Washington e i suoi alleati attendono con il fiato sospeso l’esito delle urne in quello che potrebbe essere uno dei giorni più lunghi nella storia recente della democrazia americana. L’amministrazione Biden è ben consapevole che anche i nemici degli Stati Uniti osserveranno con attenzione quanto succederà oggi negli Usa e funzionari della sicurezza nazionale avrebbero già lanciato l'allerta per i piani che Paesi come Russia, Cina, Iran e Corea del Nord potrebbero mettere in atto per destabilizzare la superpotenza di qui al giuramento del prossimo presidente, chiunque esso sia, previsto il 20 gennaio del 2025.
Il Pentagono, scrive il Washington Post citando una fonte anonima del dipartimento della Difesa statunitense, si prepara a “diversi scenari” e starebbe analizzando quale entità straniera ostile possa trarre vantaggio durante il periodo di transizione tra l’amministrazione uscente e quella entrante. Sullo sfondo ci sono i timori legati al sostegno fornito dalla Casa Bianca all’Ucraina e ad Israele che attirano, rispettivamente, l’ira crescente di Mosca e di Teheran. Non sono da meno poi le minacce che da Oriente potrebbero arrivare dal regime cinese e da quello nordcoreano.
A rafforzare l’allarme lanciato dagli States è arrivata nelle scorse ore la notizia del test di un missile balistico intercontinentale condotto dalla Corea del Nord che ha raggiunto settemila chilometri di altitudine volando per un’ora e 26 minuti. Un missile, sostengono gli esperti, che sarebbe in grado di colpire gli Stati Uniti.
Funzionari dell’intelligence americana hanno denunciato già da tempo gli sforzi esercitati da alcune nazioni per seminare disinformazione durante la campagna elettorale per le presidenziali. Tali iniziative non sarebbero destinate a terminare oggi ma, sfruttando possibili incertezze legate all’esito della battaglia elettorale tra Donald Trump e Kamala Harris, potrebbero proseguire per settimane se non, addirittura, per mesi.
In particolare, come si legge in un report declassificato redatto dal Consiglio per la sicurezza nazionale (Nic), Russia e Cina potrebbero con alta probabilità “considerare tattiche volte a fomentare” atti di violenza o “amplificare minacce” nel periodo post-elettorale. Nella sua analisi il Nic sostiene che Mosca, Pechino e Teheran sarebbero in grado di “accedere ad alcune reti e sistemi elettorali degli Stati Uniti” sebbene potrebbero non dare seguito alle minacce per timore di ritorsioni.
Al momento sarebbero comunque i russi a destare maggiormente l’attenzione dell’intelligence americana. “Sono molto bravi in quello che fanno”, afferma l’ex direttore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale Paul Nakasone, secondo il quale il Cremlino “comprende le questioni che dividono gli Usa” molto meglio di iraniani, cinesi e nordcoreani.
Ulteriori segnali preoccupanti per la Casa Bianca arrivano dalle pagine del Wall Street Journal che riporta come il regime di Vladimir Putin sarebbe impegnato a destabilizzare gli States alle prese con l’imminente cambio di amministrazione non solo attraverso la propaganda sui social ma anche con azioni dalle potenzialità letali finalizzate a punire Washington e i suoi alleati schierati al fianco dell’Ucraina.
Il quotidiano finanziario ha rivelato i sospetti dell’intelligence per una campagna segreta di sabotaggi ordita da Mosca. Secondo gli investigatori i russi avrebbero cercato di imbarcare lo scorso luglio almeno due dispositivi incendiari su aerei cargo o passeggeri diretti negli Stati Uniti o in Canada. Solo per un caso si sarebbe evitato il peggio. Tali dispositivi, forse parte di un test più ampio, avrebbero infatti preso fuoco in due centri Dhl in Germania e in Inghilterra.
E mentre da Mosca il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov definisce le accuse “tipiche insinuazioni senza sostanza dei media”, in America gli elettori si preparano alla notte elettorale con un senso di insicurezza senza precedenti. In patria e all’estero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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