"Vuole colpire i cavi sottomarini". L'allarme negli Usa per le mosse del Cremlino

Funzionari Usa lanciano l'allarme per un incremento di attività sospette della Russia nelle vicinanze di infrastrutture sottomarine strategiche

"Vuole colpire i cavi sottomarini". L'allarme negli Usa per le mosse del Cremlino
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La minaccia russa non conosce confini e raggiunge anche le profondità marine. È quello che affermano funzionari americani citati dalla Cnn secondo i quali Mosca sta intensificando l’attività militare in prossimità dei cavi sottomarini. Tali operazioni per ora non si sarebbero tradotte in azioni ostili ma potrebbero presto avere come obiettivo il sabotaggio della sterminata rete che collega tra loro nazioni e continenti con inimmaginabili conseguenze a livello globale.

I tubi sottomarini garantiscono il regolare funzionamento delle connessioni internet, la trasmissione di transazioni finanziarie e di dati sensibili da cui sempre più dipendono le strutture della difesa dei singoli Stati. Proprio per infliggere attacchi a queste infrastrutture e paralizzare i suoi avversari la Russia avrebbe creato un’unita speciale militare nota come Direttorato principale della ricerca sottomarina (Gugi). Il Gugi risponde al ministero della Difesa della Federazione e potrebbe contare su unità di superficie, droni navali e almeno sei sottomarini a propulsione nucleare che vengono impegnati in continue attività di sorveglianza. Il Pentagono ritiene che questi sommergibili siano dotati di particolari strumentazioni, come ad esempio delle "braccia meccaniche", in grado di infliggere danni ai cavi in qualsiasi momento.

Siamo preoccupati per l’incremento dell’attività navale russa in tutto il mondo”, sostiene un funzionario Usa alludendo a piani di Mosca contro le infrastrutture subacquee degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Uno sviluppo che, qualora confermato, mostrerebbe l’abbandono da parte del Cremlino di ogni riserva in merito ad una tipologia di attacco dalle conseguenze catastrofiche per i governi, gli apparati militari e le popolazioni coinvolte. Tra le aree più a rischio ci sarebbero il Mar Baltico e il Mare del Nord. L’anno scorso un’inchiesta condotta dalle televisioni di Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia ha portato alla luce gli spostamenti di decine di navi spia russe che, dietro la finta facciata di imbarcazioni civili, avrebbero mappato cavi sottomarini, gasdotti e impianti eolici offshore. L’inquietante conclusione dell’indagine presentata dai media scandinavi con il nome di “Guerra fantasma” confermerebbe i piani della Federazione per un possibile sabotaggio su larga scala.

L’amministrazione Biden ha già fatto sapere che “qualsiasi danno alle infrastrutture sottomarine” potrebbe portare ad un’”escalation involontaria”. Per la verità i cavi non sono solo nel mirino della Russia. A marzo gli Emirati Arabi Uniti hanno accusato gli Houthi yemeniti di aver colpito tre reti subacquee nel Mar Rosso con ripercussioni su circa il 25% delle comunicazioni tra l’Asia e l’Europa.

Di recente le autorità americane hanno inoltre messo in guardia colossi tecnologici – tra questi Google e Meta che in parte possiedono molti cavi per la rete internet – dal rischio di manomissione da parte di navi cinesi. E proprio Pechino potrebbe aver già compiuto azioni ostili contro le infrastrutture che collegano Taiwan ad una sua isola periferica, Matsu.

L’ufficio per la Sicurezza nazionale della provincia ribelle ha esortato il parlamento locale a prendere provvedimenti per rafforzare la sicurezza di tali connessioni. Il timore è che Xi Jinping potrebbe scatenare un conflitto nella regione interrompendo il flusso di dati che scorrono nei fondali attorno all’isola. Uno scenario che giorno dopo acquista sempre più consistenza.

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