Khan Younis, raid di Israele. "Colpiti due capi di Hamas"

Oltre 90 morti e 300 feriti nel campo profughi. Giallo sulla sorte di Deif. I miliziani: ora rivolta in Cisgiordania

Khan Younis, raid di Israele. "Colpiti due capi di Hamas"
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Uno dei giorni più neri nella guerra a Gaza, chi c'era l'ha definito l'inferno in terra. Almeno 90 palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano su un'area designata come umanitaria vicino a Khan Younis. Il raid, secondo Tel Aviv, ha preso di mira alti dirigenti di Hamas, e in particolare il capo dell'ala militare Mohammed Deif. Per il ministero della Sanità palestinese, più di 289 persone sono rimaste ferite. Il luogo colpito sembra attraversato da un terremoto e i video della zona mostrano rottami fumanti, vittime insanguinate caricate sulle barelle, un viavai di ambulanze. Altre persone scavano tra sabbia e macerie in un grande cratere alla ricerca dei sopravvissuti. Hamas ha precisato che è stata colpita l'area di al-Mawasi che ospita centinaia di migliaia di sfollati. L'esercito dello Stato ebraico aveva esortato i palestinesi a cercare rifugio proprio lì.

L'operazione aveva come obiettivo proprio l'inafferrabile Deif, in un'«area aperta» dove c'erano «solo terroristi e nessun civile». Anche Rafa'a Salameh, il comandante dell'organizzazione a Khan Younis, era un altro bersaglio e per la tv saudita al-Hadath è morto. «Non c'è certezza assoluta

che siano stati eliminati», ha detto in serata il premier israeliano Benjamin Netanyahu, aggiungendo che lui stesso ha dato l'ok al raid quando ha saputo che «non c'erano ostaggi nelle vicinanze» e appurato quali potessero essere «i danni collaterali».

«Quanto accaduto - ha detto Abu Zuhri, esponente del gruppo islamista - è una grave escalation nella guerra genocida, appoggiata dagli Usa e dal silenzio del mondo». Per Zuhri l'attacco mostra che Israele non vuole un accordo per il cessate il fuoco. Poi Hamas si è pure rivolto ai palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. «Facciamo appello a tutte le brigate della resistenza affinché si mobilitino per Gaza e in fedeltà al sangue dei martiri». Mentre il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant in risposta ha riunito i vertici delle Forze di difesa e dello Shin Bet, il servizio segreto interno.

La situazione è tragica e le trattative sembrano ora in pericolo. Anche Benjamin Netanyahu valuterà la situazione con funzionari della sicurezza e militari per decidere i prossimi sviluppi. Tutto ciò è accaduto perché Deif rimane uno degli obiettivi principali dell'esercito israeliano. Il capo delle Brigate al-Qassam è un mito a Gaza, dopo essere sfuggito alla cattura ed essere sopravvissuto a diversi tentativi di eliminarlo. Ed è pure una delle menti dietro l'attacco di Hamas del 7 ottobre. I vertici israeliani hanno ritenuto che tentare di uccidere Deif valesse il rischio

di danneggiare i negoziati. L'intelligence militare israeliana e l'esercito ritengono al momento che Deif sia rimasto «gravemente ferito», Hamas invece smentisce.

Ma la giornata di ieri è stata segnata anche da altri episodi. Le Forze di difesa israeliane hanno fatto irruzione in una sede dell'Unrwa, nella città di Gaza, dove hanno trovato grandi quantità di armi. E Hamas invece ha denunciato un raid dello Stato ebraico a una sala di preghiera in un campo profughi a ovest di Gaza City, che ha causato 17 morti. La situazione è incandescente anche sul fronte interno a Israele.

Ieri migliaia di manifestanti si sono diretti verso Tel Aviv, alla residenza del premier Netanyahu, per chiedere a gran voce la liberazione degli ostaggi: «Bring them home now!», «Portiamoli a casa ora», hanno scandito insieme.

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