"Atto di arroganza". Le Ong vogliono bloccare gli accordi con la Tunisia

Mentre il governo Meloni, e lo stesso premier, lavorano per creare rapporti solidi e funzionali con i Paesi del Mediterraneo per salvare la vita dei migranti e bloccare le tratte irregolari, le Ong cercano di ostacolare

"Atto di arroganza". Le Ong vogliono bloccare gli accordi con la Tunisia
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Le organizzazioni non governative che operano con i migranti escono allo scoperto dopo il nuovo viaggio di Giorgia Meloni a Tunisi. Gli accordi bilaterali tra Italia e Tunisia per il controllo delle migrazioni irregolari stanno assolvendo al loro dovere, come dimostrano i numeri, oggettivi e incontrovertibili. La riduzione è netta, il controllo alla partenza funziona per evitare le migrazioni non regolari e, soprattutto, per contenere i naufragi. Meno partenze organizzate dai criminali, cinici trafficanti di esseri umani, significano meno morti in mare. Ma alle Ong tutto questo non va bene.

Un cartello di associazioni e organizzazioni ha impugnato il provvedimento del governo del dicembre 2023 con il quale sono stati stanziati 4.8milioni di euro per sistemare, aggiornare e trasferire 6 motovedette alla Garde National tunisina. Un progetto che ricalca quello già essere con la guardia costiera libica per avere un maggiore controllo sul Mediterraneo. Tra chi contesta il provvedimento non stupisce ci sia anche Mediterranea Saving Humans, la Ong sotto le cui insegne opera Luca Casarini. "È un ulteriore atto di arroganza delle associazioni non governative, che ricordo essere associazioni private finanziate da privati, che vogliono influenzare le politiche migratorie degli Stati, in particolare dell'Italia", ha dichiarato il deputato di Fratelli d'Italia, Sara Kelany, responsabile Immigrazione di Fratelli d'Italia.

Il governo non si lascia influenzare e, come spiega l'onorevole, "l'incontro tra il presidente Meloni e il presidente Saied segna un passo fondamentale nell'evoluzione delle difesa delle frontiere. Già l'accordo tra Unione europea e Tunisia, caldeggiato dal governo Meloni, ha consentito un netto calo delle partenze dalla rotta tunisina". E il nuovo accordo, sottolinea, "consentirà di implementare quella cooperazione bilaterale necessaria per bloccare le partenze e difendere le frontiere esterne". Questa è la strada per combattere il traffico dei migranti e per interrompere le morti in mare. "Si mettano l'animo in pace le Ong, le politiche migratorie sono di competenza dei governi degli Stati sovrani", conclude il deputato. Oltre al finanziamento per la rimessa in efficienza delle motovedette, con un nuovo finanziamento l'Italia stanzierà circa 9milioni di euro per sostenere le autorità tunisine nel pagamento del carburante delle unità navali impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare e nel pattugliamento.

Secondo il cartello, il finanziamento aumenta il rischio di violazione dei diritti fondamentali e dell'obbligo di non respingimento delle persone migranti ed è "illegittimo sotto diversi aspetti". In particolare, si "violerebbe la normativa nazionale che vieta di finanziare e trasferire armamenti a Paesi terzi responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani". Le contestazioni sono sempre le solite, figlie di pretesti e di tentativi di rallentare un'operazione perfettamente lineare e già confermata, come dimostrano gli accordi con la guardia costiera libica.

Ma le Ong le tentano tutte e dall'Italia la voce della rivolta è arrivata fino in Tunisia, dove un'organizzazione ha invitato ieri a una mobilitazione davanti all'Ambasciata italiana a Tunisi, in concomitanza con la visita di Meloni. La richiesta? Stop alle espulsioni dei tunisini dall'Italia e niente più accordi bilaterali.

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