Le purghe dei generali russi: "Io rimosso per una critica". E Mosca arresta 13 ufficiali

Sollevato dall’incarico Ivan Popov: "Ho solo detto la verità sulla guerra". Maxi-retata di militari per il golpe Wagner fallito

Le purghe dei generali russi: "Io rimosso per una critica". E Mosca arresta 13 ufficiali
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Non c’è pace (in tutti i sensi) per i generali russi. Un altro alto comandante è stato rimosso per aver rivolto critiche sulle scelte dei vertici militari nella guerra in Ucraina, rese pubbliche da un deputato che era stato a sua volta un alto ufficiale. La cacciata di Ivan Popov, detto Spartaco (i generali russi hanno una passione per i nom de plume roboanti), comandante del 58° gruppo interarmi del distretto militare Sud, arriva a confermare il persistere di contrasti tra l’alto comando centrale e i generali in prima linea in guerra ancora venti giorni dopo il tentato colpo di mano di Evgenij Prigozhin. Il che significa in sostanza che continua una forma di dissenso molto pericolosa per Vladimir Putin.
E arriva nel momento in cui il Wall Street Journal pubblica una lista – ottenuta e verificata con proprie fonti in Russia – di 13 generali che sono stati arrestati o sollevati dai propri altissimi incarichi in seguito alla ribellione della Brigata Wagner dello scorso 24 giugno.

Il generale Popov - secondo le sue stesse parole diffuse dal deputato ed ex comandante dell’esercito Andrei Gurulyov, un esponente della linea dura che appare regolarmente alla televisione russa – ha affidato a un messaggio audio quella che ha definito «la verità da me riferita agli alti comandi sulla situazione al fronte».

Il 58° gruppo, che è schierato nella regione di Zaporizhzhia, «è stato accoltellato alle spalle dai fallimenti dell’alto comando (ovvero dalle scelte del generale Valery Gerasimov e del ministro della Difesa Sergei Shoigu, dei quali Prigozhin pretendeva le teste, nda) che ci ha colpevolmente negato sistemi di difesa anti artiglieria e di ricerca dell’artiglieria nemica proprio nei momenti più difficili e intensi».

Lo stile verbale di «Spartaco» somiglia molto (turpiloquio a parte) a quello di Prigozhin: fedeltà dichiarata a Putin, ma critiche durissime ai capi militari da lui scelti. E ora i blogger di guerra russi si dividono tra chi giudica le parole di Popov un’aperta sfida e quindi un tradimento e chi invece lo giudica un fedele comandante caduto in disgrazia. Secondo un canale Telegram vicino a Wagner, Popov avrebbe espresso a denti stretti a Gerasimov l’urgente necessità di richiamare dal fronte le proprie truppe stremate. «Potevo fare la scelta codarda di tacere oppure dire le cose come stavano, ma la mia coscienza mi ha imposto di denunciare apertamente i loro gravi errori, a nome dei compagni d’armi che sono morti sotto il fuoco nemico», ha dichiarato Popov. Il quale, dopo aver detto di rimanere «in attesa del proprio destino», è stato prontamente rimosso dall’incarico ed è sparito dalla circolazione.

Del resto, né Prigozhin né il «generale Armageddon» Andrei Surovikin sono stati più visti in pubblico dopo il 24 giugno. Con un tipico linguaggio burocratico che sfida il ridicolo, il capo della Commissione Difesa del Parlamento russo Andrei Kartapolov ha dichiarato la settimana scorsa che Surovikin «sta riposando e non è disponibile in questo momento». Fonti del Wall Street Journal hanno contato 13 alti ufficiali dell’esercito russo arrestati dopo il tentato putsch guidato dal capo di Wagner. Secondo queste fonti, Surovikin è stato trattenuto per lunghi interrogatori perché al corrente delle intenzioni di Prigozhin, ma non sarebbe considerato un suo complice nell’insurrezione.

Anche il vice di Surovikin, colonnello generale Andrei Yudin, e il vice capo dell’intelligence militare Vladimir Alekseyev sono stati arrestati e in seguito rilasciati: sono stati sospesi dal servizio, la loro libertà di movimento limitata e «messi sotto osservazione». Sarebbero in tutto una quindicina gli ufficiali di alto rango direttamente sospesi dal servizio o addirittura licenziati.

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