

Per avere un'idea del pensiero di Charap basta scorrere i suoi scritti pubblicati su alcune tra le riviste più autorevoli. “L’Ucraina deve trattare con la Russia se vuole sopravvivere a questa crisi” scriveva su Foreign Policy nel 2014 pochi mesi dopo l’annessione illegale della Crimea. “Le forniture militari americane non aiuteranno gli ucraini né serviranno ad intimidire Vladimir Putin si legge in un altro suo articolo del gennaio del 2022, un mese prima dell’inizio della guerra di aggressione russa. E ancora, nel luglio dell’anno scorso, quindi quando la controffensiva voluta da Volodymyr Zelensky era in una fase iniziale, Charap sosteneva che “nella politica internazionale non si sceglie con chi interloquire. Non c’è modo di concludere la guerra senza coinvolgere Mosca e alla fine Washington, Kiev, Berlino e altri dovranno provare a farlo”. In un articolo apparso nello stesso periodo sul New Yorker l’esperto della Rand Corporation spiegava poi di non ritenere necessarie le concessioni ucraine aggiungendo però “di non vedere alternative” al verificarsi di tale circostanza.

Il Kyiv Post non è in grado di fornire prove della reale influenza di Charap sulla politica estera di Biden ma in effetti alcune ricostruzioni giornalistiche hanno evidenziato un cambio di approccio della Casa Bianca. E non solo in termini linguistici.

Appena pochi giorni fa Politico ha rivelato infatti che l’amministrazione democratica “sta silenziosamente spostando il focus dal supportare l’obiettivo ucraino di una vittoria totale sulla Russia al migliorare la sua posizione in vista di negoziati che mettano fine al conflitto”. Una strategia che con tutta probabilità comporterebbe concessioni territoriali da parte di Kiev e che sembrerebbe molto vicina alla visione esposta da anni da Charap.

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