Media israeliani: "Accordo con Arabia Saudita vicino, può far finire la guerra a Gaza"

Secondo Haaretz sarebbe a portata di mano un'intesa tra Tel Aviv e Riad, che normalizzando le relazioni tra i due Paesi potrebbe portare al rilascio degli ostaggi israeliani e alla fine delle operazioni militari nella Striscia

Media israeliani: "Accordo con Arabia Saudita vicino, può far finire la guerra a Gaza"
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In Medio Oriente potrebbe essere arrivata finalmente l'ora della diplomazia. Secondo quanto rivelato da Haaretz, Israele e Arabia Saudita avrebbero infatti raggiunto una svolta nei “colloqui di normalizzazione” tra i due Paesi che potrebbe avere ricadute positive su un accordo per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas e per la fine della guerra nella Striscia di Gaza.

Stando alle fonti citate dal quotidiano dello Stato ebraico, il regno wahabita avrebbe abbandonato la linea intransigente sul punto principale che sin qui ha impedito l’apertura di relazioni ufficiali tra Tel Aviv e Riad: il riconoscimento esplicito di uno Stato palestinese da parte di Israele. Le due delegazioni invece avrebbero raggiunto un compromesso in base al quale gli israeliani accettano “un vago impegno verso uno Stato palestinese” permettendo così ai sauditi di non tradire del tutto la promessa di non abbandonare i palestinesi.

I negoziati in corso tra i due Paesi erano stati congelati dopo la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre del 2023 e la conseguente operazione militare lanciata a Gaza dall'Idf. Alla vigilia degli attacchi terroristici il governo israeliano e la casa reale saudita erano molto vicini alla firma della normalizzazione dei rapporti sulla scorta degli accordi di Abramo siglati da Israele con Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan.

Solo nelle ultime settimane grazie all’entrata in vigore del cessare il fuoco in Libano, il dialogo tra Israele e Arabia Saudita è andato incontro ad un’accelerazione. Il premier Benjamin Netanyahu avrebbe affidato il dossier al ministro per gli Affari strategici Ron Dermer tenendo una buona parte del suo governo all’oscuro. Il tutto sarebbe avvenuto sotto la mediazione e la garanzia degli Stati Uniti e attraverso il coordinamento sia con l’amministrazione uscente di Joe Biden che con quella del presidente eletto Donald Trump.

La proposta di accordo sarebbe implementata in due fasi. La prima prevederebbe la liberazione da parte di Hamas di militari di sesso femminile, donne, malati e persone oltre i 50 anni in cambio del rilascio dalle carceri israeliane dei prigionieri palestinesi, inclusi i detenuti condannati per omicidio. I combattimenti a Gaza verrebbero fermati per un tempo imprecisato e l’Idf avvierebbe un ritiro graduale.

Durante questo processo di de-escalation per il quale non sono precisati dettagli e tempistiche si darebbe vita alla seconda parte dell’intesa con la normalizzazione delle relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita. La ricostruzione della Striscia e il mantenimento della sicurezza del confine meridionale dello Stato ebraico spetterebbero al regno wahabita e ad una coalizione di Paesi, inclusa l’Autorità palestinese. Bibi, scrive Haaretz, ritiene che gli israeliani potrebbero accettare un vago impegno verso la creazione di uno Stato palestinese e avrebbe raggiunto la conclusione che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman sia interessato solo a fare passi avanti sulla spinosa questione per ottenere supporto politico e religioso per l'accordo.

L’ufficio del premier israeliano ha già smentito la ricostruzione giornalistica dichiarando che Netanyahu “sta lavorando contro la creazione di uno Stato palestinese che metterebbe a rischio la sicurezza di Israele”. Pronta la smentita anche delle autorità saudite che a settembre hanno messo in piedi una coalizione composta da Paesi arabi e organizzazioni internazionali per promuovere il riconoscimento di un focolare per la Palestina.

Le smentite non convincono però del tutto e una svolta in Medio Oriente potrebbe essere davvero imminente. John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, ha dichiarato nelle scorse ore che la “tregua è vicina” mentre la Reuters riporta che “si sta tentando di sciogliere gli ultimi nodi sulla tregua a Gaza e lo scambio ostaggi-prigionieri".

In questo frangente si starebbe rivelando decisiva la posizione di debolezza in cui si trova Hamas e ciò, come spiega un membro dell’organizzazione filoiraniana al Washington Post, si starebbe traducendo in “un forte desiderio di porre fine alla guerra ad ogni costo”.

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