"Una minaccia per gli Stati Uniti": l'affondo dell'Fbi contro i supporter di Trump

L'agenzia federale teme azioni violente dei sostenitori dell'ex presidente Usa in vista delle elezioni del 2024

Intervento di Trump in Michigan nell'aprile del 2022
Intervento di Trump in Michigan nell'aprile del 2022
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Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump al momento è solo una possibilità ma gli agenti dell’Fbi si trovano ad affrontare una minaccia che è già reale: quella cioè che elementi estremisti appartenenti alla galassia Maga (Make America Great Again) - i sostenitori più accesi del tycoon - possano seminare il caos in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Per questo il Bureau scende in campo aumentando la vigilanza su una specifica categoria di cittadini americani di destra che potrebbe compiere atti violenti in nome del miliardario.

Non è un’ipotesi o uno scenario irrealistico. È già accaduto infatti il 6 gennaio 2021, quando l’America ha assistito, impotente e sotto choc, all’assalto al Congresso da parte dei seguaci dell’allora presidente sconfitto dal candidato del partito democratico Joe Biden. La rivolta era scattata quando l’allora vicepresidente Mike Pence aveva reso noto che non avrebbe seguito Trump nel suo piano volto a invalidare i risultati ufficiali delle elezioni del 2020. “È solo questione di tempo, la giustizia sta arrivando”, questa la minaccia rivolta a Pence da uno dei partecipanti all’attacco, un uomo soprannominato “lo sciamano” per il suo copricapo con pelo e corna e la sua lancia con la bandiera degli Stati Uniti.

Sebbene i dati dell’agenzia mostrino un calo delle indagini dopo la fine dei procedimenti contro i partecipanti alla ribellione del 6 gennaio, il direttore dell’Fbi Christopher Wray è convinto che l’assalto al Campidoglio non sia un caso isolato e il pericolo sia ancora presente. Liz Sherwood-Randall, la Consigliera per l’Homeland Security, ritiene che "l’uso della violenza per perseguire fini politici mette a rischio la nostra sicurezza pubblica e quella nazionale, i nostri valori, le nostre regole, la nostra democrazia”.

In un report congiunto presentato lo scorso giugno a Capitol Hill dal Bureau e dal Department of Homeland Security si legge che “sviluppi sociopolitici come le narrazioni sulle frodi elettorali, l’impatto dell’irruzione al Congresso, le condizioni legate alla pandemia di Covid-19 e le teorie cospiratorie che promuovono la violenza porteranno quasi certamente terroristi interni” a passare all’azione. Il Newsweek rivela che l'Fbi per rispondere a questa minaccia ha creato una nuova categoria di elementi su cui vigilare accomunati dalla loro contrarietà all’autorità del governo e che intendono “compiere atti violenti contro chi sia collegato ad uno specifico partito politico”. Anche se Trump e i suoi seguaci non vengono menzionati in maniera esplicita in questa definizione, fonti consultate dalla rivista americana ammettono che si riferisca ai sostenitori del miliardario. Con una precisazione: il linguaggio adoperato è neutro e troverebbe applicazione anche nel caso in cui le violenze fossero perpetrate da simpatizzanti dei democratici.

Alcuni repubblicani accusano da tempo l’Fbi di essere uno strumento del deep state contrario a Trump e hanno chiesto un taglio dei finanziamenti al Bureau. L’anno scorso, subito dopo la perquisizione che portò alla scoperta di documenti classificati custoditi nella residenza in Florida del miliardario, i sostenitori del tycoon avevano minacciato di morte Christopher Wray.

Fu Trump a nominarlo alla guida dell’agenzia federale e di lui disse:“ha un curriculum impeccabile. Ci renderà fieri”. Come per altre figure cadute in disgrazia nella cerchia dell’ex presidente, il popolo Maga e il suo dominus hanno però già cambiato idea.

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