"Nessuno prova ad assassinare Biden o Harris". Elon Musk rivela la retorica dell'odio dei dem

I democratici, Joe Biden in testa, hanno definito a più riprese Donald Trump un "pericolo per la democrazia" e una "minaccia esistenziale": una retorica pericolosa, che fomenta divisioni e odio

"Nessuno prova ad assassinare Biden o Harris". Elon Musk rivela la retorica dell'odio dei dem
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Un pericolo esistenziale per la democrazia statunitense. Così è stato più volte definito il candidato repubblicano Donald Trump, uscito fortunatamente sano e salvo dal tentativo di assassinio avvenuto nei pressi del suo golf club a West Palm Beach, Florida, appena nove settimane dopo il primo tentativo. Il proprietario di X e patron di Tesla, Elon Musk, ha commentato l'accaduto, affermando che nessuno sta cercando di fare lo stesso con il Presidente Joe Biden o la Vicepresidente Kamala Harris. Rispondendo a un utente che gli chiedeva di moderare i toni e invitava all'unità, Musk ha ribadito il punto che, secondo lui, nessuno ha mai tentato di attaccare Biden o Harris e che non ci sono motivi per cui ciò avverrà in futuro.

"Nessuno ha mai provato a farlo, questo è il punto che sto sottolineando, e nessuno lo farà". Nel frattempo la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, si è detta "turbata" e ha condannato la "violenza politica" dopo il tentativo di assassinio dell'ex presidente. Ha sottolineato l'importanza di evitare ulteriori violenze e si è congratulata con i servizi segreti per la loro vigilanza. La candidata dem ha inoltre ribadito che l'amministrazione Biden garantirà al Secret Service tutte le risorse necessarie per proteggere l'ex presidente. Ma la retorica dei democratici contro il tycoon dice altro.

La retorica dei dem contro Trump che polarizza il dibattito

Nessuno può negare che Trump sia un politico polarizzante e spesso divisivo. O lo ami o lo odi. L'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 da parte dei suoi sostenitori rimane una macchia indelebile nella sua carriera. Le accuse mosse ai dem di aver "rubato" le elezioni del 2020, anche.

Ma anche i democratici hanno pesantemente contribuito a fomentare un clima di odio e di polarizzazione politica sin dalle elezioni del 2016, quando - con Hillary Clinton in testa - contestarono il risultato elettorale e la vittoria a sorpresa del candidato repubblicano, accusando il tycoon di essere "colluso" con Vladimir Putin e la Federazione russa. Da lì nacque, su insistenza proprio dei dem, l'inchiesta del Russiagate che provò che non vi era stata alcuna collusione tra la campagna di Trump e Mosca.

La narrazione che fomenta l'odio

Negli ultimi, più volte il presidente Joe Biden ha accusato l'ex presidente di essere una minaccia per la democrazia americana. Lo scorso dicembre, il leader di Washington ha definito il candidato repubblicano "una minaccia esistenziale" per il sistema di governo degli Stati Uniti, sottolineando che la democrazia è ancora più a rischio rispetto al 2020, poiché Trump sta apertamente dichiarando le sue intenzioni. Biden si riferiva ad alcune affermazioni di The Donald decontestualizzate e mal interpretate. Lo scorso marzo, durante un discorso in Ohio, il candidato repubblicano ha infatti dichiarato che, se non verrà rieletto, gli Stati Uniti andranno incontro a un "bagno di sangue".

Affermazioni che hanno generato profonda indignazione, soprattutto da parte della campagna di Joe Biden, che lo ha accusato di incitare alla violenza. Tuttavia, il commento di Trump è stato estrapolato da un contesto in cui si riferiva al settore automobilistico, minacciando una tariffa sulle auto importate dalla Cina. I media più vicini ai dem hanno sostenuto questa narrativa, rafforzando l'idea che il tycoon rappresenti una minaccia per la democrazia. Una narrazione, spinta dalla campagna di Biden, e ora da quella di Harris, oltre che da acuni media, che tuttavia rischia di essere molto pericolosa. La scorsa settimana, un editoriale pubblicato sul New York Times ha suscitato polemiche per aver etichettato Donald Trump e J.D. Vance come "nazisti".

Questa caratterizzazione ha causato indignazione tra i repubblicani, con Alex Bruesewitz, consigliere della campagna di Trump, che ha criticato il giornale accusandolo di fomentare la violenza attraverso questo tipo di retorica. Il secondo attentato di ieri ne è la prova.

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