C'è un dato che colpisce in un'analisi il più possibile oggettiva dei rapporti e le relazioni dei partiti italiani a livello internazionale: il Pd, che pure ha sempre vantato solidi collegamenti con altri soggetti o governi all'estero, in questo momento è orfano. Non c'è nessuna vis polemica in questa affermazione, semmai è figlia solo della constatazione che Elly Schlein per tessere la tela del cosiddetto «campo largo», ha dovuto subire il trumpismo di Conte e correre dietro al melenchonismo di Fratoianni. Di conseguenza ha condotto il Pd in una terra di nessuno.
Ma andiamo per ordine guardando i punti di riferimento internazionali dei diversi partiti italiani. Giorgia Meloni, ad esempio, ha goduto dell'appoggio dell'amministrazione Biden in questa prima fase a Palazzo Chigi perchè, almeno fino a ieri, ha assunto delle posizioni decisamente filo-ucraine: ora però grazie al suo messo Elon Musk ha intrapreso un viaggio di avvicinamento a Trump e attende l'esito delle elezioni americane. Matteo Salvini e Giuseppe Conte hanno posizioni speculari nei due schieramenti: entrambi puntano sull'avvento dell'amico Donald alla Casa Bianca per rilanciarsi. Matteo Renzi, di contro, scommette sul partito democratico americano dove è ben introdotto e sul suo gemello d'Oltralpe Macron, mentre almeno per ora a Washington come a Parigi Carlo Calenda appare ai più come un estraneo che si muove con il cappello in mano. Antonio Tajani esercita una robusta influenza nel Ppe (si deve in buona parte a lui la nomina di Raffaele Fitto vicepresidente esecutivo della Commissione Ue). E ancora la sinistra di Fratoianni guarda a Melenchon mentre Bonelli ha i suoi verdi.
Alla fine chi sembra un pesce fuor d'acqua è il Pd. Il rapporto con la Harris e i democratici soffre dalla contaminazione di un pacifismo generico quanto ideologico di derivazione grillina che ha fatto proseliti anche nel Pd.
Con Trump naturalmente non può esserci alcun rapporto. In Europa la sinistra di successo è su posizioni più moderate della Schlein: i laburisti inglesi sono arrivati alla vittoria riscoprendo il blairismo e l'Spd persegue una linea simile in Germania. Resta Melenchon, ma c'è da pensarci due volte perchè vittima della sua intransigenza è vocato per l'opposizione e rischia di passare alla Storia come l'uomo che aprì le porte dell'Eliseo a Marie Le Pen. Del resto il Pd diviso a Strasburgo sulla mozione che autorizza l'uso degli armamenti occidentali contro basi militari in territorio russo, è la rappresentazione plastica del disorientamento del partito. E Dio non voglia che i socialisti europei decidano di votare contro Fitto: a quel punto la Schlein e i suoi dovranno decidere tra il richiamo della foresta del Pse e gli interessi nazionali.
Paradossalmente, quindi, il partito più isolato appare proprio il Pd. Non è un problema di poco conto: in Italia riferimenti internazionali sono essenziali per far nascere e garantire la sopravvivenza di un governo. Basta pensare che nel 2011 Berlusconi perse Palazzo Chigi perchè non aveva alleati in Europa e Oltreoceano. E come non ricordare che i governi più sgangherati della storia della Repubblica, il giallo-verde e il giallo-rosso guidati da Conte, sono durati fino a quando Giuseppi ha avuto un santo Protettore di nome Donald il rosso. Un mese dopo che Trump fu sfrattato dalla Casa Bianca, Conte sloggiò da Palazzo Chigi. E diciamoci la verità uno dei fattori che ha permesso alla Meloni di navigare tranquillamente in questi due anni è stato proprio il buon rapporto con Biden.
Ecco perchè se la Schlein vuole davvero andare al governo deve prestare più attenzione all'argomento: se continuerà a farsi condizionare dalle pulsioni minoritarie in politica estera di Conte e Fratoianni l'epilogo sarà ancora l'opposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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