"Quei veicoli russi non entrano": scatta la guerra delle targhe in Europa

Le autorità di Sofia si sono allineate alle decisioni di Polonia, Finlandia, Norvegia e Paesi Baltici. Le dure critiche di Mosca: "Razzismo anti-russo"

"Quei veicoli russi non entrano": scatta la guerra delle targhe in Europa
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La Bulgaria ha deciso di vietare l’ingresso nel proprio territorio alle automobili immatricolate in Russia. Le autorità di Sofia hanno imposto questa limitazione in risposta al protrarsi della guerra di aggressione di Mosca contro l’Ucraina. Da mesi è già attivo un provvedimento analogo per i camion. “Siamo al lavoro da giovedì e sono certo che, entro la fine della giornata, il divieto entrerà in vigore”, ha affermato Anton Zlatanov, il capo della Guardia di frontiera bulgara, precisando che la misura è diretta a prodotti e veicoli già soggetti a sanzioni da parte dell’Unione Europea. Con questa decisione, la Bulgaria si è unita a Norvegia, Finlandia, Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia, le altre nazioni che, al momento, hanno preso provvedimenti simili.

I primi sono stati i Paesi baltici, tra l’11 e il 13 settembre 2023, seguendo le direttive della Commissione europea sui divieti imponibili dai singoli Stati a prodotti o entità provenienti dalla Russia. “L’obiettivo di questa misura è costringere l’invasore a ripiegare dentro i propri confini”, ha commentato il ministro dell’Interno estone Lauri Läänemets. Il suo collega degli Esteri Margus Tsahkna ha rincarato la dose, affermando che il suo governo “non può permettere ai cittadini di un Paese aggressore di godere dei benefici offerti dalla libertà e dalla democrazia".

Pochi giorni dopo, il 15 settembre, anche la Finlandia ha vietato l’ingresso nel proprio territorio di veicoli immatricolati nella Federazione ma, a differenza dei vicini baltici, non ha impedito la circolazione delle auto con targhe russe di proprietà di cittadini europei e della loro “cerchia ristretta”. Il divieto, inoltre, non è stato applicato ai diplomatici e a chi viaggia per motivi umanitari. La Polonia ha seguito gli altri governi il 17 settembre. Il ministro degli Interni di Varsavia, Mariusz Kaminski, ha dichiarato che “i veicoli registrati in Russia non hanno alcun diritto di entrare nel nostro Paese, poiché la Federazione ora costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale”. Il divieto è stato applicato anche a veicoli targati “Rus” non posseduti da cittadini della Federazione. La Norvegia si è unita a questo blocco il 29 settembre, dichiarando che avrebbe impedito l’ingresso ai mezzi immatricolati in Russia a partire dal 3 ottobre. Anche in questo caso, la misura è stata applicata in modo più lasco: i cittadini norvegesi ed europei con residenza permanente nel Paese guidato da Vladimir Putin, infatti, sono esentati dal provvedimento.

Questa stretta, applicata da sempre più Paesi. ha scatenato le due critiche di Mosca. In particolare, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale Dimitry Medvedev ha accusato l’Unione europea di razzismo e ha chiesto al suo governo la sospensione di ogni relazione diplomatica con i 27. Anche i sostenitori dell’oppositore di Putin Alexei Navalny hanno espresso la loro contrarietà e hanno esortato soprattutto i Paesi baltici a sospendere il divieto.

Secondo loro, infatti, queste decisioni potrebbero penalizzare coloro che vorrebbero lasciare la Federazione e permetteranno al Cremlino di rilanciare la narrativa secondo cui l’Occidente intero è guidato da forti sentimenti anti-russi.

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