G20, Meloni sigla l'accordo contro la fame: "Nostra priorità, ma no a cibo sintetico"

Il G20 di Rio parte nel segno dell'Accordo contro la fame, al quale hanno aderito 82 Paesi, tra cui l'Italia. Meloni: "Sicurezza alimentare nostra sfida prioritaria". L'Argentina prima nega l'adesione poi cambia idea

G20, Meloni sigla l'accordo contro la fame: "Nostra priorità, ma no a cibo sintetico"
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Una Alleanza globale contro la fame per "sradicare questa piaga che disonora l'umanità". Il G20 di Rio de Janeiro si è aperto nel nome di una intesa ad ampio raggio promossa dalla presidenza brasiliana di turno e già sottoscritta da 82 Paesi, tra cui l'Italia, 26 organizzazioni internazionali, 9 istituzioni finanziarie e 31 fondazioni filantropiche e organizzazioni non governative. Tra i Paesi firmatari dell'alleanza ci sono gli Stati Uniti, la Cina, la Francia, la Germania, l'India, l'Australia, la Norvegia e il Bangladesh. Proprio oggi l'Italia ha ufficializzato la sua adesione nel corso dell'atteso intervento del premier Giorgia Meloni, nella prima sessione che ha inaugurato il summit internazionale.

G20, cosa ha detto Giorgia Meloni

"La sicurezza alimentare è stata una delle sfide prioritarie per la Presidenza italiana del G7", ha affermato, a quanto si apprende, il nostro presidente del consiglio in occasione del G20. Meloni ha quindi motivato la convinta adesione dell'Italia raccontando gli sforzi politici e strategici già intrapresi dal nostro Paese proprio nella direzione degli obiettivi fissati dall'accordo. "Al Vertice di Borgo Egnazia abbiamo promosso l'Apulia Food Systems Iniziative, per rafforzare la produzione agricola in Africa e rendere più sostenibili e resistenti i sistemi alimentari di quelle nazioni. È un'iniziativa concreta che mettiamo a disposizione del G20 e che intende operare anche in sinergia con l'Alleanza globale contro la fame e la povertà, lanciata questa mattina dal Presidente Lula e alla quale l'Italia aderisce convintamente", ha detto il premier italiano.

E ancora, parlando ai protagonisti del summit di Rio de Janeiro, Meloni ha affermato: "Sono convinta che la cooperazione tra G7 e G20, anche e soprattutto su questi temi, possa essere decisiva per trovare soluzioni concrete ed efficaci alla complessità delle sfide del nostro tempo. Sfide sempre più interconnesse, che ci dicono una cosa estremamente importante: i problemi del Sud sono anche i problemi del Nord del mondo, e viceversa. L'interdipendenza dei nostri destini è un fatto e questo ci impone di ragionare fuori dagli schemi che abbiamo conosciuto nel passato".

Secondoil premier, oltre al ruolo della politica è altresì fondamentale quello della ricerca, ma - ha sottolineato Meloni - "non per produrre cibo in laboratorio". Questo perché, diversamente, significherebbe andare verso un mondo nel quale "chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e a chi è povero verrà destinato quello sintetico". La premier ha respinto una tale concezione, spiegando che la strada da seguire è quella di un mondo nel quale ricerca e tecnologia servono non a sostituire l’agricoltura, ma a garantire colture sempre più resistenti alle fitopatologie e agli eventi naturali estremi, e tecniche di coltivazione in grado di migliorare le produzioni e ridurne gli effetti negativi, come il consumo eccessivo di acqua.

Meloni ha quindi ricordato che l'Africa, che possiede oltre il 60% delle terre arabili incolte del mondo, ha un enorme potenziale che, se venisse liberato, potrebbe consentire non solo di sfamare la popolazione africana ma anche di contribuire alla sicurezza alimentare di altre Nazioni e regioni del pianeta, oltre che creare valore e ricchezza. Questa - ha aggiunto il premier - "è la ragione per la quale un ampio segmento del Piano Mattei per l'Africa, il piano italiano di cooperazione paritaria con il Continente africano, è dedicato all'agricoltura e all'acqua. Con progetti concreti che già stanno dando i loro frutti. In Egitto, Algeria, Kenya, Tunisia, Etiopia, Costa d'Avorio e Mozambico". Decisivo è l'aspetto finanziario, ha rimarcato Meloni: "non è un caso che abbiamo definito insieme alla Banca Africana di Sviluppo e alla Banca Mondiale strumenti finanziari per mobilitare ulteriori risorse".

L'alleanza contro la fame

Aprendo i lavori, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva" aveva invece presentato l'iniziativa di alleanza contro la fame dichiarando che "le disuguaglianze sociali, razziali e di genere, si stanno aggravando a seguito di una pandemia che ha causato la morte di oltre 15 milioni di persone. Il simbolo ultimo della nostra tragedia collettiva è la fame e la povertà". Secondo la Fao - ha aggiunto - nel 2024 ci saranno circa 733 milioni di persone ancora malnutrite. È come se le popolazioni di Brasile, Messico, Germania, Regno Unito, Sud Africa e Canada, messe insieme, stessero morendo di fame. Sono donne, uomini e bambini, il cui diritto alla vita, all'istruzione, allo sviluppo e al cibo viene quotidianamente violato". Secondo il presidente brasiliano, "in un mondo che produce quasi 6 miliardi di tonnellate di cibo all'anno, ciò è inaccettabile".

Cosa prevede l'alleanza

Per aderire alla suddetta alleanza di contrasto alla fame e alla povertà, ogni Paese deve firmare un documento con diversi termini di impegno, specificando come può partecipare. Ci sono diversi modi per farlo e uno di questi è la condivisione di esperienze di successo nelle politiche pubbliche per combattere la fame e la disuguaglianza. Un altro modo è quello di trasferire fondi o offrire condizioni di finanziamento favorevoli. Ci sono anche Paesi che aderiscono come interessati a ricevere aiuti, impegnandosi a rendere conto e a pagare. L'elenco dei Paesi o delle istituzioni che possono aderire all'Alleanza non sarà chiuso e potrebbe includere nuovi membri nel tempo.

Lo strappo dell'Argentina, poi il dietrofront

Proprio in riferimento a questa intesa, al G20 di Rio si è però registrato un momentaneo strappo dell'Argentina. Il Paese guidato dal presidente Javier Milei era infatti l'unico, tra quelli partecipanti al summit brasiliano, a non aver sottoscritto l'alleanza globale contro la fame e la povertà. All'avvio del G20 si sono così cristallizzate quelle divergenze tra Brasile e Argentina già delineatesi prima del vertice. Il presidente argentino Javier Milei, al suo esordio a un vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi del G20, si è presentato a Rio de Janeiro come portavoce di un'agenda marcatamente improntata alla lotta al globalismo e alle organizzazioni multilaterali, in contrasto dunque con le prospettive auspicate dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, promotore di una coalizione trasversale "contro la fame, la povertà e la disuguaglianza".

Ed è proprio a quella proposta di alleanza che l'Argentina aveva inizialmente fatto mancare la propria adesione, facendo chiaramente notizia e conquistando così le homepage dei siti d'informazione di tutto il mondo. Poi, però, ecco l'inaspettato cambio di strategia. Secondo una fonte del governo brasiliano, infatti, il Paese guidato da Milei "ha aderito" all'alleanza contro la fame dopo il discorso di lancio di Luiz Inacio Lula da Silva alla prima sessione plenaria del vertice del G20 a Rio de Janeiro. Il numero dei Paesi ad aver sottoscritto l'intesa è così salito a ottantadue.

Intanto, a Rio de Janeiro, Milei prosegue la propria serie di colloqui bilaterali, tra cui quello con l'omologo cinese Xi Jinping, occasione per affinare i dettagli della missione che il presidente argentino effettuerà a Pechino nel 2025.

Un viaggio che continua a suscitare dibattito nell'opinione pubblica argentina, dopo dure critiche rivolte da Milei al sistema politico ed economico cinese, emblema delle "dittature comuniste" nemiche della "libertà" da lui predicata come valore di riscatto dell'umanità.

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