Sunak fa retromarcia sulle politiche green. Cosa c'è dietro

In difficoltà nei sondaggi e con le elezioni alle porte, il leader conservatore Sunak posticipa il bando definitivo della produzione e vendita nel Regno dei veicoli con motori a benzina o diesel, dal 2030 al 2025

Sunak fa retromarcia sulle politiche green. Cosa c'è dietro
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È polemica, nel Regno Unito, per la decisione del primo ministro conservatore Rishi Sunak di posticipare il rinvio del bando definitivo della produzione e vendita di veicoli con motori a benzina o diesel dalla scadenza del 2030 al 2035, nonché dell’eliminazione graduale delle caldaie a gas. Il primo ministro ha affermato di voler nel mantenere l’impegno di raggiungere le zero emissioni di Co2 entro il 2050, ma di voler adottare un "approccio più pragmatico, proporzionato e realistico", in netto contrasto, dunque, con il catastrofismo green. Sunak si propone a metà strada tra coloro che vogliono un’azione drastica da parte del governo contro i cambiamenti climatici e quelli che non credono affatto che l'uomo sia il principale responsabile del riscaldamento globale, aggiungendo che il Regno Unito è già in vantaggio rispetto ad altri paesi nelle azioni di mitigazione.

Obiettivo: non pesare troppo sulle tasche dei britannici

Secondo Sunak, un'azione troppo netta di contrasto ai cambiamenti climatici rischierebbe di pesare troppo sui conti dei cittadini, pesando così sul consenso popolare verso le misure "green", che rischiano di essere troppo impopolari e impraticabili. "Ho l'opportunità di cambiare le cose e quello che non voglio fare è prendere decisioni a breve termine, facili vie d'uscita e, in definitiva, non essere sincero con il Paese", ha detto. La decisione dell'esecutivo è stata tuttavia criticata non solo dalle associazioni ambientaliste, ma anche dall'ex premier Boris Johnson, oltre che dalle stesse aziende automobilistiche che hanno investito sull'elettrico. Johnson ha avvertito il suo successore che sui cambiamenti climatici "non può permettersi di vacillare ora", sottolineando che le imprese "devono avere certezze" rispetto agli impegni già presi dal Regno Unito. Questo Paese, ha aggiunto l'ex premier conservatore, "è all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico e nella creazione di nuove tecnologie verdi. La rivoluzione industriale verde sta già generando un gran numero di posti di lavoro di alta qualità e contribuendo a stimolare la crescita e a far salire di livello il nostro Paese". Le imprese e l’industria, ha affermato, stanno "giustamente investendo ingenti in queste nuove tecnologie".

Sunak sotto accusa

Sunak è accusato dall'opinione pubblica - in particolare dai giornali progressisti, come il Guardian - di aver fatto retromarcia sugli impegni "green" già presi per seguire una precisa strategia elettorale. Un sondaggio esclusivo di Ipos Mori per l’Evening Standard ha rilevato, infatti, che sei elettori su 10 desiderano che le prossime elezioni si svolgano entro la fine di giugno 2024 (le prossime elezioni generali possono svolgersi in qualsiasi momento fino a gennaio 2025): i laburisti godono di un vantaggio del 20% nei sondaggi, mentre i conservatori hanno ottenuto solo uno dei tre seggi contesi nelle recenti elezioni suppletive. I conservatori devono recuperare terreno: i tories guidano il Paese da 13 anni, sin da quando David Cameron fece l'accordo con i Liberal Democratici di Nick Clegg, anche se è passato meno di un anno da quando l'attuale primo ministro Rishi Sunak è al potere. Premier che, secondo un altro sondaggio, questa volta dell'Observer, è considerato meno competente in economia rispetto ai suoi predecessori e piuttosto impopolare, in generale.

Circa il 23% dei britannici ritiene che Sunak sia la scelta migliore per la carica di Primo Ministro del Regno Unito contro il 30% delle persone che invece gli preferisce Keir Starmer, leader del partito laburista.

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