Le Pen davanti a tutti per il 2027: il sondaggio che ribalta la Francia

Le leader di Rn sembra essere la prescelta per guidare l'Eliseo nel 2027 con il 34% delle intenzioni di voto. A inseguirla, i papabili Édouard Philippe e Gabriel Attal in un sondaggio Ifop-Le Figaro

Le Pen davanti a tutti per il 2027: il sondaggio che ribalta la Francia
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A una settimana dalla controversa nomina di Michel Barnier a nuovo premier di Francia, un sondaggio per le presidenziali 2027 sembra assegnare un primato assoluto alla leader del Rassemblement National, Marine Le Pen.

I papabili inseguitori di Le Pen nel 2027

Nel 2027, infatti, scadrà il mandato presidenziale di Emmanuel Macron, che non potrà più ricandidarsi. Secondo l'indagine Ifop, Édouard Philippe e Gabriel Attal sono oggi nella posizione migliore per sperare di contrastare Le Pen. Secondo questo sondaggio, la leader di Rn otterrebbe tra il 34 e il 35% dei voti al primo turno, a seconda che si scontri contro Philippe (Horizons) o Attal (Rainassance). Il primo sarebbe posizionato meglio del secondo qualunque sia la configurazione elettorale scelta dal gruppo socialista.

Se questi ultimi, invece, presentassero Olivier Faure, Philippe otterrebbe il 27% dei voti al primo turno, contro il 24% di Gabriel Attal. Se dovessero puntare sull'ex presidente Francois Hollande, quest'ultimo raggiungerebbe il 26% dei voti contro il 22% dell'ex ministro dell'Istruzione. Il primo segretario del PS guadagnerebbe il 4% qualunque sia la configurazione nel campo macronista, l'attuale deputato della Corrèze l'8% nel primo caso, il 7% nel secondo. Il sondaggio, tuttavia, dà per scontato che la compagine di sinistra si presenti divisa all'appuntamento elettorale. In questo caso, Jean-Luc Mèlenchon (LFI) otterrebbe tra il 9 e il 10% a seconda dei casi e Fabien Roussel (PCF) tra il 5 e il 6%, così come l'ambientalista Marine Tondelier.

Il sogno di Le Pen di chiudere la carriera all'Eliseo

Sconfitta per due volte da Macron nelle presidenziali del 2017 e del 2022, Le Pen sogna da tempo l'Eliseo come acme della propria carriera. Dopo 13 anni dal congresso di Tours del 2011, quando prese il posto del discusso padre Jean-Marie, aveva riposto le sue speranze di poter piazzare a Matignon il suo delfino Jordan Bardella dopo le ultime legislative. Un sogno sfumato a causa della complessa architettura del voto d'Oltralpe, che ha trascinato per settimane il dramma della nomina di un primo ministro.

Tre anni sono lunghi e tutto può ancora accadere, ma la risposta proveniente dalle urne certo incoraggia la scalata della leader di Rn. C'è un programma e una campagna tutta da reinventare e -in parte-da ricostruire. Così come un progetto come la "preferenza nazionale" :ovvero l’idea di condizionare l’accesso ai servizi e all’impiego nel pubblico al possesso della nazionalità, creando un regime prioritario per i cittadini francesi. Un progetto la cui attuazione era stata smentita da Bardella, e il cui destino è ora in bilico. Un altro punto programmatico della leader era l’abolizione dello ius soli, che l’Rn aveva promesso di sancire non appena al governo, qualora fosse accaduto.

Le Pen: al di là di destra e sinistra

Ma che alcuni toni vadano smussandosi nei prossimi mesi è alquanto probabile: tra qualche giorno si aprirà il processo a suo carico per gli assistenti parlamentari pagati con i fondi europei al quale promette di essere presente per difendere la verginità del partito. Quanto alla polarizzazione ideologica, appena un paio di giorni fa, dalla sua roccaforte di Hénin Beaumont, Le Pen ha deciso di spiazzare tutti annunciando: "Io non faccio differenza tra persone di destra o di sinistra, anzi colgo l’occasione per ricordare che il Rassemblement national non è né di destra né di sinistra".

E il suo partito "al di là di destra e sinistra" ha intenzione di giocarsela sui singoli provvedimenti: "Non importa chi presenterà un testo: noi lo voteremo se ci sembra positivo per il Paese. Ci asterremo se i nostri emendamenti non saranno stati accolti.

E voteremo contro se ci sembrerà dannoso per la Francia. Così dovrebbe funzionare una democrazia". Una veste trasversale e dunque pigliatutti che in 36 mesi potrebbe mietere consensi, al di là del voto di protesta.

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