Biden non molla: "Io il più qualificato per la Casa Bianca". E Zelensky diventa Putin

Il presidente Usa ha trasformato la conferenza stampa alla Nato in uno show elettorale: "Siamo ancora la nazione indispensabile"

Biden non molla: "Io il più qualificato per la Casa Bianca". E Zelensky diventa Putin

Una settimana complessa quella che sta per chiudersi per Joe Biden, padrone di casa del summit Nato mentre aumenta esponenzialmente il numero di leader politici che lo vuole fuori dalla corsa per la Casa Bianca: soprattutto dopo l'ennesima gaffe. Il Presidente degli Stati Uniti è inciampato in un lapsus quando, alla fine del suo breve intervento a conclusione del vertice Nato, ha annunciato di passare la parola al Presidente russo Vladimir Putin, anzichè al Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Signore e signori, il presidente Putin". Mentre erano già partiti gli applausi. Biden si è poi fermato, si è rivolto alla platea e si è subito corretto, dicendo: "Putin? No, presidente Zelensky, sono talmente concentrato su Putin, è quello di cui dobbiamo comunque preoccuparci".

Strafalcioni a parte, alle 19.30 ora della East Coast, con quasi un'ora di ritardo sulla tabella di marcia, il presidente Usa ha tenuto come previsto la sua prima conferenza stampa in solitaria dal novembre scorso.

La guerra in Ucraina è stata il cuore dell'apertura del presidente Usa, che ha ricordato innanzitutto che l'intelligence Usa era stata la prima e l'unica ad avvertire il mondo di un'invasione imminente. L'apertura ha offerto al presidente la possibilità di sottolineare come sia Kiev che la Nato restino in piedi. "La Nato è più forte di quanto sia mai stata", ha tuonato Biden, confermando il pieno sostegno contro l'invasione russa. Il discorso si è poi spostato immediatamente all'avversario Donald Trump, reo di aver dato del "genio" a Vladimir Putin: "Non mi inchinerò a Putin, manterrò l'alleanza forte" , ha annuncito Biden ribadendo la "sacralità" dell'articolo 5 del Trattato Nato. Per Biden l'America è ancora la "nazione indispensabile"-citando la compiantaMedeleine Albright-, nazione che "non può tirarsi indietro dal mondo, deve guidare il mondo".
Fin dai primi minuti della conferenza stampa è stato abbastanza chiaro che quest'ultima poco ha avuto a che fare con il summit Nato in sè, trasformandosi in un gigantesco evento elettorale per a) mostrare la presenza mentale di Biden e sanare l'incidente di Atlanta; b) invitare gli elettori a sostenerelo. Nel farlo, il presidente ha messo in campo un tradizionale meccanismo di deresponsabilizzazione tipico dell'ars oratoria politica: "Il futuro della sicurezza americana è in mano agli americani" (che sa un po' di John Kennedy, buonanima) e ancora "Ogni americano deve chiedersi, siamo più sicuri con la Nato? La risposta è sì!".

Lo show post vertice Nato non ha mostrato un Biden carico a pallettoni, ma comunque un presidente carico e preparato, impeccabile su cifre, memoria e risposte, a parte qualche consueto inciampo. Così, elencando i propri meriti, il presidente ha azzardato addirittura un lungo excursus che "Da Truman, passando per Reagan" fino al suo mandato ha contribuito a rendere l'America ciò che è oggi. Salvo poi trasformarsi nel disco rotto che ribadisce i dati positivi sull'inflazione, sui posti di lavoro, la buona gestione -a suo dire- del confine meridionale, la trattativa in Medio Oriente che, non più di sei settimane fa, lo ha portato a redigere quello che ormai conosciamo come "piano Biden". A questo proposito il presidente ha ribadito che il trend sembra essere "positivo", non aggiungendo altri dettagli, tuttavia, sullo stato dell'arte delle trattative.

Le domande dei giornalisti sono state l'occasione per ribadire questi concetti. Su un punto Biden continua a non rispondere, ovvero la possibilità di cedere il passo a Kamala Harris. Infatti, al giornalista che lo ha incalzato sulle richieste dei leader dem ma anche sul ritiro di numerosi finanziatori (vedasi il caso di George Clooney), Biden ha ribadito di essere "la persona più qualificata" per battere Trump. "L'ho battuto e lo batterò ancora" è il motto dell'incumbent, che ha ripetuto più volte "keep moving", esortando la sua campagna ad andare avanti. Al reporter che gli ha chiesto dello svicolone su Zelensky/Putin e alle conseguenze della relativa figuraccia, Biden ha risposto sornione, ridicolizzando a sua volta la domanda, sottolineando come non ci sia mai stato un vertice Nato "così di successo".

Alla domanda se pensi o meno alla propri eredità politica, Biden non ha risposto. Ha ribadito di voler pensare esclusivamente a completare il lavoro (il motto che aveva ripetuto insisstentemente al Discorso sullo Stato dell'Unione nel marzo scorso), quello che ben sedici premi Nobel (ci tiene a sottolineare il numero) hanno valutati come ottimo. Quanto a Kamala Harris e alla sua preparazione per poter sibentrare nel ticket, Biden ha ribadito che la sua vice si è spesa per numerose cause che la rendono una persona qualificata, ragion per cui l'ha scelta come braccio destro.

Verso la fine della conferenza le domande si sono fatte più specifiche, soprattutto a proposito di guerra in Ucraina. Il tema del giorno, infatti, è ancora una volta quelle dell'allentamento delle restrizioni sulle armi che possano consentire a Kiev di colpire il territorio russo. Un punto che nelle ultime ore è stato caricato dal Segretario Nato Jens Stoltenberg. Un'opzione che rientrerebbe nel quadro del diritto di autodifesa ucraino, ribadito in conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Zelensky. Quest'ultimo gli ha fatto da eco esortando gli alleati a revocare tutte le restrizioni sugli attacchi ucraini su obiettivi situati all'interno del territorio russo. "Se vogliamo vincere, se vogliamo prevalere, se vogliamo salvare il nostro Paese e difenderlo, dobbiamo eliminare tutte le restrizioni". Biden ha teso a raffreddare gli animi sulla questione: l'allentamento ha senso nei territori di confine, ma perde ragion d'essere altrove, come a Mosca, ad esempio. "Che senso avrebbe?", ha ribadito il presidente Usa.

La stampa, tuttavia, non ha inteso mollare il discorso elettorale. Una delle ultime domande dalla sala stampa, infatti, ha riguardato i timori europei circa un'eventuale vittoria di Trump ed eventuali "consigli" per i leader europei in caso di disengagement Usa-Europa. "I miei alleati europei mi hanno detto di vincere" è la riposta lapidaria di Biden che ha rispolverato i pregressi con Putin, arrivando fino al loro ultimo incontro a Ginevra con i dossier Ucraina, cybersecurity, Iran e Cina sul tavolo, prima della tempesta. Il riferimento datato è stato anche l'occasione per tirar fuori dal cilindro Xi JInping. Quale è la temperatura delle relazioni con Pechino? Biden si mostra positivo, sottolinenando l'inaugurazione di una linea diretta tra lui e Xi. E alla domanda se potrebbe giungere a parlare con Putin, il presidente Usa ha ribadito che seppur ci sarà necessità , un giorno, per ora non ha ragione di parlare con il Cremlino. "Se gli lasciamo avere successo in Ucraina non si fermeranno".

Last but not least, l'annoso tema dei "controlli neurologici". Il presidente ha ribadito il buono stato della propria salute mentale, ribadendo di aver fatto almeno tre controlli neurologici che confermano il suo ottimo stato di saluto. Ma ha anche tirato in ballo nuovamente il tema del "un test ogni giorno", riferendosi all'intervista andata in onda su Abc news, in cui ha ribadito di effetturare un test neurologico al giorno semplicemente facendo il proprio mestiere. Tuttavia, su futuri test, si è mostrato possibilista se gli venisse chiesto di rendere poi pubblici i risultati.

Quanto alle possibilità di fare un passo indietro, in quanto Harris avrebbe ottime chance di batter Trump, Biden ha abbassa la voce e ha ribadito calmo: "Nessun sondaggio lo dice!", lasciando definitivamente il palco.

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