"Credo che Putin potrebbe venire facilmente in Brasile quello che posso dirvi è che, se io sono il presidente del Brasile e lui viene in Brasile, non lo arresteranno affatto". Con queste parole, rilasciate al giornale indiano First post, il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, nei giorni in cui si tiene il G20 a Nuova Delhi, manda un messaggio di rassicurazione a Vladimir Putin ove intendesse partecipare al forum delle venti economie più sviluppate al mondo, nel 2024, a Rio de Janeiro.
Le parole di Lula non sono trascurabili poiché la Corte penale internazionale dell’Aja, a marzo 2023, ha emesso un mandato d’arresto nei confronti del capo del Cremlino per la deportazione illegale dei bambini ucraini, considerata un crimine di guerra. Ciò significa che se Putin si dovesse recare in uno dei Paesi che riconosce la giurisdizione della Corte, 123 nel mondo, potrebbe essere arrestato dalle autorità locali per poi affrontare un processo nelle aule del tribunale internazionale.
Il Brasile è uno degli Stati aderenti allo Statuto di Roma del 1998 che ha definito la giurisdizione e il funzionamento della Corte, indi per cui se Putin si trovasse su suolo brasiliano sarebbe passibile di arresto. Le parole di Lula sembrano invece scongiurare tale ipotesi e finalizzate a tendere la mano al suo omologo russo per farlo uscire dall’isolazionismo in cui si trova dal febbraio 2022.
Non è la prima volta che Lula si esprime con clemenza nei confronti di Putin. Nell’ultima riunione dei Brics - l’organizzazione fondata nel 2009 comprendente Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica avente come scopo la sostituzione del dollaro come moneta per gli scambi commerciali - tenutasi il 24 agosto, Putin non si è presentato e ha inviato il suo ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Per l'occasione, Lula ha dichiarato: "Il ministro degli Esteri (Sergei) Lavrov è un diplomatico molto importante, ma sarebbe fondamentale che la Russia partecipasse a questo incontro (Brics) con il suo presidente (Putin). Discuteremo di questioni globali come la pace e la lotta contro la disuguaglianza, e vorrei discuterne personalmente con il presidente Putin".
Ancora più clamore ha suscitato, la sua esternazione in cui, in occasione dell’annuncio della sua candidatura per le presidenziali contro Bolsonaro, ha detto che “Putin e Zelensky sono entrambi responsabili della guerra in Ucraina”. Probabilmente, le intenzioni di Lula non sono solo quelle di far volare la colomba della pace nei cieli di Kiev e di Mosca ma di difendere l’alleanza dei Brics che secondo molti analisti è da considerarsi un potente raggruppamento in grado di rompere il monopolio del dollaro sul commercio internazionale, tant’è che si parla di nascente mondo multipolare.
Le dichiarazioni del presidente brasiliano non sono l’unico fatto ad aver indispettito la delegazione ucraina presente al vertice di New Delhi; il comunicato congiunto di tutte le delegazioni, giunto ieri, in riferimento alla guerra in Ucraina, parla di "sofferenza umana e degli
impatti negativi ulteriori della guerra in Ucraina per la sicurezza alimentare ed energetica" senza mai citare l’aggressione da parte della Federazione russa come richiesto da India e Cina, anch’esse membri Brics.
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