Donald Trump e Ronald Reagan ne avrebbero di cose in comune. Un passato nello show business, cinema e tv, un approdo in politica da alieno rispetto ai papaveri del partito, una presa nella propria base elettorale forte e ora pure un tentato omicidio nei loro confronti. Eppure le similitudini finiscono qui. In mezzo è finito un partito repubblicano trasformato in modo radicale che in questi giorni si sta rivelando a Milwaukee. La nomina di Trump alla convention procede spedita, blindata dopo l'attentato contro il tycoon in Pennsylvania. A condire la quattro giorni repubblicana, oltre ai comizi dal palco, c'è la proiezione a ciclo continuo del film Reagan, una pellicola con protagonista Dennis Quaid nei panni del 40esimo presidente che uscirà nei cinema americani il 30 agosto. Il paradosso è che non c'è niente di meno reaganiano del Gop di oggi.
Per averne un'idea basta guardare a James David Vance scelto come candidato alla vicepresidenza. Un ultra trumpiano isolazionista che non ha davvero nulla in comune con Reagan. Se nel 2016 la scelta di Mike Pence era una mano tesa alla tradizione conservatrice del partito, quella del 2024 è la conferma che Trump ha cambiato il dna dell'elefantino. Vance, infatti, si è posto come alfiere del programma «post-liberale» del ticket presidenziale. Il tutto suggellato dalle ovazioni della platea per lui e soprattutto dai fischi riservati a Mitch McConnell, leader dei senatori repubblicani. La piattaforma di Reagan e della generazione di leader repubblicani successivi aveva sostanzialmente tre pilastri: conservatorismo sociale, conservatorismo fiscale e politica estera aggressiva. Tutti e tre oggi non godono di buona salute nel partito. Il primo regge nelle proposte antiabortiste e nella lotta all'ideologia Woke, ma cede sotto il peso di strani personaggi che girano per la convention come Amber Rose, rapper controversa con un passato dem. Oppure l'apparizione di Sean O'Brien, sindacalista che dal palco ha attaccato le élite globali. Ma il colpo più duro arriva sull'economia. Lo stesso JD in passato si è reso protagonista di proposte che Reagan avrebbe definito eretiche in materia di sindacati, antitrust, commercio e tasse. Vance, cantore dell'America rurale dimenticata, chiede un ruolo più attivo del governo nell'economia, l'opposto del partito repubblicano degli anni 80. Non solo. Nel suo discorso di accettazione della nomination Vance ha colpito duro contro i trattati di libero scambio, altro tema gradito al fu Gop reaganiano. Oren Cass, presidente dell'American Compass, think tank vicino alle proposte populiste della nuova destra, ha spiegato come Vance si prepari a lottare contro «il fondamentalismo del mercato» e soprattutto contro le grandi élite della finanza. E ancora, sempre nel 2020, JD ha attaccato le politiche sul diritto al lavoro dei conservatori che avrebbero colpito i sindacati; mentre nel 2021 ha chiesto di alzare le tasse contro «gli scagnozzi» dell'oligarchia finanziaria. Infine il colpo di grazia: l'abbattimento del pilastro sulla forte politica estera. Trump prima e Vance ora hanno fatto virare il Gop in territorio isolazionista.
Il senatore dell'Ohio ha attaccato l'Ucraina e l'Europa in più di un'occasione e messo l'elmetto in tema di trattati (e dazi) col resto del mondo. Il Gop di Trump e Vance è ormai qualcosa di diverso dai vecchi conservatori e non resta che osservare Reagan solo al cinema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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