Proteste in Israele, "assedio" alla moglie del premier Netanyahu

Un gruppo di manifestanti ha bloccato all'interno di un salone di bellezza per diverse ore la moglie del premier israeliano. In tutto il Paese cresce la tensione per le proteste contro la riforma della giustizia

Proteste in Israele, "assedio" alla moglie del premier Netanyahu

Cresce la protesta in Israele contro la riforma della giustizia voluta dal governo di Benjamin Netanyahu. La spaccatura nel Paese è evidente: da giorni ci sono migliaia di manifestanti in piazza, in alcuni casi sono stati registrati anche blocchi stradali. La protesta è arrivata a colpire direttamente la famiglia del premier: ieri a Tel Aviv la moglie del capo dell'esecutivo è stata assediata mentre si trovava all'interno di un salone di bellezza.

Le proteste contro Sara Netanyahu

La tensione è molto alta. Epicentro delle proteste è Tel Aviv, principale città commerciale ed economica del Paese. Qui nel pomeriggio di ieri un gruppo di manifestanti si è radunato nella zona di Ha-Medina Square, dove si trova il salone frequentato da Sara Netanyahu.

La consorte del primo ministro israeliano è stata notata poco prima del suo ingresso nell'esercizio commerciale. Una volta riconosciuta, i manifestanti l'hanno presa di mira con slogan contro il marito. Le sue guardie del corpo, secondo i media locali, hanno provato a convincere Sara Netanyahu a lasciare il salone, ma la stessa moglie del premier ha insistito per aspettare il suo turno e far lavorare il suo parrucchiere di fiducia.

Attorno il salone però la folla ha continuato a radunarsi, tanto che la polizia ha deciso di schierare un proprio automezzo davanti l'edificio e a garantire l'ordine con un cordone di agenti. La notizia delle proteste dirette contro Sara Netanyahu ha subito fatto il giro del Paese. Il premier ha chiesto al capo dell'opposizione, Yair Lapid, di condannare il gesto. “In questo momento attivisti anarchici assediano e minacciano mia moglie a Tel Aviv. Per questo ho chiesto a Lapid e all'opposizione di condannare questo episodio vergognoso che non ha eguali”, ha dichiarato Netanyahu alla Tv israeliana.

Israele: un Paese spaccato

Quanto accaduto nella zona di Ha-Madina Square è soltanto uno dei tanti episodi che, negli ultimi giorni, hanno mostrato una latente spaccatura nel Paese. I media israeliani hanno specificato nella tarda serata di giovedì che la moglie del premier è potuta tornare a casa senza problemi. Nel frattempo, però, altri gruppi di manifestanti hanno preso di mira l'abitazione di Netanyahu a Gerusalemme.

Le proteste sono quindi indirizzate personalmente al primo ministro, reo di aver promosso una riforma della giustizia che secondo l'opposizione e ampie fette di opinione pubblica cancellerebbe l'autonomia della magistratura.

Già da giorni sono in atto blocchi stradali e violenti scontri con la polizia culminati poi con arresti e fermi. Netanyahu ha puntato il dito contro gruppi di irresponsabili anarchici che stanno mettendo sotto assedio il Paese. “Il diritto di manifestare è un valore fondamentale in una democrazia, ma la libertà di manifestare non è libertà di bloccare un Paese, trascinarlo nell'anarchia e nel caos”, ha aggiunto il primo ministro d'Israele.

Non solo, ma il premier ha anche paragonato le proteste a Tel Aviv a quelle portate avanti, ma per motivi differenti, da gruppi di coloni israeliani nella cittadina palestinese di Huwara. “I manifestanti di Tel Aviv – ha detto ancora Netanyahu – hanno superato le linee rosse, non possiamo tollerare una situazione in cui la gente agisce come vuole, non a Huwara nè a Tel Aviv”.

Il paragone tra i due casi ha scatenato la reazione di Lapid. “Quella di Netanyahu è una dichiarazione orribile, da parte di un uomo debole e pericoloso”, ha commentato il capo dell'opposizione.

L'assalto dei coloni a Huwara, in Cisgiordania – ha proseguito Lapid – è stato un pogrom da parte di terroristi. Come può Netanyahu paragonarli a soldati e piloti d'élite dell'Idf, veterani, medici e studenti, che sono scesi in piazza per protestare. Queste sono le persone migliori del Paese”.

La riforma della discordia

Ma come mai la riforma ha scatenato una così netta spaccatura in Israele? Il motivo principale riguarda la possibilità, data in capo al parlamento, di annullare le decisioni della Corte Suprema. Non solo, ma con la nuova riforma potrebbe cambiare la composizione stessa della Corte. L'organo non avrebbe più 15 membri, bensì 11. E di questi, 8 dovrebbero essere nominati dal governo.

Per i detrattori della riforma, si tratterebbe di una resa dei conti tra Netanyahu e i giudici dopo le inchieste che hanno coinvolto il premier israeliano. Inoltre è stato evidenziato il rischio della fine dell'indipendenza della magistratura. Per questo i manifestanti hanno intonato slogan contro il premier e a difesa di una democrazia considerata, in questo momento, sempre più debole.

L'impressione però è che la riforma non rappresenti l'unico nodo del malcontento popolare. Le proteste sono amplificate anche dal timore che i partiti più a destra della maggioranza, in particolare quello guidato dal nazionalista Itamar Ben Gvir, possano acquisire sempre maggiore spazio nell'azione di governo.

Un mix di elementi quindi,

a cui occorre aggiungere una latente instabilità politica e un'economia che al momento stenta a ripartire. Per il quadro politico israeliano questo giorni rappresentano un ennesimo grande banco di prova.

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