Gli Usa lavorano la Nato asiatica: così il progetto Aukus contiene Pechino

Il patto Aukus si sta allargando. Ecco come si evolve la strategia degli Stati Uniti nell'Indo Pacifico per contenere la Cina

La Guerra Fredda ha visto gli Stati Uniti impostare una politica volta a formare meccanismi multilaterali caratterizzati dalla presenza di un solido trattato alla base al fine di adottare la politica di “contenimento” dell’Unione Sovietica raccomandata da George Kennan nel suo “Lungo Telegramma”. Il principale esempio di tali sistemi è certamente rappresentato dalla NATO, meglio nota come “Alleanza Atlantica”. A seguito della conclusione della Guerra Fredda il sistema internazionale è andato tuttavia incontro ad una profonda mutazione. La fine del conflitto ideologico ha determinato il venir meno del collante che teneva insieme i vari blocchi. Al contempo il mondo ha visto forte crescita dell’importanza economica e militare di attori caratterizzati da una politica estera fortemente westfaliana, incentrata sul perseguimento dell’interesse nazionale e sulla forte diffidenza nei confronti di meccanismi generanti obbligazioni che incidono sulla politica interna ed estera.

In conseguenza di ciò, l’attuale sistema internazionale risulta caratterizzato da una forte imprevedibilità. A tal proposito, le strutture multilaterali caratterizzate da rigide obbligazioni e processi di decision-making lenti e complessi non risultano più funzionali. In virtù di ciò, gli Stati Uniti hanno promosso negli ultimi anni la formazione di strutture minilaterali, meccanismi flessibili composti da un ristretto numero di attori, nonché da un’elevata convergenza di interessi strategici e dall’assenza di rigide obbligazioni reciproche. L’Indo Pacifico, attualmente l’area maggiormente importante a livello strategico per Washington, risulta certamente l’area maggiormente interessata da tale processo. La regione ha rappresentato già durante la Guerra Fredda un teatro decisamente ostile alla formazione di strutture multilaterali, in virtù dell’intersezione di due fattori. In primo luogo, la profonda inimicizia tra i principali partner statunitensi nell’area, in particolare Corea del Sud e Giappone. In secondo luogo, la soddisfazione dei vari attori vicini agli Stati Uniti delle assicurazioni bilaterali fornite da Washington. A causa di ciò, gli Stati Uniti abbandonarono l’idea di istituire un’alleanza simile alla NATO nell’area, rassegnandosi alla formazione di un sistema di alleanze bilaterali.

Il patto AUKUS

Il 15 settembre 2021 Stati Uniti, Regno Unito e Australia hanno annunciato la formazione dell’AUKUS, uno dei principali esempi di meccanismi multilaterali attualmente esistenti. La formazione del patto ha rappresentato una delle più significative manovre adottate dagli Stati Uniti nell’ottica del contenimento della Repubblica Popolare Cinese. L’AUKUS risulta dotato di una struttura piuttosto semplice, costituita da due pilastri. Il Pilastro I è incentrato sulla condivisione di tecnologia e informazioni al fine di dotare l’Australia di sottomarini a propulsione nucleare.

Tale intento è legato alla necessita di rendere Canberra in grado di massimizzare le proprie capacità militari e l’interoperabilità delle proprie forze con Washington e Londra al fine di far fronte ad eventuali azioni ostili da parte della Cina. Il 13 marzo 2023 i tre paesi membri hanno ufficialmente indicato la modalità di attuazione del Pilastro I, mediante la sostituzione del progetto di sottomarino SSNR, internamente britannico, con il programma SSN-AUKUS, il quale vede la partecipazione dell’Australia e un maggiore impiego di tecnologia americana. Al contempo gli Stati Uniti hanno approvato il trasferimento di due sottomarini classe Virginia al governo di Canberra.

Il Pilastro II risulta invece essere nettamente più ampio. I tre componenti del patto si sono infatti impegnati ad incrementare la propria cooperazione e l’interoperabilità tra le proprie forze entro quattro campi d’azione: capacità cyber, intelligenza artificiale, tecnologia quantica e capacità sottomarine supplementari. Nell’aprile 2022 i tre paesi membri hanno aggiunto al Pilastro II quattro aree di cooperazione: capacità ipersoniche, guerra elettronica, innovazione e information sharing. L’attuazione delle priorità indicate nel Pilastro II è stata perseguita mediante la formazione di gruppi di lavoro congiunti che operano sulle singole capacità da migliorare. Differentemente dal Pilastro I, il secondo pur attenendo al patto AUKUS, non limita la collaborazione ai soli tre paesi membri, risultando aperto anche a contributi da attori esterni.

Il JAUKUS

Il Giappone ha storicamente rappresentato uno degli attori maggiormente proattivi nell’area dell’Indo Pacifico, risultando centrale nella promozione di iniziative volte al contenimento della Cina. In particolare, lo storico discorso sull’arco asiatico della democrazia tenuto in India nel 2007 dal Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha infatti rappresentato il punto di partenza per la formazione del primo QUAD.

La Strategia di Difesa Nazionale giapponese rilasciata nel 2022 ha sottolineato la necessità di una forte cooperazione con gli alleati nel settore delle moderne tecnologie, nell’ottica di una vera e propria guerra tecnologica con i propri competitors nel lungo termine. Data la forte comunanza di intenti con i tre paesi membri dell’AUKUS, il Giappone è stato indicato come un potenziale ottimo partner nell’ambito delle iniziative del Pilastro II.

I ministri della Difesa dei paesi membri dell’AUKUS hanno recentemente indicato di aver preso in considerazione l’avvio di un’effettiva cooperazione con Tokyo. Il Giappone risulta infatti dotato di rilevanti risorse finanziarie, nonché di un elevato livello di sviluppo tecnologico, ambedue essenziali per il perseguimento delle priorità del Pilastro II. Tuttavia, la cooperazione tra l’AUKUS e Tokyo risulta incentrata su un modello project to project e non prevede al momento un effettivo ingresso del Giappone nel patto.

La mancata inclusione di Tokyo nel patto è legata in primis alla necessità di consolidare la struttura attualmente esistente, evitando di aggiungervi il peso dell’integrazione di un nuovo attore. In secondo luogo, il Giappone presenta gravi difficoltà sul fronte del controspionaggio. La legislazione giapponese sul tema risulta infatti nettamente più morbida rispetto alle controparti AUKUS, nonché comprendente una quantità di fattispecie di reato nettamente inferiore. In ultima analisi anche il settore privato ed educativo giapponese risentono di una scarsa preparazione in tal senso.

Una nuova alleanza

La prospettiva di un possibile contenimento della Cina venne indicata già nella strategia di sicurezza nazionale statunitense del 1993. Tale prospettiva è stata concretizzata a seguito della forte crescita economica e militare del Pechino, la quale ha visto l’adozione di toni sempre più revisionisti da parte della leadership cinese. Negli ultimi anni la Cina ha fortemente inasprito la propria retorica sulle rivendicazioni territoriali che la vedono coinvolta nel Mar Cinese Meridionale. La postura cinese non si è tuttavia limitata alle mere dichiarazioni, ma è sfociata in vere e proprie azioni lesive della sovranità di altre nazioni dell’area. Il caso più eclatante è probabilmente rappresentato dall’incidente della Secca di Scarborough, a seguito del quale Pechino ha de facto strappato il controllo dell’area alle Filippine.

Sebbene caratterizzata da un solido obbiettivo di base quale il contenimento della Cina, la politica estera americana nell’Indo Pacifico risulta frustrata dal ruolo problematico del Giappone. Tokyo, infatti, intrattiene ancora oggi relazioni piuttosto burrascose con alcune nazioni dell’area, retaggio del brutale passato coloniale nipponico. Al contempo, a seguito del secondo conflitto mondiale Tokyo, pur dimostrandosi un indispensabile alleato degli Stati Uniti, ha assunto una postura spiccatamente pacifista sul sistema internazionale, fattori che hanno determinato forti difficoltà nella formazione di un effettivo meccanismo di balancing nei confronti di Pechino. La nascita di un simile sistema non può tuttavia prescindere dall’inclusione del Giappone, pilastro del sistema di sicurezza regionale a guida americana.

Tuttavia, in virtù del carattere fortemente tecnico dell’AUKUS, incentrato sulla collaborazione in fattispecie molto specifiche, l’ingresso del Giappone non può dipendere solo da una comunanza di interessi strategici, ma anche di regole. L’eventuale nascita del JAUKUS è indissolubilmente legata alla capacità di Tokyo di adottare una profonda riforma del proprio sistema di contrasto allo spionaggio.

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