Almasri, la Cpi: "Caso in esame alla Camera preliminare"

La Corte penale internazionale: "Questo processo non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche". Roma potrà presentare osservazioni sulla mancata cooperazione. La sinistra intanto agita il caso a Bruxelles, ma senza effetto

Almasri, la Cpi: "Caso in esame alla Camera preliminare"
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Il caso Almasri passa all'esame della Camera preliminare della Corte penale internazionale: lo comunica la stessa Cpi attraverso il proprio portavoce, Fadi El Abdallah. "La questione della mancata osservanza da parte dello Stato di una richiesta di cooperazione per l'arresto e la consegna da parte della Corte è di competenza della camera competente, vale a dire la Camera preliminare I. Come parte di questa procedura, ai sensi del Regolamento 109(3) del Regolamento della Corte, l'Italia avrà l'opportunità di presentare osservazioni", si legge in una nota relativa al caso del libico arrestato a Torino il 19 gennaio scorsi, poi rilasciato dalla magistratura e rimpatriato a Tripoli.

"Finché la Camera preliminare I non avrà esaminato la questiosudanne e non avrà emesso una decisione, la Corte non offrirà ulteriori commenti", ha dichiarato il portavoce della Corte penale internazionale. "Questo processo - ha precisato - non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche". El Abdallah ha dunque sottolineato che "al momento non vi è alcun caso dinanzi alla Cpi contro alcun funzionario italiano".

In riferimento poi alla denuncia, depositata il 5 febbraio all'Aja, a nome di un rifugiato sudanese contro la premier Giorgia Meloni e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per aver ostacolato - secondo l'accusa - l'amministrazione della giustizia con la mancata consegna del generale libico, il portavoce ha detto che "sono stati segnalati casi di richieste presentate al procuratore" capo della Corte penale internazionale "per aprire casi contro individui ai sensi dell'art. 70 (oltraggio alla Corte)", ma "l'ufficio del procuratore non commenta tali comunicazioni".

Le procedure per i casi di presunta mancata cooperazione da parte di uno Stato - come ricordato dallo stesso portavoce dell'Aja - sono stabiliti dal regolamento 109 della Corte penale internazionale stabilisce. Il paragrafo 3 in particolare prevede che la Camera competente possa richiedere chiarimenti al Paese coinvolto in merito al suo presunto inadempimento. Dopo aver esaminato la risposta, la Camera può decidere se riferire la questione all'Assemblea degli Stati Parte o al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in conformità con l'articolo 87 (7) dello Statuto di Roma, che costituisce il trattato istitutivo della Cpi.

Poiché la Cpi esercita la propria giurisdizione sulla Libia in seguito a una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, adottata il 26 febbraio 2011, che impone un obbligo di cooperazione, una eventuale condanna della Camera per la mancata collaborazione dell'Italia nella consegna del generale libico Almasri sarebbe indirizzata sia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che all'Assemblea degli Stati Parte della Corte.

Intanto il caso del generale libico fa discutere anche a Bruxelles, dove la sinistra ha tentato ancora una volta di trasformare la vicenda in una questione politica. La co-presidente del gruppo The Left al Parlamento europeo, Manon Aubry, ha infatti chiesto alla presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola di mettere ai voti in plenaria una risoluzione sulla Corte penale internazionale e Almasri ma Metsola ha rifiutato. Lo apprende da fonti parlamentari e lo riferisce LaPresse.

Domani sera è previsto un dibattito sulla difesa del ruolo della Corte dopo le sanzioni Usa, un dibattito in cui molti solleveranno anche il caso italiano della liberazione del generale libico Almasri, accusato di torture e crimini contro l'umanità dalla CPI. Al termine del dibattito non ci sarà pertanto alcuna risoluzione.

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