Nonostante l'endorsement di Joe Biden in favore di Kamala Harris, sulla carta la prossima convention democratica non ha nulla di certo. I delegati possono votare chi preferiscono all'interno di una piccola rosa di papabili di spicco sebbene a Harris spetti una sorta di prelazione morale, date le circostanze. E in casa dem sembrano già palesarsi i primi "ritiri" di pezzi da novanta, pronti a fare un passo indietro per ricompattare il partito attorno alla vicepresidente.
Che convention sarà?
"Non c'è nessuno in questo momento che si stia preparando dietro le quinte per sfidare la vicepresidente Harris". Lo hanno affermato alla Cbs News fonti vicine al governatore della California Gavin Newsom e alla governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, due democratici considerati possibili candidati alla presidenza al posto di Biden. I due si starebbero "preparando a farsi da parte" dopo che il presidente Biden ha appoggiato Harris e non intendono sfidare la vice presidente alla convention democratica. Si tratta di due nomi "presidenziabili", che potrebbero stare costruendo campagne future, ma difficile che possano accrescere il caos del partito, remando contro Harris.
Al momento, tuttavia, in casa dem regna una certa confusione. Alcune delle figure più influenti del Partito democratico esprimono già le loro differenze sul processo che dovrà portare alla nomina ufficiale del candidato per la Casa Bianca. Se Barack Obama si è espresso a favore di processo di primarie aperte nella convention di agosto a Chicago, l'ex presidente Bill Clinton e l'ex segretario di Stato Hillary avevano invece offerto il loro endorsement per Harris, sulla scia di quanto fatto da Biden. "Ora è il momento di sostenere Kamala Harris e lottare con tutto ciò che abbiamo per eleggerla". Anche l'ex speaker della Camera, Nancy Pelosi, in una dichiarazione di omaggio a Biden ha evitato di esprimere il proprio sostegno a favore dell'attuale vice presidente. In precedenza, Pelosi aveva fatto trapelare di essere favorevole a una convention aperta, come auspicato da Obama.
Gli altri leader dem
A seguire, si fanno i nomi del governatore dell'Illinois JB Pritzker, erede miliardario della fortuna degli Hyatt Hotels, distintosi per i suoi insulti taglienti contro Trump. Pritzker possiede anche un significativo record progressista come governatore per due mandati, ottenendo notevoli vittorie sui diritti all'aborto e sul controllo delle armi, e ha spostato il Partito Democratico dello Stato lontano dalla sua politica tradizionalmente di centro-sinistra.
Il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, ex procuratore generale dello Stato, è noto per essere, invece, un leader misurato, concentrato principalmente su questioni non ideologiche durante il suo mandato. Viaggia con tassi di approvazione del 64%, ma soprattutto guida uno stato che ogni sfidante democratico di Trump deve assolutamente vincere. Nel calderone potrebbero spuntare anche il Segretario ai Trasporti Pete Buttigieg e i senatori Cory Booker del New Jersey e Amy Klobuchar del Minnesota. Tutti e tre si sono già candidati alla presidenza e sono familiari agli elettori Democratici. Il governatore Andy Beshear del Kentucky, che ha vinto la rielezione nel 2023, ha anche lui attirato l'attenzione nazionale per il suo improbabile successo come democratico in uno stato repubblicano in cui Biden è profondamente impopolare.
La corsa per la vicepresidenza
Nelle ore in cui Joe Biden continuava a resistere all'assalto sempre crescente di chi gli chiedeva di rinunciare alla corsa per la rielezione, finanziatori del partito democratico non solo davano già per scontato che il presidente dovesse passare il testimone a Kamala Harris, ma stavano anche lavorando per scegliere il suo vice. E' quanto rivelava il Washington Post, citando quattro fonti informate che spiegano come figure influenti del partito fossero sempre più inquiete e preoccupate per il restringersi del tempo a disposizione per il passaggio di consegne. Secondo queste fonti, in questi giorni sono stati contattati i team dei governatori di Pennsylvania e Kentucky, Josh Shapiro e Andy Beshear. Ed è stato espresso dai finanziatori l'interesse a valutare anche i nomi del governatore della North Carolina, Roy Cooper, della governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, e del senatore dell'Arizona, Mark Kelly.
Secondo Rachel Rizzo, senior fellow dell'Atlantic Council, uno dei più importanti think tank americani, il partito punterà a una transizione ordinata: Kamala Harris candidata alla presidenza, che sceglie un candidato vice tra i
maschi bianchi e moderati del suo partito. Come Roy Cooper, Josh Shapiro o Andy Beshear. L'alternativa, un tutti contro tutti, sarebbe molto caotica e non darebbe un'immagine di unità del partito democratico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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